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Titolo:  Non sapevo di essere maledetto
Cow-t 9, Seconda settimana, M3.
Prompt: Nobili Origini
Numero parole: 5748
Rating: Rosso
Fandom: Harry Potter


Non sapevo di essere maledetto




Harry Potter si guardava attorno, completamente disorientato. Era stato invitato a quella festa solo perché era l'eroe del mondo magico e non perché avesse davvero senso la sua presenza lì. Sospirò gravemente; non era la prima volta, non sarebbe stata nemmeno l'ultima. Questa volta, tuttavia, rispetto alle altre, al suo fianco mancava la sua amica di sempre e unica in grado di riconoscere tutti i partecipanti, quindi molto spesso si ritrovava a stringere mani, sorridere e fingere di riconoscere gente che, mano sul fuoco, era sicuro di non aver mai visto in vita sua.
- Salve signor Potter! - esclamò una donna sulla cinquantina, alta con un abito blu che le metteva in mostra più pelle di quanto gliene fosse rimasta dopo i vari lifting – E’ un piacere rivederla! Come sta?-
Harry le sorrisi in modo più naturale possibile e le tese la mano – Il piacere è tutto mio, la trovo bene!-
- Oh, trova?- cinguettò lei – Ma mi dica, perché non ci ha più chiamato per la cena?-
Quale cena? Pensò disperatamente Harry. Il panico doveva essere chiaro nei suoi occhi visto che la donna sembrò intuirlo.
- Oh, non mi dica che non lo ricordate signor Potter!-
Harry non aveva la minima idea nemmeno di chi fosse lei, figurarsi di una possibile cena.
Era intento a inventare una qualsiasi patetica scusa quando la voce melliflua e che avrebbe riconosciuto tra mille giunse nella loro conversazione.
- Miss Pellegrin, non siate avida, in molti aspettano di poter salutare Harry Potter.-
Draco Malfoy spuntò tra loro, vestito di un color grigio chiaro che esaltava il suo pallore naturale. I suoi occhi brillavano nel vedere la donna.
- Oh, Signor Malfoy. Elegante come sempre.-
- Mai quanto lei Miss. – il rampollo della famiglia Malfoy le fece un piccolo baciamano e le sorrise cordialmente, poi lanciò un’occhiata al Salvatore e aggiunse – Il signor Potter è stato impegnato con delle indagini di natura riservata, immagino che si rammarichi molto di non averla avvisata, non è vero?-
- Assolutamente.- confermò di rimando Harry assecondando la scusa – Sono stato oberato di lavoro. La prossima volta non mancherò.-
Lei si illuminò e cinguettò – Ma certo, è normale!- prima di dargli un piccolo buffetto con la mano – Ma rinnovo l’invito, e anche per lei Malfoy. Siete entrambi invitati! –
Malfoy accentuò il sorriso e rispose semplicemente – Non mancheremo.- cosa che permise alla donna di passare al prossimo ospite.
Improvvisamente soli, Malfoy guardò il suo ex compagno di scuola con un sopracciglio alzato.
- Non è colpa mia.- si difese subito Harry – Hai idea di quanta gente incontri a questi eventi?-
- Infatti, non sei tipo da questi eventi. Conosci almeno qualcuno?-
Harry si guardò attorno e la risposta gli parve più ovvia che mai. Li conosceva? Non era sicuro. Forse li aveva visti ad altre feste a cui il Ministero l’aveva costretto di partecipare, ma non aveva idea dei volti, dei nomi o di qualsiasi avvenimento della loro vita.
Guardò l’ex compagno di classe, colpevole.
Draco Malfoy finì quello che restava nel suo bicchiere e fece spallucce – Resta con me, farò in modo di farti fare bella figura.-
- Davvero?- soffiò l’altro – Come mai?-
- Potrei dirti per bontà d’animo, ma sarebbe una bugia. La realtà è troverò divertente la faccia che fai quando qualcuno che non conosci ti chiede qualcosa.- ammiccò – voglio il posto in prima fila.-
Probabilmente quello era il suo modo per giustificare quell’evidente gentilezza, perché un Malfoy non poteva semplicemente essere gentile, doveva sempre nascondere una sorta di secondo fine.
Iniziarono così a girare la sala, Draco intercettava ogni persona, e nella conversazione che seguiva riusciva a metterci nomi, occupazione e qualche nozione base della famiglia del suo interlocutore, agevolando la conversazione in un secondo momento per lui. Per due ore strinsero mani, chiesero come stessero parenti, accettarono e fecero farlocchi inviti a fantomatiche cene.
Durante le pause, bevevano qualche sorso di vino bianco per riuscire a bagnare la gola secca per le troppe chiacchiere.
Quando ogni invitato finalmente ebbe la sua buona dose del salvatore del mondo i due finalmente poterono iniziare a raccapezzarsi su cosa fosse divenuta la loro vita dopo Hogwarts.
