Apr. 1st, 2020

macci: (Default)
Prompt: Hurt/confort
Parole: 437



Quel giorno si era ritrovato da solo, con il cuore a pezzi e un bicchiere di whisky in mano. Non era di ottima qualità, non era abbastanza ricco da permettersi quello di buona qualità, non certo come il suo ragazzo…
Il suo ex ragazzo. Doveva ricordarselo.
Una lacrima gli salcava il viso quando si rese conto di qualcuno che si sedeve accanto a lui. Un ragazzo biondo, con i capelli lunghi chiusi in una cosa gli sorride, ma non con il sorriso arrogante da damerino che tanto odiava.
Era un sorriso quasi dolce e i suoi occhi erano caldi.
Ma tanto non importava. L’importante è che fosse biondo, la lunghezza? Poteva credere che fosse passate tempo.
Nella sua mente, poteva essere un ritrovarsi.
- Ciao. – fece lui.
- Bagno o casa tua? – rispose invece Adam con bevendo un sorso.
- Stai piangendo. – puntualizzò il ragazzo confuso dagli eventi. Come se fosse davvero lì per… cosa? Consolarlo?
Ridicolo.
- Proprio per questo. – confermò Adam con una scrollata di spalle – Bagno o casa tua? – ripeté.
Scelse casa sua.
Non era mai consigliabile invitare a casa gente sconosciuta, ma forse era solo tanto stupido. Non che lui avesse stra intenzioni, l’unica cosa che voleva era chiudersi nella sua fantasia e godersi un poco di sano sesso consolatorio.
Il ragazzo ci sapeva fare, non c’era dubbio. E ce l’aveva anche dicretamente grande.
Gli fu faciule socchiudere gli occhi e credere di essere con lui, il suo ex, l’ex che tanto amava e che lo aveva lasciato perché non se la sentiva di convivere, o forse non voleva il cane, di certo non voleva impegnarsi.
Tutto ciò che voleva era fotterlo, tanto valeva convincersi che fosse bravo solo in quello.
Il sesso, del resto, gli era sempre piaciuto.
Il mattino dopo Adam si svegliò con gli occhi gonfi e la gola secca, il ragazzo gli portò la colazione a letto e gli sorrise.
Alla luce del giorno, aveva un bel sorriso.
- Ora, parliamo? – propose.
- Perché? –
Lui scosse le spalle e prese una ciambella per addentarla – Perché sì. Parla con me. –
Gli avrebbe lanciato il caffè addosso e sarebbe scappato se non fosse stato affamato, assetato e indolenzito.
Non insistette molto sul parlare, ma lo lasciò aprirsi pian piano. Bastarono quattro semplici parole per far crollare la diga “ho il cuore spezzato”
Parlarono molto, per molto tempo.
Lui lo consolò, poi fecero di nuovo l’amore.
Il suo sorriso, i suoi occhi e il suo corpo erano… caldi.
Si innamorò come uno scemo, di quel calore.
Questa volta però, fu per sempre.
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Prompt: cavallo alato nel tramonto (immagine)
Parole: 482

- Cosa dovrebbe essere? – domandò Draco osservando il dipinto di un cavallo amato che correva al tramonto.
Harry alzò un sopracciglio – Secondo te? –
- Cioè so cos’è. – disse – Ma non so cosa dovrebbe significare. –
Harry osservò il proprio dipinto. Ci aveva messo un intera settimana a farlo. Non era un suo dipinto originale, era una commissione che il ministero gli stava pagando profumatamente e lui stava facendo un sacco di quei lavori per potersi pagare una casa con il suo bel ragazzo.
Non voleva che Draco ci mettesse un soldo, non voleva fare il mantenuto e da quando si era appassionato alla pittura per esorcizzare i suoi demoni, si era riscoperto perfino bravo in essa.
Era strato strano quanto straordinario.
Sospettava che gran parte del suo successo fosse portato dal suo nome, del resto una volta usciti i primi lavori, ricollegarli a lui era stato quasi inevitabile, ma poteva consolarsi di essere riuscito a ottenere un certo numero di follower anche on-line.
Draco non lo sapeva, sapeva solo che c’era gente a cui piacere e lo vedeva spesso davanti a quella scatoletta, ma non si era mai davvero interessato.
L’unica cosa che gli interessava quando era davanti al pc, era distrarlo, con bocca, mani, e il suo corpo nudo.
Per fortuna, non attivava mai la webcam.
Altrimenti, avrebbe offerto un altro tipo di opera d’arte ai suoi seguaci.
- Ti piace? – domandò alla fine di una lunga pausa.
Draco strizzò gli occhi come se potesse leggere attraverso gli acrilici qualche messaggio segreto per fece quella cosa che faceva sempre quando si trattava della sua arte: mentire spudoratamente.
- Beh, è molto bello. Mi piace molto. –
Harry sorrise, anche se era piuttosto consapevole della menzogna. Ma quella bugia bianca era adorabile, lui era adorabile.
Draco non era nuovo a commenti sarcastici, non era proprio capace di trattenersi, ma lo faceva per lui.
In Malfoyese era la più grande dimostrazione d’amore che potesse dargli.
Gli rubò un bacio sulla guancia e pulì i pennelle nell’acqua raggia prima di togliersi il grembiule e guardarlo.
- Bene ora che ho finito ho tanto da recuperare. – confermò.
- Qualche show su Fesslfix? – domandò.
Non era troppo sicuro che sbagliasse per prenderlo in giro.
- Oh, anche. – confermò Harry – Ma più che altro… te. –
Prese un pennello pulito e lo guardò, come se pittore ammirava un bozzetto di cui ne vedeva già la completezza nella sua mente.
Era spettacolare.
Draco comprese il pennello a cosa sarebbe servito e sorrise, divertito.
- Ti ricordi la parola di sicurezza? –
- Certo. –
- Qual è? –
- “Ti amo”. –
Draco alzò una spalla e iniziò a spogliarsi – Del resto, quelle due parole me lo hanno sempre fatto ammosciare. – bofonchiò.
Peccato che troppe volte lo aveva visto venire con quelle parole sussurrare nelle orecchie.

