Dec. 23rd, 2020

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Erano un po’ di anni che il Natale non aveva più alcuna attrattiva per Harry Potter. Dopo la fine della guerra e la sua disastrosa relazione con Ginevra finita poco dopo, aveva perso molto, compresa la sua famiglia surrogata che, sebbene non gliele facesse una colpa e continuava a invitarlo, non poteva scegliere che di stare da parte dell’unica figlia che avevano.
Così, si era iniziato a sommergere di lavoro e a accampare scuse, per evitare di andare.
Le feste alla fine erano solo giorno come altri, e poteva vedere Ron e Hermione tutti gli altri giorni della settimana.
Andava bene così.
Alzò gli occhi e osservò dall’altra parte della porta il suo segretario intento a scrivere con una penna d’oca su una pergamena spessa. Aveva provato in tutti i modi a convertirlo alle penne biro, ma non c’era stato verso. Probabilmente era solo un modo come un altro per restare aggrappato alle sue nobili origini. Per lo stesso motivo, si vestiva sempre così impeccabilmente che tra i due il vero capo sembrava lui.
Ma Draco Malfoy era sempre stato così, l’apparenza era tutto. L’emanare potere era tutto.
Erano passati ormai tre anni da quando lo aveva incontrato per strada per puro caso, appena uscito da un negozio di pozioni che lo aveva rifiutato. Uno dei tanti. Aveva sentito parlare di come le fortune delle famiglie coinvolte nella parte sbagliata della guerra fossero stata confiscate, aveva sentito parlare di come nessuno assumeva ex-mangiamorte, ma non aveva mai davvero visto le conseguenze della guerra su una persona che era stata parte della sua vita da quando aveva scoperto essere un mago.
Lo colpì, come un pugno ben assestato nello stomaco, e si ritrovò a camminare verso di lui e dire – ti serve un lavoro? – prima ancora di essersene accorto.
Era così disperato da non esitare nemmeno un secondo nell’accettare di diventare il suo segretario, e non aveva visto negli anni alcun risentimento nella sua posizione.
Lo aveva visto, invece, accettare tutto, affrontare tutto, rimettere il suo ufficio insieme e fare del suo meglio, giorno dopo giorno.
- Malfoy! – lo chiamò, appoggiandosi allo schienale della sedia. Questi si alzò con eleganza e lo raggiunse, sull’attenti come un soldatino.
- Che ti serve? –
- Puoi andare, qui finisco io. – spostò alcuni plichi per fare spazio – Buon Natale. –
Contrariamente a quanto si aspettava, Malfoy restò in piedi di fronte a lui, con le sopracciglia aggrottate.
- Ma abbiamo un sacco di lavoro arretrato. – protestò. Forse era la prima volta che protestava per qualcosa.
- E lo farò io. Tu va pure.-
- Non puoi farlo tutto tu.-
- Sì che posso.- scrollò le spalle e gli sorrise – Va pure. Divertiti. Ci vediamo il ventisette.-
Sperava che la conversazione fosse finita lì, ma Draco fece un passo avanti a lui.
- Ma è Natale, Potter. – protestò ancora – Non intendi festeggiarlo? -
Harry prese un profondo respiro – Va a casa, Malfoy. Salutami Zabini e la Parkinson. –
Abbassò la testa sui fogli, premeditanto di ubriacarsi anche solo per concepire l’idea di lavorare tanto, ma era la sua via di fuga: il lavoro invece che essere costretto a una festa dove tutti fingevano di volerlo, o peggio ancora, invece che stare a casa da solo.
Nella sua prospettiva, non c’era davvero molta scelta.
Almeno a qualcuno, voleva risparmiare le conseguenze delle sue scelte.
- ti perderai la festa.- sentì la voce di Draco raggiungerlo ancora.
Alzò gli occhi su di lui e gli sorrise dolcemente – Se ne faranno una ragione.-
A quel punto, era irremovibile e Draco lo comprese. Raccolse alcuni plichi e drizzò la schiena – Come proferisci.-
Harry buttò il viso tra le scartoffie e lasciò che la giornata gli scivolasse addosso. Solo ogni tanto si concedeva un sorso d’acqua e qualcosa da mangiare e di far scivolare lo sguardo sulla figura snella e slanciata del suo segretario. Si concentrò sulle labbra carnose sono un secondo, prima di spostare sul mento appuntito che aveva l’aria di essere perfetto da mordere e le mani affusolate erano…
Cazzo. Distolse lo sguardo. Doveva smetterla.
