Mar. 21st, 2020

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Prmpt:Nemo non formosus filius matrix. - 'Ogni figlio è bello per sua madre'
Parole: 2011

'Ogni figlio è bello per sua madre'

- Allora mi raccomando. Maniere.-
Harry alzò gli occhi al cielo – non serve che me lo ripeti, è la prima volta che i tuoi genitori mi invitano a cena da quanto stiamo insieme, so che devo fare il bravo. –
Draco stringeva le labbra così sottili che quasi svanivano.
- E’ molto importante. – insistette.
Harry annuì, anche se tutto quello che volva fare era sbuffare e allentarsi la cravatta. Stavano insieme da un anno ma i genitori non lo avevano mai davvero accolto in famiglia, quella era la primissima volta che lo invitavano a qualcosa del genere.
Ma per il suo ragazzo era importante quindi avrebbe accettato la cosa.
Si recarono al Manor tutti imbellettati, Draco era così nervoso che le dita tra le sue tremavano.
- Andrà tutto bene. – cercò di rassicurarlo.
Draco per la primissima volta gli fece un mezzo sorriso, che svanì presto dietro una smorfia tesa – Cerca di non dire o fare qualcosa di sbagliato. Meglio ancora se non dici o fai nulla. –
- Promesso. – annuì – Purché dopo a casa posso fare qualcosa… o farmi qualcosa. –
Draco arrossì vistosamente ma non si arrabbiò. Cosa strana, di solito era imbarazzato a parlare di quelle cose, o comuqneu avrebbe dovuto stando in piedi nell’altro dei suoi genitori nella casa della sua infanzia.
Con un ultimo sguardo, avanzarono epr la casa.
I gentiroi furono gentili oltre lo zuccheroso, offrirono ogni sorta di leccornia e complimenti, così tanto che Harry gli parve di essere finito in un'altra dimensione: per un anno a stento avevano preso coscienza di avere un figlio gay che stava con un uomo e ora sembrava che fossero entuasisti.
- Cosa c’è sotto? – domandò a Draco in un lasso di tempo brave in cui ebbero un po’ di solitudine, il ragazzo evitò il suo sguardo per un po’, cosa che fece accendere gli allarmi del moretto tutti insieme.
C’era qualcosa sotto.
Era in trappola.
Mentre tentava di non dare a vedere l’ansia cresciente cercava di fare mente locale su qualsiasi cosa potesse essere: forse stavano cercando di avvelenarlo? Forse volevano strappargli la promessa di una buona parola con ministero? Forse volevano convincerlo a lasciare Draco?
Col cavolo. Nemmeno morto.
Era suo. Se l’era guadagnato.
Non che potesse effettivamente essersi guadagnato il proprio ragazzo, era piuttosto consapevole che la vita era tutt’altro che giusta, ma si era guadagnato un pochettino di felicità e Draco lo rendeva dannatamente felice.
- “Nemo non formosus filius matrix” – soffiò Narcissa mentre passava una tazza di tea a Draco.
- eh? –
- “Ogni figlio è bello per sua madre” – tradusse Draco per lui.
Si era perso parte della conversazione quindi sorrise e fece finta di aver capito in che contesto era venuta fuori.
Di certo, non era esattamente la persona più indicata per capire citazioni latine.
Narcissa lo guardò. Come se riuscisse a capire il flusso dei suoi pensieri, poi fece una carezza al figlio e sorrise.
- Te ne stai prendendo cura? – domandò.
- Mamma! –
- non posso certo lasciarti a una persona che ti tratta male. –
Oh, era quella la conversazione?
Harry sorrise, stranamente di cuore – Ogni giorno. Giuro. –
Draco gli lanciò un’occhiata di traverso, imbarazzato più che mai. Lei annuì e si alzò uscendo poi dalla stanza.
Draco incrociò le braccia e alzò un sopracciglio – hai la più pallida idea di quello che hai fatto? – domandò
- Ehm… no? –
- Ecco. Sempre il solito.-
Nonostante sembrasse indispettito, c’era una luce strana nei suoi occhi. Una luce calda e amorevole.
La vedeva spesso, a volte Draco non si rendeva nemmeno conto di emanarla. Non ne conosceva la natura, ma sapeva che quando la vedeva, si sentiva amato.
Loro due… erano innamorati. Di questo ne era sicuro.
Ne avevano passate davvero troppe per stare insieme per abitudine o solo sesso.
Lui… lui sì, era follemente innamorato. Mai provato nulla del genere.
Draco si alzò e uscì dalla stanza, lui rimase solo con Lucius che gli lanciò un’occhiata complice.
- Mia figlio deve starti molto a cuore. - gli disse con voce calma.
Harry annuì.
Lucius gli offrì un bicchiere di Burbon magico invecchiato duecento anni, dicendo di averlo aperto per una ottima occasione. Poi si sedette e sembrò studiarlo da capo a piedi.
- Non pensavamo faceste così sul serio. – soffiò – Cioè, che Draco avesse sempre avuto un debole per te era pittustto evidente, ma non credevo possibile che ti conquistasse davvero. –
Harry si sentì arrossire – Perché no? E’ speciale, oltre ad essere bello.-
Oh, la frase.
Ogni persona è bello per sua madre.
Draco, per Narcissa (e in una certa misura per Lucius) era bellissimo.
Lucius si alzò e uscì anche lui dalla stanza, Harry si ritrovò stranamente solo e a disagio.
Poco dopo Draco fece capolino e si sedette vicino a lui.
- Ora possiamo andare. – decretò.
- eh? –
- Andiamo.-
Non aggiunse nulla per tutto il tragitto di ritorno. Come se fosse incredibilmente nervoso. Harry provò a indagare se ci fosse qualcosa che non andava, se gli avessero dtto quaclosa che lo aveva indispettito. Ma Draco scuoteva la testa e continuava a negare.
Anceh se era evidente che ci fosse qualcosa che non andasse.
Arrivati a casa, Harry poggiò il giaccone e lo affrontò.
- dimmi cosa è successo. – gli ordinò – Adesso. –
Draco teneva ancora addosso il giaccone con le mani in tasca. Avanzò per la casa e si ritrovò in soggiorno.
- Preparo la cena. –
- Oddio se vuoi preparare tu la cena deve essere grave. –
Draco alzò gli occhi al cielo – sto cercando di essere carino. – grugnì.
- Ma tu sei carino. Solo che non sei esattamente portato per la cucina. –
- dipende dai punti di vista. In una realtà alternativa potrei essere bravissimo. –
- Questa conversazione non ha senso. –
- Sono nervoso, okay? – quasi urlò esasperato.
- Non mi dire! Ma perché? –
Draco grugnì e tirò dal giaccole fuori la mano, una sctolina era tra le dita, gliela lanciò malamente.
- Per questo, idiota. – scattò – Volevo essere romantico e dartelo in modo giusto, ma sono enrvoso e tu sei un coglione quindi mettilo al dito e sta zitto per una volta. –
Harry sbatté le paplebre e guardò la scatolina. La realizzazione si fece strada in lui molto, molto, lentamente. Poi spalancò gli occhi e la aprì.
Era esattamente quello che credeva fosse?
- siamo andati a prndere l’anello di fmiglia oggi. – confermò con un grunito – E ad avee la benedizione. - continuò – Affinché tu lo sappia, visto quanto sei stato attento oggi, ce l’hanno data. –
- Mi stai cheidendo… quello che penso che tu mi stia chiedendo? –
Draco alzò un sopracciglio – mi hai sentito porre una domanda? –
- No. –
- Perché non te lo sto “chiedendo”. – confermò – Non è nemmeno messo in discussione che tu possa rifiutarti. –
Harry inghiottì a vuoto – Mi… mi pare giusto. –
- Ecco. -
- Bravo. -
Restarono in silenzio per un attimo, poi con un alzata di sopracciglia, Draco lo esortò a proseguire.
Harry infilò l’anello al dito con un’espressione sterile solo in apparenza. Il cuore gli batteva a mille.
- Quindi… oggi era per l’anello. –
- E la benedizione. –
- E la benedizione…- fece eco, pensieroso - … quindi ci sposiamo. –
Draco sorrise, non il sorriso sollevato e felice o innamorato, ma un sorrso predatorio, come un leone che aveva incastrato la sua preda al muro e stava per mangiarla.
- Ufficializziamo che sei mio. – confermò – E i matrimoni dei Malfoy sono per sempre. –

