Feb. 17th, 2021

macci: (Default)
Iniziativa: cowt11
Prompt: M3 Sereno + Neve
Parole: 7057
Il suono del silenzio (Capitolo 4)


Non importa quanto si sforzasse, la sua voce, seppur più alta di quanto non fosse stata negli ultimi mesi, non riuscì ad arrivare a nessuno. Si appoggiò alla parete, ansante e la guardò dal basso. La neve aveva attutito la caduta, ma l’intera parete era un ammasso di fanghiglia scivolosa da un lato e dove non era stata affatto toccata dal sole, era diventata una lastra di ghiaccio.
Dal momento che non aveva altra scelta, provò lo stesso ad arrampicarsi. Senza bacchetta e senza voce, era letteralmente la sua unica possibilità. Ma ricadde a terra, la schiena colpì il suolo e stavolta non c’era abbastanza neve per evitargli il lancinante dolore.
Imprecò e si sforzò di rimettersi in piedi, mentre tutto il suo corpo desiderava solo restare un attimo fermo a recuperare energia.
Ma non aveva tempo. A giudicare dalla velocità con cui il cielo si stava scurendo, presto sarebbe stato buio.
Senza la magia, quel buio avrebbe perfino potuto ucciderlo.
Come si faceva ad accendere un fuoco senza la bacchetta? Esisteva davvero un modo?
Una cosa alla volta. Serviva del legno.
Si guardò attorno con disperazione, ma non trovò che rocce, fango e ancora neve. E anche se avesse trovato legno, sarebbe stato zuppo o congelato…
Fu allora che si rese conto di non avere alcuna possibilità di sopravvivere. Non se qualcuno non si fosse accorto che mancava.
E quello fece più male della caduta.
L’adrenalina finora lo aveva spinto a pensare, ragionare, tentare di trovare una soluzione, ma tutto si spense quando quella semplice realizzazione lo colpì come un pungo nello stomaco: non si era accorto nessuno che mancava, e nessuno lo avrebbe fatto nelle prossime ore.
Nemmeno i suoi compagni di stanza, nel non vederlo avrebbero probabilmente ipotizzato fosse di ronda come prefetto.
Si guardò attorno, rendendosi conto che quella fossa, con tutta probabilità era la sua tomba. Che la solitudine, la disperazione e il silenzio, erano stati, in ultimo, una condanna a morte.
Una volta aveva rischiato di morire tra le fiamme, e Harry Potter era arrivato a salvarlo, ma questa volta…
Il pensiero di Harry smosse qualcosa dentro di lui, qualcosa che non aveva mai provato. Era solo, disperato e iniziava a sentire già i primi brividi, ma non era nulla al pensiero che nemmeno lui sarebbe giunto ad aiutarlo.
In quel momento non ricordava nemmeno perché avevano litigato, tutto ciò che ricordava era che era l’unico che lo avesse visto, che si era preso cura di lui, che aveva provato ad aiutato… e aveva rovinato tutto.
Era quello che voleva, no? Essere lasciato in pace a vivere nel mondo parallelo che si era creato. Un mondo dove nessun poteva ferirlo, dove nessuno poteva raggiungerlo, toccarlo o ricordarsi che esisteva.
Ma chi davvero avrebbe voluto una cosa del genere? Ovvio che fosse così!
Voleva essere visto, voleva essere ascoltato, voleva che i suoi pensieri e le sue emozioni avessero importanza. Voleva esistere.
Solo che non sapeva più come fare.
Tutto ciò che lo circondava lo feriva, tutte le persone a cui aveva voluto bene lo avevano lasciato e l’unica persona che aveva tentato di aiutarlo…
Non avrebbe dovuto arrabbiarsi con lui perché non era abbastanza paziente o perché era diventato frustrato dalla lentezza dei suoi progressi. Né perché non comprendeva i suoi sentimenti. Non aveva senso pretendere che lui li intuisse, avrebbe dovuto invece parlarne. Magari con i suoi tempi, scandendo parola per parola.
Ma quando lo aveva visto frustrato e innervosito il pensiero che avrebbe deluso anche lui lo aveva aggredito come un crucio.
Lo aveva allontanato lui per primo, prima ancora di essere abbandonato.

Perché devi sempre fare così?

Poggiò le mani sulla parete, non sapeva nemmeno perché e si mise ad osservare le sue mani arrossate e i residui di neve e fango incastrati tra le dita, finché non riuscì più a vedere nulla. Le lacrime avevano annebbiato la sua vista e erano così calde che gli sembrarono una cosa estranea a lui, come se non fossero nemmeno sue.
Fosse stato chiunque altro, avrebbe trovato un modo per sopravvivere, uno qualsiasi, ma la verità era che Draco era così stanco… solo così stanco.
Se era così sbagliato tanto valeva sparire.
Le lacrime calde e l’adrenalina ormai esaurita iniziarono a fargli sentire la vera entità del freddo che provava. Iniziò a battere i denti, mentre le gambe accusavano l’appesantirsi dei vestiti umidi. Il suo unico istinto fu di rannicchiarsi, per cercare di raccogliere a sé quanto più calore poteva.
Si strinse nelle spalle e affondò il viso nelle braccia incrociate, ma ormai si era fatto quasi buio e il silenzio che lo aveva accompagnato come il suo migliore amico, sembrava essersi dilatato attorno a lui.
Era sicuro che una foresta sarebbe dovuta essere più chiassosa, ma ciò che lo circondava era avvolto nella completa e immutata serenità.
Il buio era sempre più intenso.

Fece uno strano sogno. Era in un aula, tra le braccia di Harry. Il suo tocco era caldo, così caldo che non voleva fare altro che aggrapparsi a lui, stringerlo e non lasciarlo più andare.
Voleva essere migliore per lui, voleva essere adatto a lui.