Harry gli raccontò che diventare Auror era stato più sulla carta che sul campo. Quasi mai partecipava attivamente alle missioni, ma anzi sembrava che il suo compito fosse presentarsi a queste feste e attirare investitori dal momento che nessuno voleva mettere davvero a rischio la vita dell’eroe del mondo.
- Cos’è quella faccia?- soffiò Malfoy con un sorrisetto divertito – Direi che hai rischiato la vita abbastanza per una vita intera.-
Harry aveva sorriso – Forse non hai tutti i torti.-
Poi fu il turno di Malfoy di raccontare. Con i genitori rinchiusi, aveva preso le redini degli affari di famiglia. Confessò che non era facile, che si era ritrovato con tutto addosso, con tutti che si aspettavano che fosse esattamente come Lucius ma che invece all’inizio non aveva quasi idea di cosa avrebbe dovuto fare.
- Ora però va meglio. – disse – e a differenza di qualcuno, so tutti i nomi dei miei possibili finanziatori.- gli fece l’occhiolino e Harry si ritrovò ad arrossire, imbarazzato.
- E’ che non mi piacciono queste cose.-
- Queste cose ti pagano lo stipendio.-
- E allora?- replicò Harry – Non vuol dire che debba piacermi.-
Il tono tra loro era cambiato. Draco restò in silenzio per un lungo minuto, poi gli fece cenno di seguirlo. Dopo un secondo di esitazione, Harry lo raggiunse in una stanzetta adiacente; rispetto alla sala da ballo in cui erano stati finora, questo sembrava un piano bar. C’erano tavolini da una parte e un bancone pieno di liquori dall’altro. Draco entrò nel bancone e prese una bottiglia e due bicchieri.
- Ma possiamo stare qui?-
- Certo che no.- rispose, con un sorrisetto beffardo – Io non dirò nulla, se non lo farai neanche tu.-
Dopo un attimo di esitazione, si avvicinò al bancone e prese uno dei bicchieri riempiti. Bevve un sorso e la potenza del liquore lo fece tossire.
- Avrei dovuto avvisarti che è forte.- disse, dopo un sorsetto. Per lui sembrava acqua fresca. L’altro gli lanciò un’occhiata moralmente ferita.
Restarono ancora in silenzio, ma l’atmosfera tra loro era di nuovo leggera, quasi intima.
- Quando mio padre era costretto a partecipare a queste feste io e Zabini trovavamo sempre una via di fuga. Abbiamo trovato questo posto un giorno e da allora ogni volta che venivano in questa villa era il nostro posto.-
- Come sta Zabini?-
- Sposato.- replicò divertito – Non può più accompagnarmi nelle scorribande e bevute in case altrui purtroppo.-
- Quindi posso fare domanda per il posto?- ridacchiò Harry alzando il bicchiere – Suppongo che ti vedrò ad altre feste e potrebbe servirmi ancora una spalla.-
Di tutta risposta il serpeverde ridacchiò e prese il bicchiere per spingerlo contro il suo – Periodo di prova. Se risulti essere una chiavica, ti licenzio.-
- Farò del mio meglio.-
Lontano dalla folla e dalla musica del grammofono magico, i due ripresero a parlare e, questa volta, uscirono dalle loro bocche confessioni che non avevano mai avuto il coraggio di dirsi; come si erano sentiti durate la guerra, come si erano ritrovati sperduti e spaventati.
Draco ammise perfino, con voce bassa come se faticasse a parlare, che quando Harry lo aveva colpito quel fatidico giorno in quel bagno in disuso con un incantesimo mai sentito, si era sentito quasi sollevato. Morire, sarebbe stata una liberazione dalla paura, dall’ansia e dalla missione che era così terrorizzato da svolgere.
- Però ora sono contento.- ammise – Di essere vivo, che sia finita. Perfino di stare parlando con te.-
Mentre parlava, le labbra di Draco si muovevano piano, i suoi profondi occhi grigi restavano bassi per molto tempo per poi alzarsi solo per trafiggerlo. Era strano che Harry si sentisse trascinato nella profondità dei suoi occhi ogni volta che li incrociava? Era strano che quando lo guardava, non riusciva letteralmente a vedere altro al mondo?
Qualcuno bussò alla porta e domandò- Signor Potter?-
Harry fece in tempo ad imprecare sotto voce, prima che Malfoy lo afferrasse per trascinarlo dietro la bancone e poi in basso, per nasconderlo.
Restarono seduti per terra, più vicini di quanto non lo fossero mai stati, in attesa che il visitatore andasse via.
La porta fu aperta, il suo nome fu ancora chiamato, poi fu richiusa.
Draco sbucò con la testa dal bancone per essere sicuro che fossero di nuovo soli e Harry non poté fare a meno di notare quanto sembrasse morbida e candida le pelle del suo collo.