Harry divorò le sue labbra come se ne valesse la sua stessa vita. Non appena aveva attraversato la stanza per baciare il suo ragazzo…no, il suo fidandato, si corrette, la felciità era esplosa in lui.
E lo stava consumando.
All’improvviso, se non avesse baciarto, leccato, divorato ogni parte di lui, non avrebbe più avuto senso vivere.
Non lo fece nemmeno arrivare al divano. Draco si ritrovò piegato slla penisola in marmo, con i pantaloni alle caviglie e la lingua di Harry che gli scopava l’ano.
I suoi gemiti echeggiavano per la casa silenziosa senza alcuna remora.
Gli era sempre piaciuto essere scopato con la ligua, ma di solito cercava di evitare di essere così palese, quasi come se fosse una cosa he non ptoeva permettersi per non lasciargli il controllo, godere.
Ma ora che quell’anello era al sito, era come se avesse finalmente il permesso di lasciarsi andare.
Harry gli fu rpesto dietro, le labbra sulla guancia, le lingua sul lobo.
Draco tirò indietro il bacino, chiedendo di più, gli occhi lucidi per il piacere.
Non serviva nemmeno che parlasse.
Aveva il viso che urlava piacere da ogni poro.
Gli entrò dentro con un'unica spinta, Draco afferrò la penisola come una scialuppa in messo al mare.
Sentì il suo corpo stringersi attorno al suo sesso, come se avesse spasmi, come se cercasse di stringersi più intorno a lui per sentirlo meglio.
- Sei… appena venuto da dietro? – gli domand.
Draco non rispose, si limitò e fare un gesto con la mano come a sottolineare quanto fosse sgarbato averlo chiesto.
Harry decide che era un sì.
L’idea che stavano per sposarsi lo eccitava tanto? Beh, non che lui non fosse altrettanto eccitato.
L’adrenalina era un tutt’uno col suo flusso sanguigno, sentiva il batitto del cuore rimbombare nella cassa toracica come se volesse espldergli nel petto.
Non contemplò nemmeno l’idea di muoversi piano, non era possibile.
Voleva fottere Draco con tutte le sue forze, fino all’ultima goccia di adrenalina.
Draco si ritrovò in un attimo, l’ombra del ragazzo strafottottente che era due ore prima, era un’unica entità di piacere e orgasmi.
Credeva di averlo sentito venire altre due volte, senza versare una sola goccia di seme.
Gli afferrò il sesso e iniziò ad accarezzarlo, cosa che spinge un singhiozzò dalla gola dell’altro che si ritrovò quasi a respingere quella mossa.
- … non ce la faccio più. – soffi senza fiato - …sto impazzendo.-
- Perfetto. –
Era giusto così.
Dovev a essere così.
Inziiò a spingere e accarezzarlo. Ma era scomodo quindi uscì da lui con suo sommo disappunto, per prenderlo e metterlò seduto sulla penisola. Era così stanco e confuso che non si rese nemmeno conto di cosa stava succedendo, fu solo felice quando Harry tornò dentro di lui.
Così felice che cercò le sue labbra e le divorò andando incontro ad ogni singola spinta.
- Ti amo. – gli sussurrò Harry sulle labbra.
Draco si strinse a lui, cercò più contatto possibile tra i loro corpi prima di venire tremando come una foglia.
Harry si ritrovò colto dal suo stesso orgasmo come l’onda più alta e letale di un potente uragano.
Poi crollò, sulla sua spalla e il respiro corto.
Harry Tentò di sorreggerlo nonostante sentisse tutti i suoi muscoli far male.
- Ti amo anche io. – soffiò dRaco così sottovoce che sembrò averlo immaginato.
Era perfetto così.
Tutto era fottutamente perfetto così.
Harry alzò la mano e guardò l’anello. Doveva essere mlto antico, un cimelio di famiglia. Era decisamente la loro benedizione.
I matrimoni dei Malfoy durano per sempre, gli aveva detto Draco. Sarebbe stato con lui anche con tutti i problemi, perfino se un giorno sarebbero arrivati ad odiarsi.
Lo voleva.
Voleva stare con lui per sempre.
Restarono qualche minuto abbracciati, ansant a riprendere fiato, poi Draco si alzò e cercò le sue labbra brevemente.
- Ora mi prparai la cena? – domandò.
- Non dovevi prepararla tu? –
- Quando tentavo di fare il roamntico.- confermò – Ma ora sei mio, quindi ho smesso. Forza, preparavmi la cena. –
Harry sorrise, divertito – Ammetti che semplicemente ti ho fotutto così tanto da non reggerti in piedi. –
Draco non lo negò.
Gli preparò la cena, poi fecero di nuovo sesso.
Come lo avrebbero fatto per il resto dei loro giorni.