Se il mondo al di fuori della sua bolla aveva Harry, lui voleva vivere in quel mondo.
Sognò di baciarlo. Sognò di essere sincero con sé stesso, di ammettere di amarlo con la sua voce.
Se avesse ritrovato la sua voce, quella vera, quella biascicata, un po’ arrogante e sprezzante, l’avrebbe usata.
Se l’avesse riavuta anche solo per un secondo, tutto ciò che avrebbe detto era il suo nome e un ti amo, urlato a piedi polmoni davanti a tutti per poi aggiungere San Potter, giusto per poter dare quel tocco di suo in più.
Quello fu un bellissimo sogno. Se sarebbe presto morto con il ricordo del sapore di quel bacio caldo e umido, tutto sommato sarebbe morto felice.
Ma si risvegliò e odiò immediatamente il suo intero corpo.
Boccheggiò, reprimendo un gemito di dolore. Tutto gli faceva male e pulsava come se cercasse di destarlo dal torpore.
Provò a muoversi, ma qualcosa lo tratteneva, qualcosa di pesante e ruvido sfregava sulla pelle nuda.
Perché era… nudo?
Sentì due mani afferrargli le spalle e una voce arrivargli da lontano.
- Draco, va tutto bene. –
Chi era?
- Sei al sicuro. Va tutto bene. –
Provò ad aprire gli occhi, ma le palpebre sembravano pesanti come due macigni. Desistette, ma cercò di concentrarsi su ogni altro senso.
Il gelo era ancora parte di lui, scorreva nelle sue vene, ma l’aria che gli accarezzava la pelle era più calda. Qualcosa di pesante gli era addosso e realizzò solo dopo un po’ che fosse una coperta. Forse più di una.
Era… al chiuso?
Le mani che lo tenevano fermo erano ferme ma gentili, ma soprattutto erano calde.
- Resta sveglio, ti prego. – disse ancora la voce e il cuore gli perde un battito perché finalmente la riconobbe.
Schiuse le labbra e disse – Harry? –
Le mani sfregarono le spalle in un disperato tentativo di riscaldarlo – Sei al sicuro ora. Non ti riaddormentare. –
Si era appena svegliato, ma il suo corpo gli chiedeva di tornare a dormire. Poteva avvertire le catene del sonno tirargli i polsi verso il basso, come un carceriere esigente.
Ma si sforzò di restare sveglio, di concentrarsi sulle mani di Harry e sulla sua voce.
- Cazzo. – lo sentì dire, più frustrato che mai.
Draco provò a sorridere, stranamente divertito – Cazzo. – confermò.
Sentì le mani di Harry a contornargli il viso. Si stavano freddando per via del contatto con la sua pelle, ma adorò sentirle.
Provò ancora ad aprire gli occhi e stavolta ci riuscì.
Harry era paonazzo in viso, forse per lo sforzo di averlo trascinato… dove?
Sembrò intuire i suoi pensieri – Siamo nella capanne di Hagrid. – Alzò il viso e si guardò attorno, sembrava ancora in panico. Quando tornò a guardarlo aveva un poco di più gli occhi rossi.
- Devo andare a chiamare l’infermiera ma non posso lasciarti solo. – sembrò dirlo più a sé stesso.
- S-sto be-bene.- provò a dire e i denti gli sbatterono. Si rese conto solo allora che stava tremando.
Negli occhi verdi di Harry, erano condensati così tanti sentimenti che non riusciva a capirli tutti.
Lo vide prendere la bacchetta e accendere il fuoco nel camino della capanna. Lo sguardo di determinazione nel tentare di alimentarlo sembrò più minaccioso nella morte sfiorata.
- Harry… - soffiò ancora. Aveva una cosa da dirgli.
Ma Harry si allontanò da lui per aprire l’armadio e cercare forsennatamente qualcosa. Stava buttando all’aria così tanti vestiti che l’intero pavimento se ne ritrovò ricoperto.
Prese il giaccone più grande trovato e lo aggiunge alla già enorme pila di coperte che gli schiacciava il petto.
Se non lo aveva ucciso il freddo, di sicuro quelle coperte potevano finire il lavoro per lui.
Se non fosse che era preoccupato da morire per lui, sarebbe stato perfino buffo.
Draco si ritrovò a sorridere e a dire - Sei venuto a cercarmi. –
Quella frase sembrò frenare la forsennata ricerca e Harry si girò a guardarlo con un’espressione indecifrabile. Si sedette accanto a lui e sfregò ancora i palmi sulle coperte come a volerle riscaldare ulteriormente.
- Certo che sono venuto a cercarti. – disse solo.
Certo che Draco fosse innamorato di lui. Come avrebbe potuto non esserlo?
Il suo corpo fu avvolto da un torpore nuovo. Era ancora gelato, senza dubbio. Ma un calore nuovo lo stava lentamente conquistando e avanzava ad ogni battito del suo cuore.
Provò un desiderio che non aveva mai provato prima. Non in quella misura almeno.
- Harry ho freddo. – disse ancora, piano.
Lui si morse un labbro e si guardò attorno per cercare qualsiasi altra cosa con cui coprirlo. Così, Draco gli venne incontro.
- tu sei caldo. –
La faccia da pesse lesso che fece, valse tutto il gelo che ancora lo avvolgeva. Non provò a nemmeno ad fingere imbarazzo, sembrò genuinamente cadere dalle nuvole.
Si alzò in piedi e fiondò via le scarpe. Si rese conto di essere tuttavia zuppo anche lui, così tolse i pantaloni e la camicia, restando nelle più orripilanti mutande che avesse mai visto.
Ma gli stava bene così. Se lo appuntò come prossimo regalo di Natale.
Faticò a togliere via i mille mila strati di roba che gli aveva buttato addosso e si adagiò accanto a lui con una delicatezza mai vista.