In un angolo della sua testa, decise di registrare quell’osservazione, così come tante piccole altre cose, e far finta di nulla.
Ma Draco Malfoy si girò verso di lui ed erano così vicini che gli sembrò che avrebbe potuto baciarlo semplicemente chiudendo gli occhi e spingendosi in avanti. Gli sembrò un eventualità così concreta che si rese conto delle sue azioni solo quando Malfoy gemette per aver sbattuto la schiena per terra dopo che Harry ce lo aveva spinto per sovrastarlo.
Non solo lo aveva solo baciato, ma quella poteva essere a tutti gli effetti considerata un aggressione.
Lo guardò, dall’alto e cercò di capire cosa dire per giustificarsi, per fargli capire che era stato un idiota…
Ma Draco alzò un sopracciglio e come se essere baciato e atterrato da lui fosse la cosa più naturale del mondo, semplicemente chiede - Perché ti sei fermato?-
Così, Harry decise che non c’era un perché.
E che non si sarebbe fermato.

**
Harry non era mai stato con un uomo, ma non l’avrebbe mai ammesso con colui che si stava fidando che sapesse cosa stava facendo mentre due dita cercavano di abituarlo a quello che sarebbe giunto dopo. Dal canto suo, il biondino se ne stava steso, gli occhi chiusi e era sicuro che stesse cercando di regolare il suo respiro.
- Ti faccio male?- domandò, temendo fosse così.
Draco aprì gli occhi e le sue iridi sembravano brillare di una luce nuova, le labbra si tirarono in un sorriso nuovo, un po’ affaticato – Potter, se mi disonori, dovrai poi sposarmi.- lo prese in giro.
In qualche modo il fatto che scherzasse fece sentire Harry più tranquillo. Approfittò ancora delle sue labbra, coinvolgendolo in un nuovo bacio, più profondo dei precedenti, mentre con le dita, si spingeva dentro di lui.
Si accorse del cambiamento quasi subito, un attimo prima c’era resistenza, l’attimo dopo c’era avidità in quell’anello di carne.
L’idea che sarebbe presto affondato in lui, lo eccitò come non mai.
Tolse le dita, adorando il gemito di disapprovazione che giunse del suo amante, poi guidò il proprio sesso puntato su quella porta del paradiso.
Mentre spingeva per entrare, i due trattennero il respiro. Draco strinse le dita sul suo collo, teso come una corda di violino.
- Stai bene?- sussurrò Harry senza fiato, sopraffatto dal piacere, ma disperato che fosse reciproco.
Draco di morse un labbro, prima di annuire.
Entro ancora un poco, alla gola del serpeverde sfuggì un delizioso gemito che lo fece quasi venire.
Ancora una spinta, ancora un respiro profondo e… fu sepolto in lui.
All’inizio di quella serata se qualcuno gli avesse detto che sarebbe stato biblicamente insieme a Draco Malfoy lo avrebbe minacciato di diffamazione, per l’assurdità della cosa.
E invece ora era dentro di lui e non voleva essere da nessun’altra parte.
Merlino, non voleva mai più essere da nessun’altra parte.
Si mosse piano all’indietro per poi rientrare, lo fece per qualche spinta finché farlo con lentezza e controllo divenne semplicemente impossibile.
Quando Draco alzò il bacino per andare incontro alle sue spinte, fu la fine di ogni suo barlume di autocontrollo.
Da lento e intimo, divenne animale. Se la musica non avesse coperto i loro gemiti sarebbero stati uditi anche nell’altra stanza. C’era qualcosa di osceno nel suono della loro pelle che sbatteva, nel suono del suo sesso affondava in lui fino alla base solo per provocare in Draco uno spasmo di piacere.
- Sì, lì…- lo sentì sussurrare mentre chiudeva gli occhi. E lì, sarebbe stato ad ogni spinta.
Non aveva mai provato tanto piacere, non aveva mai voluto fottere qualcuno così tanto, così forte, così disperatamente.
Esplose in lui con così tanta forza, che il suo intero corpo fu paralizzato dall’estesi, le dita affondate nella sua coscia, un urlo bloccato nella gola.
Per quel secondo di paradiso, nulla a parte quel piacere ebbe importanza. Poi aprì gli occhi e le suo priorità cambiarono; Draco era steso, gli occhi socchiusi, il suo seme sull’addome, mentre altro colava dalla punta del suo sesso mentre le dita continuavano a sfiorare la pelle tesa alla ricerca di ogni briciolo ulteriore di estasi.
Draco era venuto con lui e vederlo completamente abbandonato e in cerca di ogni briciolo di ulteriore piacere, lo fece impazzire.
Cercò le sue labbra per rubargli un bacio a fatica, per via del respiro corto, poi gli tolse la mano dal sesso e la sostituì con la propria.