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Prompt: Fallere nescio - non so sbagliare.
Parole: 477

Sbagliando non si impara

Stare insieme a Draco Malfoy aveva delle conseguenze, una di questi era avere a che fare con il suo essere un arrogante snob.
Se non avesse trovato arrapante questo suo aspetto, probabilmente non sarebbero finiti insieme nemmeno in un milione di anni.
Tutto era iniziato quando i loro battibecchi erano diventati non più tra due bambini, ma tra due ragazzi quasi adulti che venivano eccitati da ogni cosa solita, liquida o gassosa presente nel creato.
Litigare, li eccitava. Non che l’avrebbero mai ammesso, ma era diventato uno strano loro fetish loro. Quasi sempre finivano poi in un angolo privato a sfogare la frustrazione con una mano tra le mutande.
All’inizio era una cosa in solitaria, un giorno però il litifgio accorse in uno spazio trppo ristretto dove sappare era impossibile e si erano ritrovati così soli e eccitati e insieme.
Non ricordava esattamente com’erano finiti a farlo, ma era successo. Dapprima solo con le mani, poi con la bocca, poi con tutto il resto.
In breve, avevano smesso di litigare a voce, ora erano i loro corpi a scontrarsi e ogni giorno sembravano non averne mai abbastanza.
Lentamente, avevano finito col passare le giornate con i pantaloni abbassati e le erezioni in ogni buco che avevano a disposizione.
Ma l’arroganza, oh quella, non era mai scemata in malfoy. Nemmeno quando era piegato a novanta e lo prendeva da lui. Nemmeno quando era in ginocchio e si spingea nella sua gola.
Quasi sempre era lui il passivo, eppure risuciva a risultare sempre e inevitabilmente il coglione arrogante.
Ovviamente, nonostante tutto, si era innamorato piuttosto in fretta.
C’era una frase che Draco diceva sempre “Fallere nescio” che la prima volta che l’aveva sentita Harry aveva ribattuto – Fallo moscio? –
Draco aveva alzato gli occhi al cielo e gli aveva fatto sentire quanto il fatto di non saper sbaglaire coincidesse sul beccare la sua prostata in poche spinte.
Così, Draco non faceva che riterlo.
- Se lo dici ancora una volta – inveì un giorno Harry – giusto che te la ficco giuù per la gola.-
Draco aveva riso, e Harry aveva preso la baccehtta e si era scritto con la magia “fallare nescio” sul cazzo duro.
Poi glielo aveva spinto in gola.
Draco lo guardava con gli occhi spalancati, e lucidi mentre restava inerte e si lasciava scopare la bocca.
Fu il pompino in cui godette di più.
Ovviamente, poi glielo ficcò anche su per altri orifizi.
Da quel giorno, quella frase non fu più tolta dalla sua pelle. tanto che Harry se la tatuò per davvero.
Ora non ea più un modo per rimarcare la superiorità, ma era era un invito.
Draco la diceva tutte le votle ce voleva essee fottuto.
Quindi, non cambiaba nulla, continuava a ripeterla.
E Harry… continuava a ricacciargliela in gola con la forza.
E il altro orifizi.
Erano fatti per stare insieme.

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Prompt: amore fraterno (sì, come no! *wink wink*)
parole: 3410
 

In vino veritas

 


Erano quasi le due quando Draco ricevette la telefonata. Si svegliò con il cuore a mille e l’ansia che pulsava nelle vene: Era hermione Granger.