Draco non si pensò nemmeno per un attimo, prma di cercare il contatto con lui. Anche se Harry provava nulla di romantico nei suoi confronti andava bene così. Se quello era l’unico momento in cui poteva crogiolarsi nel calore del suo corpo, lo avrebbe custodito e vissuto come un dono.
Si aggrappò a lui, lasciò che i loro corpi aderissero più che poteva, e Harry lo strinse, oh se lo strinse, così forte da fargli male.
Merlino, se lo amava.

Forse si era riaddormentato, forse era solo stato avvolto da quel torpore in ogni suo aspetto, ma Draco ebbe un secondo risveglio qualche ora dopo.
Aveva la testa appoggiata sulla sua spalla, e Harry gli stava accarezzando il braccio con movimenti lenti, su e giù. Sembravano coccole. Erano belle.
Meditò per un secondo di restare lì, senza dirgli di essersi svegliato, di stare meglio, tuttavia ricordava la preoccupazione, l’ansia e il panico che probabilmente lo stava ancora tormentando.
Così strofinò la punta del naso ancora un po’ fredda sulla sua pelle e sussurrò – ehi. –
Sentì il corpo di Harry sobbalzare e subito rilassarsi. Cercò di guardarlo e non nascose il sollievo.
- Ehi. –
Draco non voleva lasciarlo andare. Sapeva di doverlo fare ma non voleva.
Per una volta, non voleva reprimere ciò che provava davvero.
I suoi sentimenti erano importanti.
- Sto meglio. – disse – davvero. –
Harry lo osservò dall’altro come se cercasse di analizzare il suo corpo attraverso gli strati. Aveva ancora gli occhiali addosso, ma dubitava avessero una vista magica.
Restò in silenzio per un lungo attimo, poi avvertì i polpastrelli premere sulla sua spalla, era un tocco così diverso da quello che finora lo aveva cullato che gli parve di percepire nettamente il cambio di umore.
- Mi hai spaventato a morte. – disse, serio – Se osi rifarmi una cosa del genere ti salverò solo per ammazzarti io con le mi stesse mani. –
Draco si ritrovò a sorridere e affondò il viso nel suo collo, solo perché poteva – Ma verrai a salvarmi. –
- E poi ti ammazzerò. –
- Ma verrai a salvarmi. –
Harry strinse le labbra e i polpastrelli divennero meno rigidi – Ma verrò a salvarti. – confermò.
Restarono in silenzio. Un silenzio riempito solo da lo scoppiettio del fuoco che dava luce a una stanza lugubre. Quella catapecchia era un tugurio e ci viveva una persona che non aveva mai davvero apprezzato, ma in quel momento era il loro piccolo angolo di paradiso.
Chissà come avrebbe reagito Harry e rendersi conto che mentre lui era lì solo per aiutare qualcuno per via delle sindrome dell’eroe, Draco si crogiolava in qualcosa che non aveva mai creduto di poter provare, che non aveva mai osato sperare anche se ora era inevitabile.
In quel momento ricordò di essersi fatto una promessa.
Fino a quel momento si era ripetuto che i suoi sentimenti non avevano importanza, che era solo, che non interessavano a nessuno. Tuttavia, non era nemmeno importante che interessassero a qualcuno, era a lui che dovevano importare.
Doveva ritrovare la sua voce e aveva un solo modo per farlo: usarla.
- Ti amo, San Potter. -
Fu strano non avere alcuna paura della sua reazione. Con tutta probabilità non lo avrebbe nemmeno preso sul serio. Eppure era quello che provava e andava bene così.
Questa volta, fu il turno del suo eroe di restare in silenzio, ma non lo scacciò. Sentì il pollice unirsi al peso sui polpastrelli sul braccio e poi il palmo.
Fu un tocoo nuovo, sicuro, quasi possessivo.
- Non puoi dirmelo mentre siamo mezzi nudi in un letto. – disse, infine.
Draco ridacchiò, e si allontanò un poco, per poterlo guardare in viso. Harry cercò immediatamente il suo sguardo.
- Io posso dire quello che mi pare. – mormorò Draco.
Se n’era accorto da un po’, ma non voleva darci peso.
Non era svanita quella sensazione che gli aveva impedito di parlare per mesi, non poteva sparire completamente. Probabilmente sarebbe stata lì, minacciosa, per il resto della sua vita, però si era… ridimensionata.
Probabilmente per i monologhi danteschi era ancora presto, ma adesso percepiva che la sua voce era solo sua e che aveva cose importanti da dire.
Vide qualcosa nei suoi occhi, un lampo di frenesia che non gli aveva mai visto e, subito dopo, sentì il calore delle sue labbra sulle proprie.
Faticò a registrare quel repentino cambiamento, ma quando realizzò che lo stava baciando anche l’ultima sua preoccupazione svanì, annebbiata dal desiderio inarrestabile che lo avvolse.
Non credeva che dopo essere quasi morto assiderato poteva eccitarsi tanto, ma il corpo di Harry era addosso a lui, erano praticamente nudi e gli si era appena dichiarato. Quel bacio famelico era stato il colpo di grazia.
Si staccò da lui, senza fiato e Harry si morse un labbro, come a reprimere la voglia di tornare sulla sua bocca.
- Ho freddo… - disse mentre si rispecchiava nei suoi occhiali – ho ancora molto freddo. – riconobbe la sensualità nella sua voce, ne fu quasi orgoglioso. Fu strano, ma quel semplice dettaglio lo fece sentire un po’ di più sé stesso.
Harry inghiottì a vuoto, facendo scivolare lo sguardo lungo il collo vagliando l’ipotesi imprimere un marchio sulla pelle diafana.
Tornò a baciarlo, con meno foga di prima, ma con altrettanta eccitazione, si spinse addosso a lui, facendo collimare i corpi interamente e riuscì a sentire fino a che punto quell’eccitazione fosse presente.
Era anche una gran bella eccitazione.