Ma se non era fatto in modo consistente, non c’era nulla di male nel apprezzare, no? Almeno era quello che si ripeteva.
La verità è che c’era un vero motivo per cui con la piccola di casa Weasley non aveva funzionato, e quel motivo era perché aveva smesso di fingere a sé stesso nel sentirsene attratto. O attratto dal genere femminile in generale.
Continuava a razionalizzare a sé stesso che se erano pochi attimi alla volta, non era inquietante apprezzare la figura del suo segretario. Ma sapeva che era molto più complicato di così.
Si sentiva in errore anche solo per quei pochi attimi in cui si concedeva di far scivolare lo sguardo su di lui. Si sforzava di abbassarlo sui documenti, sentendo i propri muscoli protestare.
Istinto, sentimento e ragione erano in costante lotta. Ne era attratto e su questo era innegabile, lo aveva accettato.
Quello che non era ancora pronto ad accettare era il motivo per cui il pensiero di passare le vacanze separati lo facesse sentire del tutto perduto.
No, si disse, era una cosa unicamente fisica.
Lui non ne era certo…
- potter.-
La voce di Malfoy gli giunse come una scure sul collo. Alzò gli occhi e li incrociò ai suoi, tuffandosi in un gelido sguardo indagatore.
- C’è il tuo prossimo appuntamento.-
Harry annuì, con il cuore che stava giocando con le sue costole.
- Va bene. Fallo entrare.-
Doveva lavorare. Sì, era l’unica cosa che doveva fare ora.

Quella notte era quasi mezzanotte quando realizzò che i suoi occhi erano così stanchi che stavano a stento aperti. Così accese la sua bacchetta e salì le scale per andare a dormire.
Quella casa era sempre stata spettrale, ma quella sera c’era un silenzio così denso che quasi lo soffocava.
Doveva essere il Natale. Nonostante fosse stata una sua idea cercare di evitarlo, nonostante continuasse a dirsi che era un giorno come un altro, quella sera quel silenzio era semplicemente più difficile da respirare.
Era quasi arrivato all’ultimo gradino quanto sentì il quadro di Sirius schiarirsi la gola. Lo aveva trovato in cantina, ricoperto di pezze e riposto con cura in un baule magico. Era un vecchio quadro di quanto era bambino, prima che la sua famiglia lo eliminasse dall’albero genealogico.
Di soltio non era molto chiacchierone, quella versione di Sirius ancora non lo conosceva, quindi era timido, ma quella sera la sua voce cristallina disse.
- Stanotte avremo ospiti.-
- Come?- si girò verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
Il ragazzino fece un sorriso sghembo e agirò le dita con fare fintamente mistico – Ti appariranno tre fantasmiii – iniziò a recitare.
Oh. Di solito non era molto loquace ma evidentemente era in vena di scherzare.
- Okay, sì. Buona notte. – tagliò corto girando verso la sua stanza, ma il ragazzino gli urlò dietro.
- Veramente ne sarà solo uno, ma…-
Non sentì altro, era troppo stanco per gli scherzi di un quadro.
Si infilò a letto con movimenti stanchi e lenti, ma quando finalmente fu al sicuro tra le coperte con gli occhi chiusi, il suo corpo ebbe un momento di totale tranquillità. Aveva anche preso per caso una posizione assolutamente perfetta.
Si sarebbe addormentato in un baleno, ma quando si risvegliò per via di un forte rumore, gli sembrò di aver dormito solo cinque minuti.
Guardò l’ora e scoprì con rabbia che era effettivamente così.
- che diavolo…? – sbottò al buio.
- Diavolo no, ma fantasma sì. – gli rispode il buio.
Harry ebbe appena il tempo di scattare verso la sua bacchetta che un’altra si illuminò nell’oscurità e con un incantesimo l’intera stanza di illuminò di luci abbaglianti che la illuminarono a mo’ di giorno.
Quello che si ritrovò davanti lasciò Harry completamente senza parole.
Seduto alla sedia che di solito utilizzava come armadio improvvisato c’era Draco Malfoy. Un undicenne Draco Malfoy.