Complice del fatto che fosse ancora duro, iniziò a spingere e Draco soffiò sorpreso – …Che fai?-
Harry appoggiò la fronte alla sua e rispose semplicemente – Ti scopo per il resto della sera.-
Draco fu colto da una nuova piccola ondata di piacere, e chiuse gli occhi per qualche secondo. Quando li riaprì c’era un nuovo rinnovato desiderio nei suoi occhi.
- Sei assunto.- sussurrò con un sorriso divertito – sei decisamente assunto.-

**

Un paio di giorni dopo, Harry aveva la testa completamente nel pallone. Riviveva quei momenti, li analizzava, li studiava per comprendere tutte le più complesse implicazioni. Purtroppo, capire le cose, non era mai stato il suo forte.
- Se…- soffiò verso Hermione una mattina mentre lei era passata a consegnargli dei fascicoli nell’ufficio privato che gli avevano assegnato - Se fai sesso con qualcuno. Dopo quanto tempo devi chiamare?-
Lei si girò, con un espressione incuriosita – Harry, cos’è questa novità?-
- Nessuno novità.- disse – E’ solo in via ipotetica.-
Gli occhi svegli della ragazza brillarono di curiosità – Questa via ipotetica, ha un nome?-
L’altro affondò il viso nelle cartelle per non guardarla in faccia – Che io sappia, tutti al mondo hanno un nome.-
- Quindi Via Ipotetica, ti piace?-
Harry avvampò e la ragazza non mancò di notarlo.
- Quindi ti piace tanto!- esclamò – Che aspetti allora? Chiamala!-
- Cosa? Ora?- replicò in preda al panico.
- Avete fatto sesso, lei ti piace, la vuoi chiamare.- affermò divertita – E non saprai mai se è reciproco se non la chiami, non trovi?-
- E’ complicato.-
- E’ semplice, invece.- fece lei – Vuoi rischiare di non fare nulla e non rivederla mai più?-
Si sarebbero rivisti, era quello il problema. Si sarebbero incontrati tra i corridoi del ministero, tra la gente alle feste. I loro destini sembravano sfiorarsi, anche se raramente riuscivano a incrociarsi.
- Va bene.- disse arreso – Manderò un gufo.-
- Allora è una strega?- esclamò lei, felice – Chi è? La conosco?-
Harry si alzò e la sospinse gentilmente alla porta – Ora lasciami solo, devo pensare bene a cosa scrivere quindi…-
Aprì la porta e ci ritrovò Draco Malfoy con la mano sospesa bloccato nell’intento di bussare.
- Malfoy?- fece Hermione sorpresa – E’ raro vederti da queste parti come mai sei qui?-
Draco spostò lo sguardo da Harry a lei e le sorrise cordialmente – Devo parlare a Potter, ma è un piacere rivederti.-
- Allora vi lascio soli.- disse nuovamente ricomposta, poi fece l’occhiolino al suo migliore amico – Fammi sapere che ti risponde, okay?-
Harry la odiò, mentre avvampava.
Una volta soli, Draco entrò nell’ufficio e si chiuse la porta alle spalle.
- Cosa devi farle sapere?- domandò, incuriosito.
Harry prese un profondo respiro – Cosa risponderà la persona con cui ho fatto sesso ad una festa quando l’avrò contattata.-
Draco alzò un sopracciglio – Ah, quindi mi avresti contattato, alla fine.-
L’altro arrossì, prima di annuire – Stavo per farlo.-
- Beh, sono qui.- fece Draco attraversando la stanza fino alla scrivania dell’Auror per appoggiarsi con nonchalance. Sembrava così rilassato che non pareva proprio essere lì per affrontare una conversazione imbarazzante.
Ma forse l’unico in imbarazzo era solo lui. Mentre Draco afferrava cose sulla sua scrivania per giudicarle e nel frattempo si riempiva la bocca di cose simile a “facciamo finta di nulla”, “è stato un momento di una notte”, “siamo adulti e vaccinati”, Harry non poteva fare a meno di vedere davanti ai suoi occhi l’immagine dell’altro sconvolto dall’orgasmo.
Se fino a quella mattina quella notte stava quasi svanendo per via del tempo e delle sue fantasia, ora che ce l’aveva davanti, che poteva vedere il suo corpo fasciato in un vestito che esaltava la figura esile e slanciata, che il suo collo era ancora desiderabile, e le sue labbra erano ancora invitanti…
- Mi stai ascoltando?- la voce di Draco lo portò alla realtà.
Harry sospirò gravemente – Sinceramente no.- ammise, poi scrollò le spalle – Vedi è difficile ascoltarti se non mi piace cosa stai dicendo.-
L’altro sembrò incuriosito – E cosa vorresti sentirmi dire?-
Harry piegò mezzo labbro in un sorriso – Di chiudere la porta. –
Sul viso dell’altro passarono una serie di emozioni tutte più o meno evidenti. Curiosità, esitazione, aspettativa, desiderio e, infine, decisione.