Aprì le gambe, quel tanto che bastava affinché Harry scivolasse tra di loro. Le due erezioni si scontrarono e un brivido di passione li soggiogò.
Harry si alzò sui gomiti e lo guardò dall’alto, il suo viso contrito in una smorfia un po’ confusa. Probabilmente non credeva nemmeno che stava davvero per succedere. Di sicuro Draco si sentiva intontito dagli eventi, e non voleva interrogarsi su di null’altro che la voglia di aggrapparsi al calore della sua pelle.
Draco alzò le mani e le poggiò sui fiachi di Harry che sussultò.
- Hai le mani fredde. – mormorò a mo’ di giustifica.
L’altro s’umettò le labbra, gesto che il compagno seguì con un’attenzione smaniosa e sussurrò – E tu riscaldamele. –
Fece scivolare le dita in basso, valicando l’elastico delle orrende mutande del compagno e affondandole nella peluria fitta. Non andò oltre, aspettava un segno da Harry che spostò il peso su un braccio per cercare con l’altro, l’accesso ai boxer del biondino.
Era quello il permesso.
Nonostante le dita fredde, quando trovò il suo sesso, Harry si lasciò andare ad un lungo sospiro, si godette quella carezza per qualche attimo, prima di sforzarsi di restituire il favore.
Draco non si era davvero reso conto di quanto fosse eccitato, fin quando la mano calda di Harry non si chiuse attorno al proprio sesso, causandogli un gemito che echeggiò in quella catapecchia.
Fu il suono più acuto che avesse mai espresso in mesi e Harry sogghignò, soddisfatto.
- Mesi a farti dire l’alfabeto quando dovevo solo toccarti. –
Che Imbecille che era” Gli regalò due abbondanti carezze mentre cercava un modo di vendicarsi. Era letteralmente sotto di lui, con le mani nelle sue mutande e aveva dato scena ad un suo minimo tocco. Aveva solo un’arma a sua disposizione; la sua voce, una voce che Harry aveva ammesso di apprezzare come se fosse un grande segreto.
- E pensa se mi fottevi, - sussurrò, il più possibile suadente – a quest’ora ero guarito da un pezzo. -
Il copro di Harry ebbe un fremito e spinse i fianchi sulla sua mano, sul polso avvertì un nuovo calore, un calore umido. Non servì guardare in basso per rendersi conto che Harry era un poco venuto.
Si morse un labbro, colpevole. Draco era così eccitato ed euforico che rischiava di ridere come uno scemo.
Dopo un primo momento di contemplazione, continuò ad accarezzarlo, quasi dimentico dei tentativi di Harry di provare a fare altrettanto. Tentarono di normalizzare il ritmo e coordinarlo, ma divenne presto frustrante e nervoso. Harry allontanò la mano, e tirò via quella di Draco spingerla con la propria sul cuscino e intrecciare le loro dita, poi spinse il proprio sesso duro contro il suo.
Questa volta gemettero entrambi, e così lo fece ancora e ancora, finché non fu impossibile ragionare.
Draco era sopraffatto dal corpo dell’altro, era ovunque addosso a lui, lo schiacciava, ma soprattutto, gli piaceva.
Ogni spinta era un’ondata di piacere che lo attraversava completamente.
L’orgasmo cancellò anche l’ultimo residuo di freddo, il gemito di piacere fu un ruggito che gli graffiò il petto. Il piacere, oh il piacere, era così intenso che il mondo perse ogni confine.
Non era più nel suo mondo parallelo, non era nemmeno nel mondo dove vi erano tutti gli altri. Non c’era mondi diversi da quello.
Il mondo erano i suoi baci, il suoi peso su di lui e il calore del seme tra di loro.
Quando tutto finì i due erano ansanti, esausti e si guardarono come se cercassero di capire cosa fosse davvero successo.
- Wow... – disse Harry in un ansito.
Draco stavolta rise, divertito. Erano appena venuti insieme e l’unica cosa che riusciva a dire il suo tormentatore preferito era “wow”. Perfino lui che era stato muto per mesi, poteva trovare mille parole migliori.
Ma non voleva farlo sfigurare così gli fece eco con un – wow. –
Harry scrollò steso accanto a lui, quel letto era talmente enorme che avrebbero potuto dormirci in sei, eppure gli piaceva che la loro pelle si toccasse ancora.
Il silenzio che ora riempiva la stanza, era reale, concreto, non quell’ovattata disperazione che era sempre stata per lui.
Per una volta, il silenzio era pacifico e dolce.
Inghiottì a vuoto e si rese conto di avere la gola secca. Da quanto non beveva? Ora che tutto il suo corpo aveva finito l’adrenalina e l’eccitazione, sentiva le conseguenze di tutte le ultime dodici ore addosso e si ritrovò a provare una sete e una fame istantanea.
- C’è qualcosa da mangiare in questa catapecchia? –
Harry si girò a guardarlo come se non avesse capito le sue parole, si fecero strada pian piano nella sua mente. Non era l’unico che aveva affrontato un evento traumatico: Harry doveva essersi spaventato a morte.
Restò steso nel letto, mentre il Grifone si alzava e iniziava a cercare qualcosa negli armadietti. Restò a fissarlo, mentre arrabattava qualcosa da mangiare e da bere. Si mise seduto solo quando la premessa di cibo si fece imminente.
Afferrò il panino che Harry gli stava tendendo e si rese conto di essere più stanco di quanto credeva dal momento che gli sembrò pesante dieci chili.
Iniziò a mangiarlo con una foga che non ricordava dall’asilo.
Harry, dal canto suo, si mise seduto sul bordo del letto e addentò meditabondo il proprio panino. Con gli occhi fissi sul fuoco, chiese.
- Mi hai fatto preoccupare a morte. –
Se non avesse avuto una fame da lupi, quella frase gliel’avrebbe tolta. Rallentò la masticazione per avere tempo di trovare le parole.