- Sto sognando.- realizzò con occhio critico.
Il bambino alzò un sopracciglio, e nonostante fossero passati anni, riconobbe perfettamene ogni millimetro di quel movimento come suo.
- Facciamo che sta sognando.- tirò le labbra in un sorriso mordace – Sogni i dodicenni, Potter. Fosse in te, un paio di domande me le fare.-
- Che? Cosa?! –
- Ti conviene quindi convenire che non sia un sogno, non trovi?-
- Che altro potrebbe essere? –
Draco si alzò di slancio dalla sedia e fece un piccolo inchino – Conosci la storia no? Tre fantasmi. Io sono il mio.-
Harry restò a fissarlo, con le labbra schiuse in un’espressione da pesce lesso e i neuroni che facevano a botte tra loro su quale dei due doveva soccombere a trovare una logica.
- E’… uno shcerzo pessimo. – convenì, tirando vua le coperte – Non sapevo che la pozione polisucco potesse replicare qualcuno ad un’altra età. Chi sei davvero? Ron? –
Il ragazzino alzò gli occhi al cielo – Va bene, tagliamo corto, va bene? Ecco.-
Prese la bacchetta e la roteé tre volte e prima che Harry potesse mettere piede sul pavimento il letto e la stanza scomparvero.
Si ritrovò in piedi in una stanza che erano anni che non vedeva.
A volte gli capitava ancora di pensarci, alla sua vera casa d’infanzia.
Qella stanza condivisa con i suoi amici era stata per anni la cosa più vicina a una vera casa per lui.
- Come ci siamo venuti ad Hogwatrs? – domandò.
Il piccolo draco alzò gli occhi al cielo – Forza, ragionaci. La storia la conosci.-
- Che storia? –
- E’ Natale, Potter.-
- E…-
- E io sono un maledetto fantasma. Arrivaci su.-
Harry si guardò attorno, ogni mattone, ogni stoffa, ogni cimelio era esattamente com’era allepoca, perfino l’aspetto del suo “fantasma”.
- … oh.- realzzò.
- “oh” per davvero. Alla buon ora. –
- Devo essere così messo male se mi sogno un’esperienza da Il canto di Natale, eh? –
Il piccolo alzò le mani e non riuscì a nascondere un sorriso divertito – Chi sono io per guidicare? –
- Sono il più bastardo giudice di sempre. – replicò harry, suo malgrado divertito.
Era strano, ma rivedere quella versione di un uomo che aveva imparato a conoscere era… strano. Quasi bello.
Quasi triste.
Quello era un tempo dove il natale era bello, era divertente…
Era magico.
Una igura gli sfrecciò di fianco e corse ad un angolo della stanza. Nonostante conoscesse in generale la storia de Il Canto di Natale, vedersi da bambino gli sembrò strano.
Il Harry potter bambino con gli occhiali tondi e costantemente rotti, non riusciva a nascondere la felicità mentre scartava il regalo che sul suo letto.
Era uno dei pochi mai ricevuti fino a quel giorno. I suoi zii non si erano mai scomodati da fargli un vero e proprio regalo.
Festeggiare il Natale lì, ricevere regali, rivecere una famiglia…
La felicità di quel bambino era così intensa che gli fece male.
- Passiamo oltre?- domandò, sviando lo sguardo avvertendo un groppo in gola che non provava da tanto – cosa ci aspetta ora? Il presente? Dai, portami a vedere come sono tutti felici mentre io resto a casa a piangermi addosso. –
Il giovane Draco osservava l’Harry del passato con uno sguardo intendo e serio, ma non gli impedì di sogghignare – Ne sei consapevole eh? –
Harry seguì quello sguardo e osservò il sé stesso aprire uno dei maglio della sua madre surrogata con una H sopra e Ron lamentarsi dell’ennesimo maglione grande tre tagli. L’harry bambino era stato zitto, ma ricrdava perfettamente la sensazione di volergli dire che era fortunato ad avere una madre che pensava a lui, che nonostante tutto, si impegnava per fargli avere un regalo.
Non l’aveva mai ammesso, ma li aveva ancora quei magliori. Erano uno dei suoi tesori più cari.