Sbuffò sonoramente e domandò – Dove? –
- Al solito posto. –
- Cerca di non farlo morire intossiacato tempo che arrivo.-
Chiuse il telefono e si buttò dei vestiti addosso, aveva le palpebre così pesani che nn sapeva nemmeno più il suo nome.
Di certo, ricordava il nome della causa di ogni suo male: Harry Malfoy.
Merlino solo sapeva quando odiava che sua madre avesse sposato suo padre e si fosse ritrovato dall’oggi al domani con un fratellastro, per fi più un fratellastro famoso.
Era stato costretto a sentirsi in ombra ovunquq andassero, e a raccogliere i cocci di un fratello che non avrebbe mai voluto avere.
Un giorno lo avrebbe soffocato nel sonno, già lo sapeva, ma di certo non era quello il giorno.
Lo trovò nel solito locale, ubriaco marcio con i suoi due pessimi miglioni amici che tentavano di farlo riprndere. Hermione Granger era la più assennata tra loro, ma non era in grado da sola di fare ragionar i due ragazzi, poteva solo prendersi cura di uno e l’altro… beh l’altro toccava a lui.
Harry alzò gli occhi e soffiò – Il mio heeeore! –
“il mio eroe sto cazzo” pensò Draco con un sospiro, ma lo prede comunque sotto braccio e lo trascinò via.
Salirono le scale barcollando, Draco cercò di fare di tutto per evitare che i loro genitori si svegliassero, riuscì a portarlo in camera sua e buttarlo sul letto con poca grazia.
Poi lo guardò con un lungo sospiro.
Da quando era diventato così?
Prima di entrare ad Howatrs erano davvero fratelli, condividevano tutto, poi qualcosa era cmbiato. I genitori li avevano tenuto all’oscuro della fama del primo e Draco si era scontrato presto con la realtà che Harry era una specie di eroe e che lui sarebbe stato sempre un gradino sotto.
All’inizio, doveva ammetterlo, era stato lui a mettere un po’ le distanze, si era sentito umiliato, messo da parte, solo. Suo fratello era più importante, riceveva più attenzioni.
All’inizio era gelosia, pensava, ma col tempo aveva capito davvero cosa lo infastidisse: erano gli altri. Tutti gli altri al mondo che glielo stavano monopolizzando.
Era geloso non della sua fama… ma di lui.
Solo che a qual punto Harry si era fatto degli amici, erano in case diverse, e una distanza si era creata tra loro che era quasi impossibile colmare.
Erano fratelli, e non avevano più nulla in comune a parte il cognome.
Poi qualcosa era cambiato nel moretto, non sapeva nemmeno cosa, adal momento che erano ormai troppo distanti per parlarne.
Harry aveva iniziato a bere troppo spesso e la Granger a chiamare per portarlo a casa.
Nonostante fosse brutto raccogliere i cocci di suo fratello ubriaco, Draco non poteva nascondere la nostalgia che provava nel sorreggerlo, la voglia di continuare ad essre il uo sostegno, la voglia di…
Di toccarlo.
Harry aveva qualcosa di sbagliato, era innegabile, ma non era più sbagliato di quanto non lo fosse Draco.
Standogli lontano, era cresciuta in lui una nuova, profonda ossessione. La mancanza di Harry aveva iniziato a sentirla così pesantemente, da diventare concreta. Sentiva il bisogno di un contatto con lui, non solo a parole, non solo la presenza… ma anche fisico.
A volte, quaando lo buttava sul letto ubriaco, passava il tempo con le mani poggiate sul suo petto, o sul viso. Gli piaceva sentire il suo calore, gli piaceva sentire la consistenza della sua pelle.
Gli piaceva sentire le sue labbra screpolare sotto i polpastrelli.
Era purtroppo consaepevole che quell’ossessione aveva valicato nuovi limiti, limiti che nessun fratello avrebbe dovuto valicare.
Ma finché era solo quello… andava bene. Doveva andare bene.
Il bisogno di toccarlo, doveva limitarsi ad essere solo quello: un bisogno che non avrebbe mai dovuto essere soddisfatto più di così.
Solo che era così difficile… quando Harry era ubriaco perso, debole, fragile, indifeso.
Aveva immaginato spesso di valicare quel confine, baciarlo… dar sfogo al suo bisogno di toccarlo lasciando scivolare le mani ovunque sopra di lui, dentro i suoi vestiti…
L’ultima volta che l’aveva visto nudo avevano dieci anni. Ormai doeva avere svviluppato una folta chioma sul pude e… decisamene un più sviluppato organo.
Cavolo, pensò tornando alla realtà, doveva lasciare quella stanza prima che la sua ragione scivolasse via, permettendogli di valicare un confine che non era umanamente valicabile.
Harry mugugnò qualcosa, aprì gli occhi e lo guardò.
Per la prima volta dopo tanto, tanto tempo, si sentì guardato da lui davvero.
Per un attimo, sembrò che quello sguaro potesse vedere ciò che tnetava con tutte le sue forze di nascondere.
- Dormi. – gli disse – Buona notte. –
Harry socchiuse gli occhi, ma non li serrò, schiuse le labbra come se volesse dire qualcosa, ma non disse nulla.