- Mi dispiace. – il magone che gli si era condensato allo stomaco faceva a botte con la necessità di mangiare. Addentò quindi un altro boccone controvoglia.
- Non eri da nessuna parte nel castello, nessuno sapeva dov’eri… - gli lanciò un’occhiata veloce – come hanno potuto lasciarti lì? –
Non c’era solo rabbia nella sua voce, ma anche molto incredulità. Come se non riuscisse sinceramente a comprendere perché poteva essere successo.
- Harry… - esordì, facendo mente locale per tentare di capire come affrontare quel discorso, ma Harry scosse la testa.
- Li odio. – soffiò – Li odio tutti. –
Draco alzò la mano come ad indicargli di aspettare. Finì il panino sotto gli occhi confusi dell’altro poi finì un intera bottiglia d’acqua.
Era consapevole che erano nel bel mezzo di una discussione importante, ma era piuttosto sicuro di essere ad un passo dal morire di fame e sete e oggi erano già quasi morto una volta. Era più che abbastanza.
Si tolse le coperte di dosso e gattonò a fatica per via degli arti ancora un po’ rigidi, verso l’altro e lo raggiunse.
- Ascolta. – esordì, con una nota fragile nella voce – Non è colpa loro, io mi sono isolato più di quanto loro lo facevano già.- sentì i batiti del suo cuore iniziare ad aumentare e l’aria a diventare leggermente più satura. Eccola ancora, quella sensazione che lo aveva accompagnato per mesi quando prova a parlare. Ora magari i dialoghi normali non erano così difficile, ma aprire il suo cuore? Ammettere le sue emozioni?
- Io… avrei potuto chiedere aiuto. – prese un profondo respiro – Non me lo avrebbero negato. –
Harry soppesò quelle parole – Ma nemmeno si sono accorti di quello che stava succedendo. –
- Forse. – mormorò – Forse, invece, non sapevano come aiutarmi. –
- O volevano. – li accusò ancora.
- Perché se io sto bene o no, dovrebbe dipendere da altri? – replicò amaramente Draco – Sono io il problema. –
- Tu non sei nessun problema! – sbottò Harry.
L’altro alzò gli occhi al cielo - Sai che intendo. –
- No, Draco, no. – l’umore del grifone stava peggiorando – Noi due sappiamo quello che abbiamo passato più di tutti loro messi insieme, noi la guerra l’abbiamo vissuta, cazzo. Tu hai vissuto per due anni sotto uno stress enorme, la tua famiglia in costante pericolo, a stretto contatto con un pazzo omicida. Nessuno sano di mente starebbe bene dopo una cosa simile. –
- Tu hai vissuto di peggio eppure stai bene. –
- Io non ero solo. –
Quella frase lo colpì come uno schiaffo in faccia. Sentì il dolore tornare, come delle sabbie mobili in cui affondava in fretta, fin troppo in fretta.
La voglia di tacere, non parlare più, evitare anche solo di esistere tornò, forte come prima.
Era stato bello, dimenticarla per un po’.
Harry gli prese le mani prima di soffiare – Scusa. Perdonami. – sembrava davvero sincero – Riesco sempre a dire la cosa sbagliata, sono un idiota. –
Eccome se lo era. Accidenti se lo era!
Draco si asciugò una lacrima e Harry gli asciugò con un pollice l’altra.
- E’ così bello sentire di nuovo la tua voce, Draco. – soffiò, quasi fosse un segreto – Mi era mancata. –
– Vedere la morte in faccia, cambia un po’ le cose. –
- Quindi ti senti meglio? –
- No. – replicò immediatamente Draco.
- Ma… -
Stringendo le mani calde di Harry, fece dei respiri profondi per calmarsi. Una volta che le lacrime si erano asciugate e il dolore si era affievolito un poco finalmente disse - Io non sto bene, finalmente riesco ad ammetterlo. Questo non può cambiare, non se mi limito a curare i sintomi e non il vero problema. –
- Ma ora stai parlando con me. – gli fece notare.
- Perché sei tu e io ti amo, ma il pensiero di farlo con gli altri… - solo il pensiero degli altri, lo faceva sentire sull’orlo di un precipizio. Un precipizio a cui era rimasto aggrappato per troppo a lungo. Anche se ora era al sicuro, era ancora così vicino a gli argini. Gli altri erano ancora dall’altra parte di quella voragine e per raggiungerli non poteva limitarsi a saltare.
Stava cercando di capire come spiegare a Harry ciò che provava. Esprimesi non era il suo forte, non più almeno. Riusciva a parlare, certo, ma ammettere le sue paura e ansia più profonde? Era difficile perfino per una persona normale.
- Dicevi sul serio, allora. –
- Mh? –
Harry esitò – Quando hai detto che mi ami. –
Oh.
Draco sviò lo sguardo, imbarazzato, chiedendosi se questo significava dover lasciare andare le sue mani. Erano così calde e gentili e… non voleva lasciarle andare.
– Non importa se per te non è lo stesso. – disse dopo un po’ – Importa che io dia valore a ciò che provo e al fatto che voglio dirtelo. –
Harry lo stava fissando con la stessa intensità di quanto fissava il microscopico movimento delle sue sopracciglia per riuscire a capirlo.
- Non ti credevo il tipo. – ammise Harry dopo un po’ – Ti immaginavo più uno di quei ragazzi che magari alzavano un sopracciglio e ti davano dell’imbecille per dire “ti amo”. –
Draco alzò volutamente e platealmente un sopracciglio – Sei vuoi te lo dico così. Non perderei mai l’occasione per dirti che sei un imbecille. –
La risata cristallina del Grifone riempì il silenzio calmo e rilassato di quella baracca, poi gli si fece vicino e cercò le sue labbra. Ogni gesto, ogni movimento ed ogni attimo del bacio che seguì, sembrarono essere pervase dalla felicità.