La scelta

Apr. 1st, 2020 11:27 pm
macci: (Default)
Prompt: (immagine) castello, corvi, ragazza
Parole: 470


LA fabbrica della anime era circondata da corvi delle tenebre. Fissavano ogni angolo del castello, per trovare e attaccare ogni luccichio di anime raminghe. Non di rado, infatti, le nuove creazioni sfuggivano al controllo del creatore per tentare la fuga. Le oli dell’oscurità piombavano allora su di loro, divorandole.
Era un posto spietato quello, eppure era anche la culla della vita.
La vita, era altrettanto spietata.
La ragazza non aveva un nome, non era ancora stata in grado di ottenerne uno. I demoni si rivolgevano a lei come “l’anima”.
Lei era l’unica, l’unica che i corvi dell’oscurità avessero mancato, l’unica che era riuscita a fuggire.
Ma da allora non aveva trovato che solitudine e desolazione: era, appunto, l’unica.
Talmente rara che quando fu catturata, l’asta era stata spietata. Per lei regni infernali si erano dissanguati, avevano perso armate e proprietà.
Riconsegnarla al creatore delle anime, sarebbe stato come ingraziarselo.
Lasciare finalmente che registrassero la sua licenza, sarebbe stata la vittoria sull’ordine divino, sopra la volontà di una singola anima.
La ragazza però aveva cercato un nome, ogni giorno si chiamava diversamente: quel giorno era Ayleen. Non avendo ancora un corpo vero, poteva anche modificare la pasta grezza di cui era fatta.
Quel giorno, aveva deciso che il seno grande non le piaceva, così aveva ulitizzato parte di quella pasta per le maniglie dell’amore.
Gli erano sempre stata simpatiche le maniglie dell’amore. Credeva che avessero a che fare con l’amore, anche se non sapeva bene cosa fosse.
Non avendo ancora alcun brevetto, il nuovo proprietario non poteva reclamarla ancora, ma poteva comprarla sottobanco.
Per lei, vendesse il suo primogenito al tribunale.
Lui non la marchiò e né le dette un nome. E, nonostante le sue paure, la trattò bene.
Era con lui da quello che gli umani avrebbero chiamato un anno quando si ritrovò a leggere un libro e trovò una lettera. Era del creatore delle anime: lo pregava di prendersi cura di lei.
Lei pianse, per la prima volta, e realizzò per la prima volta che provava qualcosa, oltre alla curiosità e alla sopravvivenza: era felicità.
Quella mattina si guardò allo specchio e si rese conto che non modificava più da tempo il suo corpo, che non era più indecisa su come dovesse essere: quello era il suo rifletto.
E lei era finalmente umana.
Il suo padrone entrò in stanza dopo aver bussato e le disse che la cena era pronta, lei si ritrovò a sorridere più apertamente di quanto la sua bocca potesse fare.
Quella sera mangiò fino a scoppiare e non era mai stata più felice.
Era finalmente libera di essere sé stessa.
Perché apparteneva a lei tutto: il suo corpo, il suo nome, la sua volontà, i suoi sentimenti.
- Il mio nome è Talisya. – disse.
Lui sorrise ad annuì.
E quello divenne il suo nome.

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