- Ti piaceva il Natale. –
- Certo che mi piaceva. Ero una bambino che finalmente riceveva regali.-
Il piccolo serpeverde si girò verso di lui con le mani sui fianchi – Devo farti la ramanzina sul fatto che non sono i regali la cosa più importante? –
Harry scrollò le spalle – Possiamo andare ora?- tagliò corto.
Sospirando, draco prese la bacchetta e fece un cerchio nell’aria. Tornanono nella sua camera e lui risentì la stanchezza invaderlo come un macigno.
Era tanto stanco anche se stava dormendo?
Si sedette sul materasso e sservò il ragazzino che se ne stava con le braccia conserte e in attesa.
- Allora? – domandò.
- allora cosa.-
Lui fece un gesto con la mano – Rivelazione mistica, forza.-
- Non c’è nessuna rivelazione mistica in arrivo. La realtà è che ormai sono grande e il natale non è più importante per me.-
Qualcosa nell’espressione arrogante del ragazzino si incrinò – Ti comporti come se fossi rimasto solo. – lo accusò.
Harry sentì lo stomaco contrarsi – sono solo.- confermò.
- Perché? –
Quella domanda caddé nel silenzio. Harry cercl nella sua testa le parole ma restava solo il silenzio. Provò a parlare, ci prov davvero. Ma tutto ciò che uscì dalle sue labbra su un assoluto silenzio.
Draco così scrollò le spalle – Ora devo andare. - gli lanciò un’occhiata veloce - Cerca solo di fare meno l’imbecille. –
Fece un passo indietro e svanì. Harry sbatté le palpebre e ebbe la sensazione di essersi appena svegliato. Si sentì un po’ disproentato dal fatto di essere effettivamente seduto, nell’oscurità.
Era stato un sogno talmente intendo da farlo addirittura seedere sul letto?
Il sonnambulismo era nuovo.
Fece per rimettersi a letto quando sentì un – Lumos!- e una lice comparve sul fonto della stanza.
Quando tornò a illuminarsi tutta e a rivelare sulla stessa sedia un odierno Draco Malfoy, capì che era uno di quei sogni.
- paralisi notturna eh? – soffiò, guardandosi attorno – Sto cercando di svegliarmi senza riuscirci davvero. –
Il suo draco Malfoy, la versione in cui era un segretario distinto e serio gli lanciò un’occhiata veloce prima di alzarsi e sistemarsi la giacca appena stropicciata.
- Beh almeno, non sogni più ragazzini. E’ un progresso.-
- Ma sogno sempre te. – replicò Hrry con un sospiro – Almeno questa versione posso effettivamente apprezzarla. –
Draco alzò un sopracciglio, così come aveva fatto il sé stesso ragazzino, e la trovò incredibilmente famigliare ancora così. Solo che i suoi occhi non erano più pieni di arroganza, non la stessa per lo meno, era un arroganza più sfumata, a tratti dolce.
Lo guardava così quando era distratto e toccava a lui risolvere i suoi casini.
Non lo aveva mai davvero biasimato.
Nonostante il loro passato, nonostante il suo carattere che conservava un pizzico di arroganza, Draco non era stato che gentile con lui.
Solo perché quando lo aveva visto in difficoltà gli aveva offerto un lavoro, aveva dimostrato una fedeltà a quel suo ruolo così al di sotto delle sue reali possibilità.
Se solo avesse saputo con che occhi lo guardava davvero, quella dolcezza sarebbe stata facilmente convertita in disgusto.
Ora però stava sognando, quindi si poteva permettere di ammettere di poter apprezzare questa versione.
Fu strano, quasi divertente.
Il fantasma fece un pezzo sorriso, poi gli indicò di seguirlo.
Aprì la porta della stanza che, invece di mostrare il corridoio, ora si apriva nella più totale oscurità.
- Forza.- lo esortò il biondino – vai prima tu.-
- Oppure posso semplicemente svegliarmi. –
- Non hai mai avuto paura del buio. –
- Non ho mai avuto in sogno così strano.- lo corresse.
Draco scrollò le spalle e si addentrò nell’oscurità, lasciandolo solo con una porta che si affacciava nel vuoto e una totale capacità di svegliarsi a quanto pareva.
Con un respiro profondo, finalmente si decise ad avanzare.
Si ritrovò a casa dei Weasley e il suo corpo attraversato da un moto di dolore. Quella, un tempo, la considerava casa sua.