Eppure si mosse, a fatica, come se non riuscisse ad essere coordinato nei momenti e, prima ancora che Draco potesse capire cosa stesse facendo, iniziò a sbottonarsi i pantaloni.
Per un secondo, il cuor di Draco perse un battito, il desiderio che cercava di reprimere fece un piccino saltello, un saltello che gli fece sinceramente male, poi realizzò che con tutta probabilità voleva solo provare a mettersi il pigiama.
Una cosa del tutto normale.
Era solo lui che era anormale a pensare certe cose.
Ma harry fece scivolare una mano nelle mutande e tutto ciò che Draco riuscì a vedere fu un mlto poco equivoco movimento che lo lasciò senza fiato.
Si stava masturbando senza distoglierelo lo sugardo da lui e draco non riusciva a distoglierlo dal fratello disteso, come se ogni fibra del suo essere fosse attratto da quella visione.
Si ricordò di respirare solo quando il suo petto inziò a fare male per mancanza di ossigeno, ma dimenticò subito come si faceva quando, insoddisfatto della costrizione, suo fratello non lasciò scivolare fuori il sesso ora duro per carezzarlo in tutta libertà. Guardando lui.
Il bisogno di toccarlo, divenne devastante.
Draco non ebbe nemmeno la concezione di star muovendosi, fu come se il suo corpo faceva una cosa mentre la mente era rimasta indietro, annebbiata. Aveva teso le mani e aveva stretto le dita attorno all’erezione e si scoprì sorpreso di sentirla bollente e così dura.
Anche se era normale che fosse così, ma toccare un erezione non sua era disorientante.
Ed era l’erezione del ragazzo che era cresicuto con lui, con cui aveva condiviso tutto, che era la sua famiglia che era…
Suo fratello.
Divenne inevitabilmente duro senza nemmeno essersi toccato, e quando iniziò a muovere la mano su quel sesso turgico, riuscì quasi a percepire ogni movimento sul proprio.
Harry sembrò un poì sorpreso, ma si rilassò, tirando via le proprie mani e rimanendo fermo a fissarlo.
Di improvviso, Draco realizzò di essere seduto accanto a Harry ubriaco, con le mani che accarezzavano una meta che non avrebbe mai creduto possibile.
L’adrenalina, l’eccitazione, l’inevitabilità divenne una seconda pelle. Sentì la salivazione aumentare, mentre il bisogno di andare oltre quelle carezze divenne inevitabile.
Si rese conto di aver abbassato il capo sol quanto sentì l’odore del sesso di Harry vicino, ma questo non lo fermò dall’assaggiarlo.
Né lo fermò da perdere il controllo.
Godette nel sentire la punta sbattere contro ogni angolo della sua bocca mentre la lingua assaporava la pelle tesa, giocava con lui.
Non osava alzare gli occhi, non osava fermarsi, osava solo continuare finché poteva.
Poi sentì una mano stringergli i capelli e il panico lo colse: era tornato lucido? Stava per spingerlo via? Stava per rovinare la sua vita?
Ma Harry spinse il suo capo giù con una forza tipica di chi voleva qualcosa, ma era troppo ubriaco per pretenderla.
Draco si sentì attraversato da un’eccitazione nuova e sentì le proprie mutande bagnarsi del suo seme.
Era venuto, solo un po’, ma quanto bastava per farlo sentire sporco, sbagliato… perverso.
Fu come un interruttore che spense ogni vocina, ogni ragione.
Rilassò la mascella e lasciò scivolare quel sesso più in fondo che poté, e dove non risucì da solo, finì Harry per lui alzando i fianchi.
Per pochi, vitali secondi, Draco si sentì la bocca scopata dasuo fratello, e quando sent il seme schizzargli nella gola, venne con un gemito soffuso.
Drizzò la schiena, bagnato, ansante e confuso e ebbe finalmente il coraggio di alzare gli occhi su suo fratello che insisteva nel non distogliere lo sguardo da lui.
Era ancora ubriaco, lo vedeva dall’opacità, ma c’era un’ombra lontana che gli dava quasi la sensazone che fosse lucido.
Ma andava bene così.
Lo avrebbe negato. Doveva. Era l’unico modo.
Quel gioco era ormai finito, ora Draco doveva solo uscire da quella stanza e tornare alla sua vita, dimenticarsi di quello che era successo e poteano tornare a essere due ragazzi cresciuti insieme, con lo stesso cognome, e che erano parte di una famiglia.
Era la cosa giusta da fare.
Perché fare alto era così sbagliato da rasentare la follia.
Harry si mosse piano piegò le dita sui lembi della sua maglietta e iniziò ad alzarla, scoprendo lentamente il suo grembo. Ogni centimetro di pelle che si faceva strada diventava un ultreiorre zona invitante per la sua bocca, come una portata gustosa di una prelibatezza nuova.
Bastò quello, per far sentire il proprio inguine essere pronto a eccitardi di nuovo. Poi bastò vedere Harry arrivare a tirarsi su la maglia poco sopra i capezzoli così da lasciarli esposti per poi tendere una mano verso di lui.