Harry gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi, con un’estrema intensità – Hai detto che non c’è bisogno che te lo dica, ma… -
- Ma mi ami anche tu. – finì per lui.
Vide il rossore colorare le sue guance. Non lo negò. Così, Draco sogghignò e sussurrò anche – E la mia voce ti piace da morire. – Harry non negò nemmeno questo.
Dopo quelle montagne russe di emozioni, si sarebbe aspettato di essere esausto. Era passato dal quasi morire assiderato, dal sopravvivere al dichiararsi e condividere un momento intimo fisicamente ed emotivamente con l’uomo che amava. Il tutto nel giro di poche ore.
Era sopraffatto da così tanti contrastanti sentimenti che, dopo mesi di silenzio, erano a dir poco disorientanti.
Ma ne era anche così affamato.
Voleva contatto, voleva attenzione, voleva amore. Lo voleva ad un livello quasi molecolare.
Tornò a baciarlo e approfondì il bacio, lo rese più umido e sensuale, finché Harry non si staccò da lui, senza fiato.
- Mettiamo le cose in chiaro, non puoi baciarmi così quando siamo nudi. –
Draco si ritrovò a sogghignare – Allora sei davvero un idiota. – gli passò una mano tra i capelli – Magari ti sto baciando così proprio perché siamo nudi. –
Vide il desiderio negli occhi di Harry, era denso e travolgente. Non lo aveva ancora nemmeno sfiorato, ma in quegli occhi si vide divorato, ma c’era anche esitazione. Era lieve, ma abbastanza da farlo resistere.
Draco si allontanò da lui stendendosi nell’enorme letto e gli tese una mano.
- Ho freddo. – soffiò – Vieni a scaldarmi. –
**

Questa volta se la presero con calma. Si baciarono a lungo, mentre lasciavano che l’eccitazione prendesse il sopravvento. Quando Draco sentì i denti di Harry premere leggermente i denti sul suo collo, quel contatto duro, così diverso dai baci, lo fece tornare duro come roccia.
Non era troppo sicuro di come dovevano andare le cose. Non era mai stato davvero con nessuno, aveva solo una vaga idea di come sarebbe dovuta andare con un uomo.
Sapeva esattamente cosa doveva andare in cosa, ma ora che erano nudi, eccitati e con la mente completamente confusa dalla passione, non sapeva cosa doveva succedere.
Harry fece scivolare una mano lungo la sua schiena, editando sul monte del glutei, come se voless andare oltre ma temesse di esagerare.
Draco si limitò a pensare Harry gli era già stato sopra e si era sentito tanto vicino a lui da rasentare la follia, averlo dentro sarebbe stato…
Sentì tutto il suo corpo improvvisamente fremere a quella prospettva.
Così si limitò a poggiare una mano sul bicipide e spingerglielo un po’ più in basso, dando il permesso alla sua mano di proseguire lungo quella invisibile liena.
Harry si irrigidì un poco, come se non si aspettava tanta risolutezza, ma accolse presto con gioia quella concessione.
Non andò dritto alla meta, ma si limitò a lasciare che i polpastrelli afferrassero delicatamente un gluteo e ne saggiassero la consistenza.
Draco si schiacciò su di lui, facendo entrare i loro sessi a stretto contatto, poi si staccò dalle sue labbra per sussare – alla faccia del grifondoro! –
Harry s’umettò le labbra e tornò a baciarlo. Stavolta le dita scivolarono più in in là tanto che finalmete Draco snetì il primo contatto con il suo ano. Sussultò un poco, ma non abbastanza da sembrare apsventato.
Ora che finalmente sentiva il suo anello di carne acarezzato, la prospettiva di Avere un cazzo dentro di sé avrebbe douto spaventarlo, invece il suo corpo gli regalò una piccola fibrillazione di gioia e desiderio.
Non si era rese conto di volere un sesso duro dentro di sé così tanto, e di certo non fino a quel momento. Harry applicò più pressione nell’anello di carne e esso iniziò a aprirsi a lui.
Era intimo, e Draco si sentiva fragile come una ferita scoperta in prossimità di sale, ma non era mai stato così ansioso che qualcosa succedesse.
Finalmente sntì la prima falance entrare dentro di lui, la sentì muoversi nel suo interno e sentì il proprio corpo stringerla.
Fu strano e stranamente bello.
Un gemito gli proruppe dalle labbra con forza e morì nella bocca di Harry che gli sorrisi divertito e parecchio infoiato.
- Ti piace qui, eh? – mormorò.
- Stai…- soffiò – Stai cercando di farmi parlare? –
Beccato.
Harry sogghignò e inderò il sito più in profondità – Dimimi se tipiace. –
- … mi piace.- confermò – Voglio di pià. –
- ah sì? – soffiò ancora harry – E come lo vuoi? –
Draco inghiottì a vutoo. Era evidente che la sua voce era un kink per harry. Ora si spiegavano un sacco di cose.
- Scopami con due dita. – gli ordinò. Gli piace che nella sua intonazione non ci fosse alcuna supplia ma mero ordine.
Harry tacque, eseguendo il comando. Premette anche la seconda falange che con più pressione iniziò finalmente a trapassare l’ano. Una volta dentro, iniziò a muovere dentro e fuori le dita così da simulare una penetrazione vera e propria e draco si ritrovò sopraffato dal piacere.
Peccato che fosse anche frustrante.
- Levale. –
Harry esenguì, docile come un cangolino.
Draco decise che era lui al comando tutto sommato, quindi si staccò da lui per spingerlo steso supino e cn uno slancio ci mise cavalcioni su di lui.
Quel cambio fu un o’ repentino così tanto che Harry lo guardò confuso e incuriosito.