C’era Molly che sferruzzava con un viso concentrato accanto a una cesta piena di gomitoli. Il maglione che stava creando portava sul petto quella che sembrava essere decisamente una H.
- Perché ne fai una anche per lui? Sai bene che non verrà. –
La voce della sua ex ragazza gli giunse come un accettata in piena faccia. Soprattutto la nota di fastidio con cui aveva pronunciato quelle parole.
- Dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui! –
- E di chi credi che sia la colpa? – gli rinfacciò uno dei gemelli divertito – Del postino? –
- Non è colpa mia.- replicò lei, amareggiata – E’ stata una sua decisione.-
La madre alzò gli occhi sulla figlia prima di darle una carezza veloce – Vedrai, riuscirete a parlare prima o poi.-
Il viso della ragazza divenne rosso, ma annuì, sembrava sul punto di mettersi a piangere. Si alzò e uscì dalla stanza senza dire nulla.
- Smettetela di prendervela con lei.- rimproverò il gemello colpevole.
Fred – almeno credeva fosse Fred – fece una smorfia. Era sempre stato raro vederlo serio, ma ora il suo viso era contrito in una smorfia infastidita – Harry non ci deve nulla, anzi. Siamo noi che dobbiamo molto a lui. – replicò scrollando le spalle – Vorrei solo che capisse che siamo la sua famiglia, che stia con Ginny o no. –
Molly abbassò gli occhi sul maglione e riprese a sferruzzare – Sì, siamo la sua famiglia, ed è per questo che continueremo a invitarlo, finché non capirà che è il benvenuto. –
Il cuore gli si strinse in una morsa. Quello era davvero un bellissimo e dolorosissimo sogno.
- Perché non la smetti di fare il cretino e vieni semplicemente a festeggiare il Natale qui? -
Harry non ebbe il coraggio di guardare negli occhi il fantasma. Non aveva mai dubitato che fosse ben accetto, nemmeno dopo la fine della relazione con la più giovane della casa, ma dubitava che potessero accettarne il motivo.
- Voglio bene ad ognuno di loro, davvero.- soffiò – Ma ci sono cose di me che potrebbero non accettare.-
Il fantasma alzò un sopracciglio – quindi semplicemente assumi che sia così e ti allontani? –
- è… più complicato di così.-
- A me pare semplice invece. –
- Vivo praticamente nel medioevo, Draco. Credi che potrebbero comprendere che amo un uomo?-
Nuovamente il suo cuore si strinse in una morsa. Il fantasma invece che accettare quella spiegazione, sbuffò una risata – Secondo me, Molly ti conbinerebbe qualcosa con i maschi. Ne ha sfornati tanti, uno ti dovrà pur piacere. – sogghignò – Nel caso dei gemelli, ti conviene accettare le cose a tre.-
Suo malgrado si ritrovò a sorridere – Sì, certo. –
Draco gli detta un colpettino sulla spalla e gli fece cenno di seguirlo.
Uscirono in veranda dove trovarono Hermione intenta a legare un pazzo alla zampetta di un gufo.
- Pensi che stia bene? –
- Da solo in santa pace invece che in una casa affollata? Dove firmo? Faccio volentieri a cambio! –
Lei gli dette una spallata, lui alzò gli occhi al cielo.
- E’ solo un giorno, Herm. Lovediamo tutti i santi giorni al ministero, di che ti preoccupi? –
Lei osservò il gufo prendere il volo prima di scrollare le spalle – Nessuno dovrebbe stare solo a Natale. –
Ron non sembrò essere davvero in disaccordo con lei, il suo chiarissimo intendo era solo di ridimensionare la sua preoccupazione.
Non era lo stare solo, era lo scegliere di farlo, e per una ragione che si ostinava a non dire.
Era questo a impensierirli e Harry lo sapeva bene.
- Capisco la sua famiglia, ma perché non hai detto nulla ai tuoi migliori amici? –
Questa domanda caddé come una scure sul suo collo – non erano d’accordo che dessi un lavoro a Malfoy, figuriamoci se capiscono cosa provo per lui.-
- Per me.- lo corresse, il fantasma.
- Tu non sei lui.-
Questi alzò gli occhi al cielo e gli indicò di seguirlo – E allora andiamo da lui.-
Aprì un’altra porta e nuovamente vi fu oscurità. Quando la luce tornò era in una casa che non aveva mai vsito, ma riconobbe i presenti.