Draco non sapeva davvero le sue intenzioni, merlino, non sapeva nemmeno cosa stava davvero succedendo.
L’unica cosa che sapeva era che prendere la sua mano risultò naturale, asseoncare il movimento che lo tirava addosso a lui, sembrò ovvio, baciarlo… sembrò inevitabile.
Quello non era il suo primo bacio, ma fu come se lo fosse. Ogni molecola del suo corpo si sentì come se fosse stato baciato per la prima volta, forse perché questa volta voleva davvero baciare quella persona, perché tutta la sua vita era dedita a adorare quella persona così tanto intensamente da fare male.
Quando si staccarono, Draco guardò nei suoi occhi e ebbe la sensazione di vedere lucidità, ma a quel punto lui l’aveva persa tutta.
Ormai il suo intero corpo voleva buttarsi in quel precipizio e lasciarsi cadere, pur sapendo che alla fine di quell’oscurità c’era una morte inevitabile.
Assecondò i desideri di Harry, scivolò accanto a lui sul letto, per poi cercare di nuovo le sue labbra. Anche se era il secondo bacio, sentì di nuovo la sensazione che fosse il più importante della sua vita. Perché lo era.
Tutto di quel momento era importante e lo avrebbe agguantato, stretto e custodito per sempre. Anche se Harry non ne avrebbe avuto memoria.
Anche se invece avesse ricordato, e avrebbe fintito per odiarlo.
Si ritrovò talmente assorto nel bacio che si rese conto appena che Harry lo aveva sovrastato, schiacciandolo sul materasso, si rese anche apepna conto che aveva infilato una mano sul suo fianco e ora tentava in modo scoordinato di spoglarlo.
Decise di dargli una mano. Mentre si spogliava, un poco di senno tornò inevitabile, come se finalmente si fosse dato modo di pensare.
Ma non fu abbastanza, nulla era più abbastanza.
Questa volta, quadno cercò le sue labbra, lo fece consaepevolemtne.
Questa volta, fu una decisoone sua.
Harry boccheggiò, senza fiato. Essere ubriaco stava minando il suo controllo, baciarlo e ricordarsi di respirare era un problema comune.
Decise così di dedicarsi anche ad altro, e Draco si ritrovò a fissare il soffitto mentre il resto del suo corpo subiva i malfermi attacchi di suo fratello.
Se Draco non fosse stato cosnumato dal desiderio di farci l’amore, forse quei tocchi, quei baci e quei maldestri tentativi di preliminari non avrebbero sortito effetto. Ma era Harry, un Harry Malfoy eccitato e gli avrebbe concetto ogni cosa.
Si ritrovò sorpreso tuttavia, quando sentì le dita spingersi in lui. Non in modo negativo, ma solo… sorpreso.
Non credeva che Harry avrebbe perfino avuto la lucidità di prepararlo.
Beh, non credeva che sarebbero arrivati nemmeno così avanti, ma ormai c’erano e non si sarebbe tirato indietro per nulla al mondo.
Harry con due dita dentro di lui, una mano che lo accarezzava e la bocca che succhiava il suo capezzolo destro, era la cosa più eccitante che avesse mai vissuto. Ma voleva andare oltre.
Voleva sentirlo dentro di sé.
Chiamò il suo nome, disperatamente e sembrò sortire esattamente ciò ce voleva. Harry tornò in cima, cercò nuovamente le sue labbra e si adagiò tra le sue gambe.
Poi sentì la punta premere contro la sua apertura, e la realizzazione di qeullo che stava per cuccedere lo colpì come un pugno nella stomaco.
Se avesse permesso davvero a Harry di arrivare fino in fondo, nell’atto e dentro di lui, ogni cosa, ogni fottutissima cosa sarebbe cambiata per sempre.
Doveva impedirlo, doveva… fermarlo.
Non poteva perderlo.
Era suo fratello, non importava quando fosse pazzo di lui, non dovevano andare oltre di così.
Sì.
Lo sapeva.
Era lucido abbastanza da saperlo.
Ma non lo fermò comunque, trattenne il respiro, tentando di rilassarsi mentre lo sentiva entrare in lui.
Lo sapeva ma ormai era troppo tardi.
Quando lo sentì completamente dentro di sé, realizzò che era troppo tardi per tutto e che gli stava bene così.
Qeulla sarebbe stata la loro unica, preziosa, volta.
Dopo di che, avrebbe accettato di amare qualcuno che non poteva ricambiarlo, qualcuno con cui non poteva stae insieme.
Avrebbe smesso di respingere i suoi sentimenti semplicemente per accettarli, e accettarne l’impossibilità.
Harry si mosse in lui, e Draco fu sopraffatto dal piacere e dalla tristezza così tanto che premette il viso sul cuscino per nascondere le lacrime.
Harry nemmeno sembrò accorgersene, mentre aumentava il ritmo, sempre più lucido nell’entrargli dentro.
Per minuti, per attimi preziosi, i loro corpo sbatterono l’uno sull’altro, in preda al piacere e Draco cercò le sua labbra e il contatto con il suo corpo come un assetato nel deserto.
Il piacere, era una terza entità tra di loro.
Draco venne con un singhiozzo e il suo nome sussurrato sulla pelle.
E un ennesima lacrima che scorreva sulla guancia.