- E allora chiudila.- gli ordinò, mentre si portava una mano al collo per sbottonare il primo bottone della camicia.
**

Avevano avuto più privacy ad una festa con le loro voci nascoste da note coordinate, che nel suo ufficio, ma questa volta si presero il tempo necessario per assaporarsi.
Harry non si limitò a baciare le sue labbra, ma osò anche collo, e sfiorò con curiosità i capezzoli scoprendo con piacere che erano una sua zona erotica.
- Sembra che voglia essere succhiato.- mormorò sulla pelle mentre con l’indice giocava con uno dei capezzoli.
- Non è l’unico.- replicò Draco, divertito.
Harry alzò la testa – Vorrei avere più di una bocca.- confessò – C’è troppo di te da baciare, leccare e succhiare…-
Draco piegò la testa di lato e sogghignò – Beh, allora inizia.-
Lo fece, meticolosamente. Cercò sul suo petto e sull’addome ogni angolo che provocasse nell’altro più eccitazione possibile.
Quando arrivò all’ombelico sentì la presenza del suo sesso ormai completamente duro sulla gola. Arpionò il pantalone sbottonato e aprì maggiormente l’entrata scoprendo un boxer verde smeraldo che faticava a contenere quella che sembrava essere una magnifica erezione.
- Vuoi che te lo succhi?- domandò, alzando gli occhi su Draco che gli restituì un sopracciglio alzato in risposta.
- Non è ovvio?-
- Mi piacerebbe sentirtelo dire.- replicò l’altro – Vorrei sentirti dire ciò che vuoi che ti faccia esattamente.-
- Ah, vuoi che ti dica cose zozze, eh Potter?- replicò l’altro mettendosi comodo sulla scrivania – O vuoi che ti comandi?-
Entrambe le opzioni sembravano allettanti. Harry premette le labbra sul rigonfiamento e concesse un guizzo di lingua che fece attraversare un universo di frustrazione nelle iridi dell’altro.
- Voglio che mi dici esattamente quanto vuoi che te lo succhi.- disse, sulla stoffa – E poi voglio che mi dici esattamente…- mormorò mentre spingeva delicatamente giù il boxer lasciando libero il sesso turgido – Quanto vuoi che ti fotta.-
Vide Draco mordersi il labbro così forte che lasciarsi un segno.
Alzò una mano e la affondò nei suoi capelli, con il pollice sembrò quasi accarezzargli la nuca – Voglio che tu mi faccia di tutto, Potter.- disse, riuscendo a mascherare solo parzialmente la realtà di quelle parole. Gli bastava.
Era la prima volta che Harry succhiava un uccello. Prima di Malfoy non erano mai stati così invitanti. Probabilmente, l’uccello di chiunque altro, non sarebbe stato tanto invitante.
Ma quello di Malfoy sembrava perfetto per la sua bocca, sembrava aver scritto solo ed esclusivamente il suo nome.
Iniziò a torturare la pelle tesa senza nessuna esitazione, si riscoprì a farlo con una certa abilità a giudicare dal fuoco che ora leggeva negli occhi dell’altro che non lo lasciavano solo nemmeno un minuto. Succhio, lecco, massaggiò con più naturalezza possibile poi Draco gli tirò via la testa, con una certa urgenza.
Sentì il liquido caldo finirgli sul viso e invece che sentirsi disgustato, si sentì marchiato. Aprì gli occhi e trovò le lenti appannate da parte del seme.
Vide una mano dell’altro tentare di toglierne il grosso con le dita e, quando di nuovo riuscì a intravederlo nonostante tutto, si ritrovano a ridere.
Harry drizzò la schiena cercò il suo viso, smaniò per le sue labbra. Si baciarono con naturalezza disarmante ma soprattutto un intimità nuova.
Continuare, venne più che naturale.
Mentre parlavano prima, Draco aveva preso degli oggetti a caso con l’apparente intento di giudicarli, ma ora che si ritrovò a stenderlo si rese conto che erano stati posizionati in modo da non finire sotto la sua schiena.
- Sei venuti qui apposta, non è vero?- soffiò divertito prima di toglierli con poca grazia il pantalone.
- Per qualche altro motivo sarei dovuto scendere quaggiù?- replicò Draco con un espressione innocente.
Harry si posizionò in mezzo alle sua gambe e infilò una mano tra loro, pronto a prepararlo.