Draco cercò il sesos di Harry, duro come roccia, con le sue natiche e inizò a strusciarse con esse, stimoaldno la pelle tesa mentre sostenteva lo sguardo sempre più da pesce lesso ifnoiato di Harry.
La penne tesa del suo sesso sfregava contro il suo ano gà stimolato così divenne inevitabile che Draco iniiasse a sentire la volgia di averlo dentro di sé.
Era cos ì potente che si chiese come aveva fatto a non capire di essere una puttanella vogliosa fino a quel momento.
Si alzò sulle ginocchia e gli prese l’uccello per poi spingerselo dentro. Chinandos su quel sesso, lo sentì affondare dentro di sé.
Pulsava sul suo glande, e ora sulla sua asta, infine tutto il suo corpo stitolò e pulsò sulla base.
Harry era completamente paonazzo e senza fiato, arrancaò alla ricerca di aria. Strinse le mani sulle gambe di Draco come a minacciarlo di non muovrsi e comunque lui non ne aveva alcuna intenzione.
Gli piaceva, cazzo. Averlo dentro di sé, affondato fino a prfondità che non sapeva nemmeno di aver. Gli piaceva in una maneira così completa che si chiese se era davvero Draco Malfoy e ora un’estensione dell’uccello di harry Potter. Un mero accessorio di abbellimento.
- cazzo, - sussurrò harry – Cazzo. –
Sempre meglio di wow, almeno sto giro era tematico.
Ma stare fermi stava diventando incredibilmente frustrante, così inziò a muoversi e il piacere, se possibile aumentò.
Draco si ritrovò presto a muovere i fianchi con una foga che non aveva mai provato, che il suo intro corpo reggeva a stento.
Era così fottutamente bello che trascendeva loro due.
Grazie al cazzo che il mondo era in sovrappopolazione se il sesso era così bello. Non che loro due potessero effettivamente procreare, ma se potevano farlo draco era sicuro che pur di continuare a fare sesso così avrebbe sfornato volentieri mezza squadra di calcio.
Il sesso era bello, ma soprattutto il sesso con l’uomo che amva era qualcosa di spettacolare.
Ttte quelle vaccate sul fatto di non lasciare che altri gestissero il proprio umore, ora gli sembravano appunto vaccate.
Magari non una persona fisica, ma in quel momento un semplice uccello duro, poteva gestire il suo umore eccome!
Al momento era letteralmente il centro del suo mondo, di sicuro sembrava arrivare fino al centro del suo corpo.
Ma quando roterò un po’ il bacino, e centrò il punto magico, il mondo perse definitivamente confini.
Il letto iniziò a gigolare tanta la forza che ci stava mettendo per spingersi quel cazzo con sempre più forza dentro.
Harry glia fferrò i fianchi e cercò di dare un ritmo più gentile a quelle spinte.
Ah, già c’era anche la persona oltre a quella bollente durezza dentro di lui.
Vero. E lo amava perfino.
Misteri della fede.
Iniziò a muoversi più gentilmente addosso a lui, e un nuovo tipo di piacere, più docile e scalmo iniziò a dilatarsi dentro di lui.
Harry ansimò e le sue labbra sembrarono invitanti. Così si chinò a baciarle.
Muoversi per scoparsi da solo mentre limonava con lui, non era la cosa più comoda del mondo, ma in quel momento non risciva a decidere cosa fosse meglio.
Ma iniziò a mancargli il fiato così, si mise seduto di nuovo e si fermò un attimo per recuperare un po’ di energie.
Quando riprede a muoversi, Harry gli afferrò i fianchi e alzò i suoi, arrivando ancora più in profondità.
- cielo, parlerò fino alla fine dei miei giorni se posso farlo mentre mi sbatti il tuo uccesso dentro. – promise.
- Cazzo! – ripeté harry prima di afferrarlo per i fianchi e sbatterlo sul materasso per poi aggredirlo sbattendolo con più energia
- smettila di palrare o vengo! –
Era il colmo. Hary che per mesi gli aveva intimato di ricominciare a parlare ora gli diceva di tacere!
Rise e si aggrappò alle sue spalle, mentre si avviinava al suo orecchio per iziiare a parlare, con voce bassua e suadente.
- Fottimi più forte, non ti fermare, voglio sentirti fino in gola, voglio sentire il suo seme riempirmi. –
E lo sentì, sentì qualcosa di umido colpirlo dall’interno con forza e Harry fece una faccia davvero buffa mentre veniva prima di crollargli addosso.
Anche se era venuto il sesso era ancora duro, tante era stata l’eccitazione e Draco adorava sentirlo dentro di sé tanto che iniziò a muovere i fianchi per scoparsi ancora. Harry grugnì, ma capì l’antifona. Si mise sui gomiti e riprnde a ondeggiare per scoparlo con gli ultimi residui di durecza che eprdoravano.
Per farlo finire, lo mastrbò anche.
Draco venne con un gemito che riempì l’aria e si accasciò sull’enorme deltto del guardiacaccia.
Entrambi ansani e senza energie, restarono aggrovigliati e l’uno addosso all’altro. Non avevano le forze nemmeno per sposarsi di lato.
- E’ stato… -
- Wow? –
- Incredibile. –
- Hai aumetnato il tuo vocabolario, bravo. –
- Io almeno il mio vocabolario l’ho usato. –
- Ti toglierei il sesso, se non fosse tanto incredibile. –
- grazie, grazie. –
Finalmente harry rotolò di lato e iniziarono a fissare da soli allegramenti il soffitto. Il silenzio ora era bello, adorabile e tante cose ma del resto dopo una scopata del genere c’era davvero poco da dire.
- Quindi… - soffiò Draco dopo un po’ – Abbiamo litigato per anni quando potevamo scopare. Bella storia. –
- Meh mica potevamo scopare, eravamo ancor aun attimono piccioni, non ti pare. –
- E c’è stata la guerra. –
- E c’è stata la guerra. –
Ci fu ancora silenzio.