Non aveva chiuso occhio quella notte. Era semplicemente scivolaro nel suo letto quando Harry si era addormentato e dopo averlo sistemato un poco e aveva fissato il soffitto fino all’alba.
Eppure, quadno si era alato, gli era lo stesso sembrato un sogno.
L’unica cosa che gli era rimasta era il ricordo della sensazione di averlo dentro di sé.
Era decisamente cresciuto e se non fosse stato così smanioso di averlo, Draco era più che sicuro che avrebbe avuto difficoltà ad entragli dentro.
Scese per fare colazione e trovò Harry a tavolo, con del tea tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto.
Quando entrò in stanza, alzò gli occhi su di lui e sembrò non vederlo per un lungo sistante, per poi metterlo a fuoco.
Fa finta di nulla, gli suggerì la sua voce. Così, Draco sussurrò – Buogiorno – e si sdette al suo posto.
Da quando si erano allontanati non parlavano tantissmo. Presto sarebbero tornati as Hogwatrs e sarebbero diventati ancora più distanti.
Il solo pensiero gli faceva male al cuore, ma doveva ingoiare la sua disperazione e accettare che il loro rapporto non poteva cambiare.
Fecero colazione in silenzio. Harry aveva decisamente i postumi della sbornia ma doveva decisamente ricordare qualcosa eprché si uoi occhi verdi continuavano costantemente a tornare su di lui, come se non sapesse cosa era vero e cosa no.
Draco non poteva fare ltro che negare.
Negò per tutto il resto del giorno, in cui cercò di evitarlo senza sembrare troppo palese, finché non fu l’ora in cui Harry di solito usciva e lui di solito si rintanava in camera sua.
Ma quella sera Harry non uscì. Quando Draco fu in camera sua, lo sent’ bussare alla porta.
Draco aprì con una certa ritrosia.
- Che c’è? –
Harry lo guardò per un lungo momento, poi quasi lo scansò per netrare nella sua stanza. Una volta lì, si portò una mano nei capelli e soffiò – Dobbiamo parlare. –
Cazzo. Ricordava? Fino a che punto?
Calma.
Poteva essere solo… paranoico.
- Di cosa? –
Harry alzò gli occhi e per la prima volta sembrò… devastato.
- Farò la cosa giusta. – soffiò – Mi… costiturò. –
- Eh? –
- … ricordo cosa è successo.- mormorò – Cosa ti ho fatto. – si morse un labbro – Non ti chiederò di perdonarmi, voglio solo dirti che so di averti fatto del male e mi costituirò. –
Il cevello di Draco partì a mille, finché non colelgò i pezzi. Harry ricordava, ma era convinto di avr fatto quaclosa di male.
Hary pensava davvero che…
- Non mi hai fatto niente. –
- Mi ricordo. – insistette.
- Non mi hai fatto nente di male. – si corresse allora Draco.
Harry lo guardò, come se negare la verità non servisse a nulla.
- Io ti ho vio - - non riuscì a finire di dirlo perché Draco ece un salto per raggiungerlo e gli poggiò una mano sulla bocca.
Il contatto del palco contro quelle labbra gli fece ricordare il suo sapore,
Tentò dis cacciare il epsnerio.
- Ero consenziente. – disse, con una risolutezza che non creeva possibile.
Gli occhi verdi lo trafissero, Harry gli prese la mano per spostarle dalla sua vbocca – No che non lo eri. –
- lo ero. –
- Piangevi. –
Draco si sentì ora sul punto di tornare a farlo.
- Non per quello che credi. –
Harry ora non sapeva che pensare, si limitava a guardarlo, come se gli sfuggisse qualcosa.
Ma non era l’unico che non capiva cosa stava succedendo.
- Eri ubriaco, Harry. E’ successo. Non ci sono colpevoli, lasciamoci questa cosa alle spalle. – provò a fare un sorriso – Siamo fratelli, anche se non abbiamo legami di sangue. Possiamo solo… lasciare perdere. –
Questa volta gli occhi che lo fissavano era lucidi, erano consapevoli – Hai detto che eri consezente. – sembrò realizzarlo.
Cazzo.
Draco fece un passo indietro e scrollò le spalle – Ho detto che non ne dobbiamo parlare. Anzi, dobbiamo dimenticare. Esc da questa stanza Harry e impegniamoci a fingere che non sia mai successo. –
Harry restò fermò – Eri consenziente. – ripeté.
Draco strinse le labbra – Ti prego… va via. –
Harry non fece nemmeno finta di volerlo fare. Semplicemente restò lì, a pensare sulle implicazioni delle due semplice parole: eri consenziente.
Poi disse – Io ti amo. –
E null’altro aveva più importanza.
Draco alzò gli occhi e si limitò a guardarlo.
- io… ti amo. – insistette Harry – e se non provi qualcosa per me, quaslaisi cosa, andrò via da questa stanza e non ne parleremo mai più. – soffiò – Mi impegnerò ad essere un buon fratello, ingoierò i meii sentimenti e non li ripoterò più a galla. – la sua boce tremò come se fosse doloroso anche solo il pensiero – So che le possibitlià che tu privi quclsoa, quasilsiasi cosa, per me, sono molto remote. Ma se anche una picola parte di te, una piccolissima parte, la prova… - lo guardò – io ti…-
- amo. – finì per lui Draco. E quella parole ebbe un sapore stupendo sulla lingua.
Si guardarono, in attesa di capire come andare avanti, nella giornata, tra di loro.
- Quindi… - continuò Draco a disagio – Ora che si fa? –
- In che senso. –
- Non voglio continuare così Harry. – lo freddò – voglio che torniamo ad essere uniti come prima, voglio tornare ad essere tuo fratello, a essere parte della tua vita. – quelle parole non sembravono renderlo felice, così Draco rincarò – E voglio essere tuo. – disse – So che è impossibile, ma… è quello che voglio. –
Harry contò tre secondi prima di attraversare la stanza e baciarlo.
Dopo un lungo appasioannte baciao, si staccò da lui senza fiato.
- Ed è quello che avrai. –
- Ma non possiamo. –
Gli occhi verdi billarono di malizia e divertimento – No, non possiamo. Ma questo non ci fermerà. –
E non si fermarono.
Questa volta, mentre facevano l’amore sobri e consapevoli, capirono che quella relazione avea le carte in regola per essere un disatro e distruggere la loro famiglia.
Ma era anche la cosa più bella del mondo.
E che avrebbero fatto di tutto per farla funzionare.