- Lo sai vero che questo significa che non puoi più tirarti indietro?- domandò Harry mentre affondava gentilmente il primo dito - Che significa che ci stiamo frequentando?-
L’altro mise una braccio sotto la testa, per mettersi più comodo, mentre con l’altro iniziò ad accarezzarsi il membro che si stava rilassando per tenerlo sull’attenti – Voi grifondoro.- mormorò – Non riuscite a scopare senza restare coinvolti eh?-
- Chiamalo deformazione professionale.- replicò Harry, infilando anche il secondo dito.
Draco chiuse gli occhi lentamente, come se volesse godersi meglio quella intrusione, poi tirò le labbra in un sorriso – Se questo significa orgasmi…- disse, con il respiro leggermente affaticato – Frequentiamoci.-
Una scarica di adrenalina attraversò Harry.
Draco Malfoy era suo, pensò prima di iniziare a fotterlo, solo suo.

**

Non era mai stato più in torto, pensò dopo aver mandato il quattordicesimo gufo. Sarebbe stato l’ultimo.
Dopo quel giorno nel suo ufficio, Draco Malfoy era sparito del tutto. A nulla erano valsi i messaggi, le richieste, perfino i piccoli agguati quando lo vedeva nei corridoi per riuscire ad ottenere un qualsiasi tipo di risposta.
Era scappato, invece che avere le palle di dirgli che aveva mentito, che non c’era nulla tra loro, che aveva ottenuto quello che voleva e non voleva più nulla da lui.
La rabbia lo aveva consumato per cinque mesi, mentre passava dall’odiarlo a chiedersi cosa aveva fatto di male. Aveva passato tutti gli stadi della perdita, e ora, cinque mesi dopo, era arrivato finalmente al punto dell’accettazione.
“mi piacevi davvero” aveva scritto nella sua lettera, prima di scrivergli addio.
Quattro mesi dopo tuttavia il ministro si presentò nel suo ufficio con un espressone grave – Signor Potter, posso parlarle un secondo?-
- Certo.-
Il ministro avanzò nella stanza - Mi pare di ricordare che lei sia un amico di del Signor Malfoy, è vero?-
Harry fu colpo alla sprovvista, mettersi a ribattere che non erano amici, avrebbe fatto molto male ora come ora, quando anche solo pronunciare il suo nome gli causava una piccola stretta al cuore.
- Che le serve?-
- Non si presenta a lavoro da mesi ormai.- spiegò il ministero.
- Cosa?-
- Si è preso un tempo indefinito di aspettativa.- continuò – Ma il suo contributo è strettamente vitale e volevo sapere se conosci un modo per convincerlo a tornare a lavoro.-
Harry sentì il cuore stringersi in una morsa – Ha…- esitò – Ha detto perché non sarebbe venuto a lavorare?-
- Questioni di salute, pare.- il ministro scrollò le spalle – Ma se non è questione di vita o di morto, mi serve qui. Potresti convincerlo a tornare?-
- Non credo di essere la persona adatta.- replicò amaramente.
- Può comunque fare un tentativo? Non lo chiederei se non fosse necessario.-
Harry strinse le labbra con disappunto, ma annuì. Mentre il ministro finiva i convenevoli nella sua mente si affollarono solo domande su domande: possibile che era arrivato a tanto per evitarlo?
Ma una domanda si insinuò ancora più crudelmente nel suo animo: e se, invece, lui non c’entrasse nulla? Se tutto ciò che Harry provata nella scala di valori dell’altro non fosse altro che un semplice fastidio o ancora peggio, i suoi sentimenti cadevano nella totale indifferenza?
Quel pensiero, gli gelò il cuore. Pensarlo codardo era gran lunga meglio di pensarlo indifferente.
Ci mise qualche giorno a trovare il coraggio di andare da lui. Quando lo fece, preparò nella sua testa parole precise da dire, in qualche modo, mirate a salvargli la faccia; avrebbe detto lui che non gli moriva certo dietro, che se era per questo che non si presentava a lavoro, poteva benissimo tornare visto non provava più nulla per lui.
Mentire non gli risultava poi così difficile del resto, non a caso aveva solo scelto di essere un grifondoro.
Quando picchiò il batacchio per bussare, un elfo aprì la porta immediatamente e gli fece una profonda reverenza.
- Sono un emissario del primo Ministro, sono qui per suo conto.-
Immaginò che non l’avrebbe mai ricevuto se avesse detto il suo nome e cognome. Il piccolo elfo si prostrò nuovamente e lo fece accomodare. Lo lasciò in una studio ben arredato e svanì dopo alcuni attimi.
Una volta solo, Harry si guardò attorno. Tutto era talmente in ordine che sembrava essere tutto finto. Sulla scrivania non c’erano scartoffie, né segni di inchiostro. Sembrava letteralmente non esserci alcuna residue presenza di qualcuno.