C’era Zabini con un maglione natalizio di dubbio gusto e Pansy con un capellino che sembrava amalgamato in simbiosi con la sua acconciatura. Blaise aveva due boccali di zabaione e stava camminando verso una figura china su dei fogli.
- Ti fa lavorare anche a Natale?- sbottò il corvino esasperato.
Da una pila di fascicoli spuntò la testa di Malfoy. Aveva un po’ di occhiaie e i suoi capelli solitamente perfetti erano spettinati sul davanti.
- No. – rispose – Era sommerso di laboro così gli ho rubato un po di pratiche. –
- Come, scusa? –
Draco si grattò un accenno di barba che gli stava ricrescendo. Quando non lavorava era chiaramente un po’ più trasandato e Haryr dovette ammettere con un certo rammarico che lo trovasse ancora più sexy.
- Fnirò entro l’ora di cena. – tagliò corto, prima di rituffarsi nelle scartoffie.
Blaise restò un attimo lì in piedi prima di ringhiare – tu sei completamente matto!- e andare via.
Harry e il fantasma restarono soli a osservare Malfoy, quello vero, chino a lavorare, unicamente per aiutare lui. Il giorno di Natale.
- … i WEasley, perfino draco Malfoy. Tutti ti vogliono bene. – sussurrò il fantasma – Perché respingi tutti? –
Harry non poteva non notare le dita di Draco, così strette intorno alla penna d’oca da sbiancare. Di solito, era sempre così posato e sotto controllo a lavoro da non averlo mai davvero visto stressato.
- gurdarlo, si impegna tanto. Per me. – soffiò – perché cercava un lavoro e nessuno voleva darglielo. Ci siamo incontrati per caso. Ho voluto aiutarlo.- la sua voce sfumò – non è solo il fatto che sono un uomo e sono attratto da lui. Sono anche il suo capo. E’… sbagliato. -
- c’è una regola che lo vieta? –
- Sono l’unico lavoro che sia riuscito a trovare, se capisse cosa provo lo metterei così tanto a disagio da metterlo in difficoltà. Non può perdere questo lavoro e non voglio che detesti averlo.-
Il fantasma lo fissò per un lungo momento poi mormorò – Eccolo San Potter. Il mondo intero dipende dai suoi capricci. Nessun’altro può anche solo permettersi il lusso di scegliere, vero? –
Harry restò in silenzio,mentre il fasntasma lo biasimava con una piccola nota di rabbia.
- Voglio sbegliarmi ora.- dercretò.
- Ti manca ancora un fantama, lo sai.-
- so, come finisce. Ho letto il libro.-
- Dvvero? –
Harry arrossì – Beh, ho visto il film. Ora andiamo? –
Con un sopriso il fantasma svanì, così come il draco chino sulle scartoffie e il resto della stanza.
Restò solo, di nuovo nell’oscurità.
Conosceva la storia, ora spettava al futuro. Aveva allontanato tutti, letteralmente. Si chiese se almeno sarebbero venuti al funerale.
La tristezza aleggiò attorno a lui, diventando un tuttuno con quell’oscurità.
Si risvegliò nel suo letto.
Stavolta, era davvero sveglio.
Un raggio di sole gli finiva direttamente nella retina, cosa che lo costrinse a sedersi pur di sottrarsi a quella tortura. Si massaggiò il viso, ancora totalmente nel pallone.
- Che sogno assurdo! – bofonchiò.
Qualosa si mosse, lo perpecì prima ancora di vederlo. Le coperte ondeggiarono fino a che non fece capolino una testa bionda dalle lenzuola.
Draco si stiracchiò, ancora con gli occhi chiusi e bofonchiò un – Mh?-
- che ci fai qui?- domandò – non dirmi che…-
Stava ancora dormendo? SUL SERIO?
Il biondino socchiuse gli occhi e sembrò infastidito – Toccava a te incartare i regali.- replicò draco Malfoy
O era il terzo fantasma?
- che regali.-
- cielo, la mattina sei rincoglionito peggio che mai.-
Draco sbuffò e si alzò dal letto. Sotto gli occhi sempre più confusi di Harry la figura totalmente nuda del suo segretario si alzò per camminare per la stanza come se fosse la cosa più normale del mondo.