Splash

Mar. 21st, 2020 10:53 pm
macci: (Default)
Prompt: water
Parole: 339

Draco se ne stava nella vasca a sguazzare, i suoi occhi indugiavano sulla compagnia del suo inusuale compagno di bagno.
A quanto pare, era una cosa che poteva accadere.
Aveva trovato Harry Potter già intento a lavarsi quando era arrivato lui, mentre il moretto era arrossito pronto ad andare via, Draco si era limitato a spogliarsi e buttarsi in acqua.
Poi era rimasto lì a guardarlo, mentre Harry tentava di darsi un tono e non sembrava imbarazzato.
Ma erano due uomini nudi nella stessa vasca. Avrebbe dovuto essere imbarazzato, era del tutto normale.
Ancora di più se avesse avuto anche il più piccolo sentore di una verità innegabile: a lui piaceva la mazza. E quella di Harry potter era piuttosto a postata di mano.
- Quindi… ti va di scopare? –
Harry arrossì vistosamente e sembrò abbassare gli occhi sulla schima, precisamente sulla schiuma che copriva le sue grazie.
- … intendi. –
- Già. –
- … sei serio? –
Draco sogghignò – Che altro motivo avrei avuto per spogliarmi e immergermi in una vasca con te, razza di idiota? – disse – Per lavarmi davvero? –
- Magari eri uno che risparmiava acqua. –
- La mia paghetta può pagare acqua per un mese. Ma sì, diciamo che voglo risparmiare acqua. Tanto vale… sporcarla. –
Cion due dita fece per schizzare un po’ d’acqua a Harry colpedolo sugli occhiali già mezzi appannati.
Fece per toglierli, quando draco farfugliò – No quelli no. Lasciali. –
- Perché? –
- Perché voglio scopre con Harry Potter. - soghignò – e sono un po’ un mio sogno erotico. –
Harry li pulì malamente su un asciugamano e li infornò nuovamente.
Ora i suoi occhi, divennero sottili e brillanti.
- Beh, se è quello che vuoi. – mormorò – Non mi va di sprecare acqua. –
L’acqua della vasca finì tutta sul pavimento per via dei movimenti, così tanto che quando ebbero finito non era rimasta che un litro scarso.
Dopo, si fecero di nuovo un bagno per pulirsi dal bagno.

macci: (Default)
Prompt: differenza di età
Parole: 686

Eccolo che tornava.
Una volta scoperto un nuovo gioco, Peter Pan era una persona veramente facile da plagiare. E quel gioco, era molto, molto divertente.
Lo aveva scoperto una notte, spiandolo in compagnia con un uomo della sua ciurma. Lo aveva notato, sbirciare dall’oblò, si era persino messo in modo da fargli vedere esattamente cosa stava accadendo, di fargli vedere quanto il suo sottomesso stava godendo.
Si era spinto nel suo uomo e nella sua bocca, consapevole che Peter li stava guardando.
Il giorno dopo, vederlo tornare a sbirciare, gli aveva dato un senso di euforia. Aveva lanciato l’amo… e aveva pescato un ragazzino curioso.
Ci volle una settimana affinché Peter non entrò nella sua cabina, convinto che dormisse, e non volasse a un metro da lui.
Sentì il suo sguardo addosso poi sempre più in basso finché non sentì delle mani scivolare sulla cinta dei suoi calzoni.
Restò inerte mentre le mani di un ragazzino curioso lo spogliavano fino a scoprire il suo sesso a riposo.
- non è duro. – lo sentì sussurrare, sovrappensiero.
- Prova a leccarlo. – prose Hook con un sogghigno.
Peter volò via dall’altra parte della stanza, attaccato al soffitto, la mano al pugnale, gli occhi fissi sulla minaccia. Hook si alzò sui gomiti con un sorriso sempre più largo.
- Buona sera anche a te. – soffiò, divertito.
- Perché non è duro? – domandò Peter, nonostante fosse guardigo era per sempre incuriosito. Hook aprì di più le gambe per dargli una chiara visione.
- Perché non sono eccitato. – mormorò.
- che significa? –
- Nulla che un moccioso come te possa capire. – l’amo fece splash.
- Io posso capire? – la lenza veniva tirata.
- Nah, non sei in grado di capire il sesso. – Un po’ di resistenza – Torna a casa, Peter, questo è un gioco che non sei in grado di fare. –
Peter tornò su di lui, gli occhi brillanti per la sfida – Invece sì.-
Il pesce è fuori dall’acqua e si dimena tra le sue mani.
Aveva pescato un ragazzino da fottersi.

Hook ti tolse l’uncino e lo lanciò lontano, poi disse – Sono disarmato. –
Peter poggiò il suo coltello non troppo lontano da lui, sempre guardingo.
- Come si fa qeusto gioco? –
Hook si prese il sesso tra le mani e gli fece vedere come carezzarlo – Intanto devi fargli qualche carezza.- soffiò – Poi, stando attento ai denti, lo lecchi. –
- Perché dovrei farlo? –
- Così diventa duro. – soffiò – E una volta duro, posso insegnarti come giocare. –
Peter lo guardò per un lungo minuto, lentamente si avvicinò al sesso. LIl primo tocco fu titubante, poi divenne smpre più sicuro di sé e presto acquistò dimestichezza.
Era un po’ busco, ma ottenne l’effetto sperato. E la sua bocca calda era divina.
Hook gli insegnò esattamente come succharglielo, esattamente come masturbare sé stesso e prepararsi.
Peter divenne un esemplare di studente perfetto, tanto che quando volò sul suo cazzo per fottersi da solo, lo fece diligentemente.
Era coraggioso, era impavido, non lo spaventò nemmeno il dolore.
E se l’avesse fatto, Hook era pronto a sfidarlo anche in quello.
Poi il piacere prese il sopravvento, Hook iniziò seriamente a perdere il controllo. Afferrò Peter che stava rallentando per la stanchezza e lo spinse sul materasso, inziò a fotterlo senza tregua, senza pietà.
Quando vide le prime luci dell’alba capì di averlo fatto per ore.
Guardò in basso, peter aveva gli occhi assenti, le labbra schiuse. Il sesso duro, ma gocciolava sul seme che si era condensato sul suo grembo.
Hook usc da lui, avendo svuotato anche l’ultima energia che aveva dentro di lui e soffiò – Allora, Peter, ti piace qusto gioco? –
Peter sembrò quasi non udirlo ma due attimi dopo lo guardò. E sorride.
- non ho capito come si vince. – soffiò.
Hoook quasi rise, mentre i suoi occhi brillavano – Ho vinto io, ma puoi tornare domani per una rivincita. –
Torno il giorno dopo, e quello dopo ancora.
Il pesce ormai era suo e lo stava divorando con avidità.

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