- Ma ora passeremo il tempo a farlo vero? –
- Mi incazerei del contrario. –
- Ottimo. –
- Ah, senti ma volevo chederti. Esattamente perché abbiamo litigato ieri? –
- potrei dirti perché mi faceva un sacco di pressione e non mi andaa di guarire subito. Insomma questa storia aveva un attimo di bisogno di quacche ricaduta. Vuoi mettere che guarivo subito? Che morale avrebbe avuto? –
- Che palle ‘sta morale del cazzo. Uno non può più scrivere di traumi e zozerie senza doverci mettere una trama, del sesso scritto bene e della morale? –
- A quanto pare no. –
- Ma nemmeno se poi viene usato solo per un concorso stupido? –
- In quel caso è d’obbligo. –
- Vabbé tanto nessuno leggerà mai questa scema. Me ne assicurerò. –
- Sì, ma intanto… vuoi rifarlo? –
- Assolutamente sì! –
Stavolta Draco si aggrappò elle ante del letto e Harry si incincchiò deitro di lui. Non ci fu nemmeno tempo per prepararlo, gli entrò dentro con una singola spinta e iniziò a fotterlo come se non ci fosse un domani.
Sentirono dei rumori e la porta si aprì. Hagrid restò sulla porta, con gli occhi enormi e lo sguardo perplesso.
- Che cazzo?! – quasi urlò.
Harry urlò di rimando – O resti a guardare o te ne vai! – mentre faceva una pinta particolarmente precisa che fece urlare Draco di piacere.
Hagrid restò sulla porta indeciso sul da farsi, poi si richiuse la porta alle spalle, avanzò per la stanza e si sedette per terra. I suoi occhi fissi suoi loro corpi nudi.
Essere guardati li eccitò, se possibile, di più.
Draco ormai aveva perso i confini con la realtà, il suo corpo era completamente assoggettato alla scoperta del sesso e di avere Harry dentro di sé.
Il piacere lo colpì come uno tsunami mentre il suo crpo esplodeva dall’interno.
Crollò di faccia sul cuscino, metnre le gambe gli tremavano.
Sentì a stento il seme di Harry schizzargli addosso.
- sei venuto con culo? Wow, alla priam volta? –
- Seconda. – lo corresse.
- Sei comuqnue una puttanella. –
- La tua putanella. –
Draco era così stremato che chiuse gli occhi e si addormentò.
Vide prima di chiudere gli occhi Harry afferrargli una gambe a mettersela sulle spalle, poi lo sentì entrargli di nuovo dentro.
Scrollò le spalle e gli augurò – buon diverntimetno – metnre crollava in un sonno profondo.
O sognò di avere altri tre orgasmi, o li ebbe davero. Non ne fu tanto sicuro. Sapeva solo che quando quando avevano inziaito tutto il suo corpo era n preda al piacere.
Fanculo la scuola e tutto il resto.
Se lo sarebbe sposato ed era ricco abbastanza che avrebbero passsato il resto della vita solo a scopare.
Dubitava che harry avrebbe avuto a che ridire.
Si risvegliò la mattina dopo. Lo fece con un orgasmo.
Harry gli era ancora dentro, probabilmente si era svegliato e aveva inziaito a fotterlo.
- Cielo, mi piae da morire essere tuo. –
Harry sogghignò e gli pizzicò un capezzolo. Dalla sensibilità suppose che emtnre dormiva glie l’aveva morso per bene.
- anche a me. –
- Ma… - Draco si girò verso il professore addormentato con il cazzo in mano e una pozza di seme davanti a lui – che facciamo di lui? –
aHarry scrollò le spalle – Probabilmente morirà vergine, quindi abbiamo fatto un opera pia a lasciarlo guardare. Tanto non dirà nulla, o verrbbe licenziato. -
Non faceva una piega.






















Quanto tornarono ad Hogwatrs era ormai mattina. Draco lasciò andare Harry con il cuore pieno di un sentimento che non provava da tantissimo tempo.
Ma sapeva che quella felicità era temporanea.
Poteva riempire le crepe della sua anima con palliativi, ma non si sarebbero mai colmate, non ignorandole.
Dopo una doccia lunga e bollente, Draco si diresse verso l’ufficio della Mc Grannit. Sperava di prendere solo un appuntamento ma caso volle che la preside fosse in ufficio e lo ricevette subito.
Era sommersa da scartoffie, metà delle quali volavano sulla sua testa quasi a beffarsi di lei.
- Come posso aiutarla? – fece lei. Una penna d’oca stava febbrilmente scrivendo su una pergamena appunti. La preside stessa sembrava provata dallo stress.
Una parte di lui avrebbe voluto rimandare ad un momento più opportuno, ma sapeva che se fosse andato via da lì, con tutta probabilità il coraggio gli sarebbe venuto a mancare.
Doveva farlo. Doveva insistere.
Aveva rinunciato troppo a lungo.
Così, finalmente disse la verità – Non sto bene e ho bisogno di aiuto. –
Alle sue orecchie sembrò un una semplice frase, nessuna particolare inclinazione o tono. Era pronto a trovare le forze per parlare ancora, quando tutto il caos attorno a quella scrivania semplicemente si fermò.
I fogli volanti tornarono ad impilarsi in un angolo della scrivania e la penna d’oca si acquietò, esausta.
Il viso austero della preside divenne più gentile, ma allo stesso tempo serio e professionale.
- Andrà tutto bene. - disse.
E Draco per un attimo, non stentò a crederle.
La strada sarebbe stata lunga e difficile. Ma era lì, aveva chiesto aiuto ed era stato ascoltato.
Aveva ritrovato la sua voce. Era bassa, ancora flebile, ancora insicura…
Ma era sua.





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