- No, niente bis. – disse Draco dopo aver notato la sua faccia da pesce lesso – Risciamo di svegliarlo. –
- sbegliarlo? –
Prima che Draco potesse dire alcunché dal corridoio si sentì u singhiozzo. Come per magia, il fantasma si mise la vestaglia addosso e si precipitò fuori dalla stanza.
Totalmente confuso, Harry si alzò dal letto e lo seguì lungo il corridoio, fino a una stanza che di solito teneva chiusa ma che ora aveva un coccarba blu attaccata sulla porta. Fece un passo nella stanza e si ritrovò davanti la scena più bella che avesse mai visto.
Draco Malfoy, con un bambino tra le braccia che tendeva le mani alla ricerca del suo viso. Uando il bambino si girò verso di lui, successe quella cosa strana nei sogni, dove una cosa totalmente irreale e assurda sembrava ovviia come un raggio di sole.
Lo riconobbe come loro figlio e riconobbe loro come la sua famiglia.
- Papà!- esclamò il bambino, tendndo le braccia verso Hrry con così tnta foga, che si ritrovò a correre per afferrarlo prima che cadesse.
Non che Draco avrebbe potuto davvero farlo cadere, ma l’istinto di proteggere quel frugoletto era improvvisamnte più forte di ogni altra cosa.
Draco sorrise – Preferisce te, non c’è verso .- replicò, prima di posare una mano sulle spalledi entrambi e sorridere - ma vuoi bene anche all’altro papà, vero James?-
Il bimbo sogghingò, birichino e si aggrappò più forte a Harry.
Era chiaramente una cosa tra loro. Draco fece finta di mettere l broncio finché il piccolo James non tornò più che volenieri tra le sue braccia.
Quel sogno era….Così bello che gli venne da piangere.
- Ti amo. – gli uscì, con una naturalezza disarmante. Draco alzò gli occhi al cielo – non te la caverai così. Fila impachettare il regali! Su! –
Harry non voleva andare da nesusn’altra parte, ma l’altro era categorico. Così si avviò verso il corridoio.
- Ti amo anche io, scemo.- gli sentì dire poco prima di attraversare la porta.
Ma il piede cadde nel vuoto e lui a seguire.
Con il nome del suo segretario che gli graffiava la gola, finalmente harry si svegliò.
Questa volta la sua stanza era di nuobvo buia e fredda… era la sua realtà.
Una relatà dove anche se fuori spelndeva il sole gelava il cuore.
Voleva tornare indietro, vleva quel futuro. Voleva…
Le solite voci, le solite scuse vennero a galla: non poteva amarlo, non poteva essere sincero, non poteva avere quella felicità.
Ma questa volta, senza unv ero motivo, non erano le urla che aveva sempre sentito rimbombare nella sua testa.
Non erano che lievi sussurri, sussurri a cui non serviva dare alcuna attenzione.
Si alzò e si vestì al volo.
Aveva una famiglia da recuperare… e una famiglia da creare.

Scrisse a Draco di non lavorare, che aveva la settimana libera. Poi bussò alla porta dei Weasley.
Chiese di parlare con Ginevra, e soli, in una stanza con quattro letti accatastati le disse la verità.
Attese la sua reazione, ma lei annuì solamente.
- Ci staranno aspettando.- soffiò dopo un po’.
Harry annuì e si alzò, lei però restò seduta. Passò un minuto in silenzio prima di dire.
- Mi servirà un po’ di tempo, ma alla fine andrà tutto bene.- promise.
Per Harry era più che sufficiente.
Fu un po’ imbarazzante all’inizio, ma poi fu perfetto.
Gran parte del disagio che provava era unicamente creato da lui, dai suoi pensieri.
Nessuno lo fece davvero sentire di troppo.
Tuttavia, non era finita. Aveva qualcun altro con cui essere totalmente sincero.
Quando Draco tornò a lavoro, era di nuovo impeccabile come sempre. Harry gli concesse un ultima occhiata lasciva, prima di chiamarlo in ufficio.