Sentì uno scricchiolio, si girò e, per la prima volta dopo mesi, si ritrovò davanti al suo sogno proibito. Si aspettò fastidio, perfino un poco di odio nei suoi confronti, ma Draco sembrò guardarlo come se non riuscisse a riconoscerlo, ebbe il tempo di notare le profonde occhiaie e la vestaglia comoda che lo copriva come se cercasse di proteggerlo dal mondo.
- Stai bene?- domandò preoccupato.
Draco sembrò riscuotersi, si chiuse meglio la vestaglia, quasi fosse un armatura - Che ci fai qui?-
Il salvatore strinse le labbra - Mi manda il ministro. Servi a lavoro.-
Il padrone di casa aggrottò le sopracciglia, pensieroso – Non posso tornare.- disse.
- Sembrava urgente e non puoi restare in aspettativa così a lungo. -
- Digli che mi licenzio, allora.- replicò pratico l’altro.
Cosa? Ma che diavolo stava succedendo?
Fece un passo verso di lui e Draco indietreggiò, sulla difensiva.
- Non voglio farti del male.- si difese Harry confuso.
L’altro sembrò chiudersi meglio nella vestaglia, come se volesse nascondere qualcosa. Le spalle sembravano così tese che pareva fargli mare il semplice atto di respirare.
- Merlino, Malfoy, cos’hai?- domandò, sinceramente preoccupato – Ti porto al San Mungo? Se hai bisogno di qualcosa…-
- Sto bene.- lo freddò di rimando – Manderò le mie dimissioni al ministro non appena te ne vai. Grazie di essere passato.-
Fece per girarsi, ma Harry gli afferrò un braccio e lo costrinse e guardarlo.
Le labbra di Draco si contrassero in una smorfia senza allegria prima di dire – Non ti è chiaro il rifiuto, Potter?- disse, cercando di imprimerci più acidità che poteva – Non mi piaci, ti ho solo usato. E ora vattene da casa mia…-
Erano esattamente le parole che aveva temuto di sentire, ma ora che avevano preso forma, che le sue orecchie le aveva ascoltate, c’era qualcosa che non quadrava. Dentro di lui, la semplice verità che fossero state dette solo per spaventarlo divenne una certezza.
Dentro di sé, sapeva che lasciarlo solo, andarsene, o semplicemente rimanere ferito da quelle parole, erano le cose più sbagliate da fare.
- Draco…- soffiò, per la prima volta pronunciando il suo nome – Non vado da nessuna parte.-
- Devo cacciarti?- insistette Draco, cercando di mantenere quella maschera di indifferenza.
- Ti sfido a provarci.-
Per un intero minuti i due restarono fermi, cercando di capire cosa fare. Poi il padrone di casa si arrese, le spalle crollarono così come anche ogni sua indifferenza.
- Va bene, non sto… benissimo.- ammise.
- Cos’hai?
- E’… complicato.- mormorò – Ma starò meglio, te lo prometto.-
Come se lui avesse il diritto di ricevere quella promessa.
- Posso fare qualcosa per te?- si ritrovò a domandare.
L’altro scosse la testa, poi si riappropriò del suo braccio – Vai a casa, Harry.- ci fu famigliarità nella pronuncia del suo nome.
Draco provò a fare un passo indietro, ma qualcosa andrò storto. Sembrò che perdesse per un attimo l’orientamento, rischiando si cadere, così Harry lo prese al volo per reggerlo in piedi. Tuttavia, la vestaglia si aprì rivelando qualcosa che Harry non realizzò di vedere all’inizio, poi quando concretizzò cosa fosse, non riuscì a capirlo.
- Sei ingrassato?- domandò a Draco che, ripresosi, si affrettò a richiudere la vestaglia con fare frettoloso.
- Non sono affari tuoi.-
- Certo, non volevo dire nulla ma…- lo guardò – solo sulla pancia? Non sembri essere ingrassato altrove, è…strano.-
Draco si portò una mano alla testa come se gli fosse venuto mal di testa - … lascia perdere, okay?-
Harry lo studiò, come se cercasse di risolvere un puzzle, ma aveva la sensazione di riuscire a vederlo nella sua interezza senza però capirne il significato, poi qualcosa si risvegliò da qualche parte nella sua testa: cinque mesi che non lo vedeva, una malattia, sarebbe mancato a lavoro per tempo indefinito, addome gonfio…
- E’ impossibile.- soffiò senza fiato – Sei un maschio.-
Draco lanciò un’occhiata veloce all’altro, poi distolse lo sguardo – Non è come pensi.- replicò, senza però essere minimamente convincente.
Harry aprì le mani e se le guardò come se mettesse in dubbio interamente la sua biologia – Cioè non può essere, giusto? Non puoi aspettare un figlio!-
Il padrone di casa alzò gli occhi e non disse nulla, incapace di ribattere.
Questa volta, a rischiare di cadere in terra fu Harry.
**

Draco gli mise tra le mani un bicchiere del liquore forte che gli aveva fatto assaggiare la loro prima volta insieme. Questa volta gli sembrò acqua.