- dimmi tutto.-
- So che hai preso dei fascicoli per lavorare durante le vacanze.-
Dalla rigidità delle sue spalle poté notare la realtà di quelle parole – posso spiegare.-
Harry srollò le spalle – Il tuo impegno non è passato inosservato, non avrei potuto chiedere assistente migliore.-
- Harry? –
- Tuttavia…-
Quel “Tuttavia” aleggiò tra loro, lapidario. Draco serrò i pugni.
- Tuttavia, non posso nemmeno continure ad essere egoista. – finì Harry. Prese un foglio dalla sua tasca e glielo porse – Ho avuto un offerta di lavoro per te, grado superiore, paga migliore, più attinente alle tue reali capacità.- gli fece un largo sorriso – Buon Natale, Draco.-
Il giovane segretario fissò quel pezzo di carta con un’espressione indecifrabile - Non capisco. –
- ho fatto una magia e ti ho trovato un lavoro migliroe. – rassiunse per lui – garantisco per te, ma so che non mi deluderai. –
Gli occhi grigi di draco si alzarono dalla busta, fino a incrociarsi con i suoi. Poi rilassò le mani e disse solo – No, grazie. C’è altro? Ho da fare.-
- come?-
- Non mi interessa. –
- Ma è un lavoro migliore. –
- E io non lo voglio.-
- Perché mai non dovresti volerlo.-
Draco lo ignorò del tutto – Se non c’è altro, ho del lavoro da sbrigare.-
- Draco!- lo chiamò, e la sau voce fu talment lapidaria che il segretario si immobilità, colto come una bambino nel pieno di una marachella.
- Devi accettare il lavoro.-
L’espressione tranquilla del segretario vacillò – Perché dovrei? Sono perfettamente felice di quello che ho. –
- Non puoi essere felice di quello che hai! – esclamò piccato.
- Non pensavo di doverti cheidere il permesso.-
- Sai cosa intendo.-
Per un secondo si guardarono. Non avevano le bacchette sguainate ma quella era una battaglia.
- Dammi una sola buona ragione per accettarlo. Una sola. –
- Te ne ho date settantra tre.-
- Una ragione che per me valga qualcosa.- corresse allora – Perché sono perfettamente felice del lavoro che ho.-
Quella cocciutaggine lo stava innervosendo, Harry strinse le dita attorno alla lettera e si ritrovò a direcon rabbia – Perché sono innamorato di te e non voglio che questo mini in ogni modo il tuo futuro. –
Aspettò il disgusto, aspettò la rabbia, aspetto… qualcosa.
Ma Draco si limitò a guardarlo con un espressione quasi seccata.
- No, grazie. – ripeté – c’è altro? –
Come… cosa… perché…
Harry boccheggiò, completamente nella confusione. Draco accolse quel silenzio come un diniego. Tornò alla sua scrivania come se nulla fosse e Harry tornò alla sua con el game molli.
Aveva pensavo per tutto qel tempo alle sue possibili reazioni, ma quello… oh quello era del tutto inaspettato.
Dopo quache ora, Draco bussò alla porta e entrò per elencargl i suoi impegni. Lo fece con la salita fredda professionalità.
- Devi vedere il ministr nel pomeriggio. Per organizzare la tua entrata alla festa di caporanno.-
Harry soffiò – sì .- come un automa.
- Ho preparato un pensiero per lui e sua moglie. Sono una cravatta e una collana, cerca di fare dei complimenti a lei quando gliela darai.-
- sì.-
- In serata c’è il nostro appuntamento. Vestiti elegante, paghi tu. –
- sì – poi qualcosa stronò – spe, cosa? –
Dracotentava di non sogghignare mentre gli passava la lista scritta. Era lì, nero su bianco. Ore 21, appunamento romantico.
Con il cuore che gli batteva all’impazzata lesse.
Ora 23: Azioni ricreative. Usare le precauzioni.
Draco non disse altro, semplicemente uscì dalla stanza e tornò alla sua scrivania.
Harry restò cinque minuti buoni a fissare quel foglio, poi lo piegò e lo mise nel portafogli.
Fino a qualche giorno prima il mondo era buio e freddo.
Poi il rimpianto, la soluti dine e la speranza erano apparsi, mostrandogli la realtà.
Si ritrovò a sorridere, come un bambino che scarta il regalo di Natale, con ancora tutta la gioia di quel momento addosso.
Era tornata ad essere la sua festa preferita.



























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