- Spiegami.- disse solo.
Pensieroso, si mise apparentemente senza rendersene conto una mano sulla pancia – Ha qualcosa a che fare con le mie nobili origini.- confessò piano – Nella mia famiglia ci deve essere un erede maschio a tutti i costi, non importa quali siano i tuoi problemi o… le tue inclinazioni.-
- Ma come puoi…cioè …-
- E’ una maledizione.- continuò - in mancanza di eredi maschi e in caso di inclinazioni omosessuali, pare che la mia famiglia sia in grado di riprodursi comunque. – si morse un labbro – Cioè non è che lo faccia a prescindere, devono esserci delle condizioni: un partner di sangue forte, una certo tipo di compatibilità…- la voce sfumò – Un certo tipo di sentimento.-
Harry sbatté le palpebre e fece scivolare lo sguardo sul suo grembo gonfio. Per la prima volta, realizzò qualcosa di ancora più sconvolgente dello scoprire che il ragazzo per cui era invaghito fosse incinto… quel figlio con tutta probabilità era suo.
- Sì.- Draco intercettò i suoi pensieri.
Harry era senza fiato mentre chiedeva – Avevi intenzione di dirmelo?-
Lo sguardo colpevole dell’altro lo fece sentire sinceramente male.
- Quindi…- riprese cercando di capire. Ma erano troppe informazioni, troppe emozioni tutte insieme – Sei sparito perché sei incinto ed è mio figlio. – sintetizzò.
- Puoi smettere di ripeterlo? Sto ancora cercando di metabolizzare e sono passati cinque mesi.-
- Beh, dammi almeno cinque minuti.- replicò Harry – Cioè non capita certo tutti i giorni. Cioè… aspettiamo un bambino. Un bambino!-
Lo guardò e notò nuovamente le occhiaie e l’aria trasandata - … e deve essere stato spaventono per te.- realizzò – Non sapevi come dirmelo, non è vero? Per questo sei sparito.-
Seduto nella sua poltrona, Draco sembrava studiare ogni sua mossa – Non voglio niente da te.- esordì serio in volto – Non vorrò mai un soldo o che tu lo riconosca. Non pretendo che tu gli faccia da padre, se non è quello che vuoi. –
Se non è quello che vuoi, quelle parole risuonarono nella sua testa come un eco.
- Quindi, se lo voglio, mi permetterai di essere suo padre?-
- Beh, lo sei.- confermò Draco.
- E se volessi anche te?- replicò senza nemmeno rendersene conto.
Draco alzò il viso e si incrociò il suo sguardo. La mano si contrasse sulla pancia, come se si fosse fermata da stringerla.
- Mi vuoi ancora… dopo quello che ti ho fatto?- domandò e Harry non poté fare a meno di notare la vulnerabilità nella sua voce.
Cinque mesi senza di lui ed era letteralmente impazzito. Erano stati a letto solo in due occasioni e nessuno delle due comprendeva un vero letto, ma la quello che aveva provato era stato travolgente…e inevitabile.
- Quale sentimento? – domandò d’un tratto – Hai detto che un figlio viene concepito solo con alcune condizioni, tra le quali un sentimento. Di quale si tratta? Basta che lo provi solo uno o… è reciproco? -
L’altro lo guardò a lungo, dietro i suoi occhi si accumularono i pro e i contro del rispondere seriamente a quella domanda, ma poi chiuse gli occhi e sembrò voler allontanare le insicurezze e le paura.
- Deve essere reciproco.- confessò.
Fu perfettamente chiaro.
Harry scattò in piedi, attraversò la stanza e cercò le sue mani prima ancora delle sue labbra. Le baciò dolcemente, adorando il modo esitante ma desideroso con cui rispose l’altro.
- Che sia chiaro.- soffiò, ansante dopo un lungo bacio – Ho intenzione di sposarti.-
- Tu sei pazzo.- replicò Draco alzando gli occhi al cielo.
Harry annuì solennemente – Non intendo ora, ma un giorno, di sicuro. – continuò - Non voglio solo frequentarti, voglio stare con te, voglio che pensare al futuro e voglio che questo bambino abbia una famiglia che si ama.-
- Sei cocciuto abbastanza da rendere queste cose esattamente ciò che avrà.- replicò l’altro.
Si baciarono ancora, poi Draco si staccò a disagio. Divertito dalla confusione di Harry, gli prese una mano e se la poggiò sulla pancia per sentire il calcio.
- Ciao papà.- tradusse per lui.
Harry si ritrovò con le lacrime che gli colavano lungo le guance.
- Non ti lascerò andare mai più.- disse e sembrò una potente minaccia.
Draco gli accarezzò il viso e lo corresse con dolcezza – “Vi” –

 
 
 
 
 
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