Rewrite the stars (capitolo 18)
Prompt: Non rubare.
Spiegazione: il personaggio vuole rubare i poteri dei presenti alla festa.
Rewrite the stars (capitolo 18)
- Ci siamo. – annunciò Gavin mentre sistemava la cravatta al suo nuovo socio – Si entra in scena. –
Purtroppo, al momento era una necessità.
- E’ una cosa temporanea – sembrò intuire i suoi pensieri – Solo per la festa, dopodiché ti porterò lontano, dove potrai vivere libero. –
Nonostante non fossero state mosse accuse formali, il suo viso era tra i più ricercati nel mondo magico come persona a conoscenza dei fatti.
Draco si sistemò i capelli corvini con una smorfia –Di chi sarebbe questo aspetto? –
- E’ il figlio di un rampollo di una famigli di maghi francesi. Ho messo in giro la voce che verrà alla festa per incontrare Harry Potter. Ti lasceranno entrare senza problemi. –
- E il tuo? – indicò l’aspetto che aveva assunto: un anonimo giovane con i capelli castani.
Gavin glissò con un sorriso accennato - Ti ricordi il nostro piano? – cambiò discorso.
Draco annuì piano – La pozione è pronta? –
Gavin tirò fuori una bottiglia e sorrise, ammiccante – Prontissima. –
Quella sera, avrebbero finalmente attuato il loro piano: dare a quegli ipocriti ciò che si meritavano.
Quella bottiglia di champagne, apparentemente innocua, sarebbe stata la fine di quella menzogna che si erano raccontati ancora, ancora e ancora: che la purezza magica era unica e speciale.
Quella bugia era stata parte della sua vita, era diventata come una seconda pelle, finché non gli aveva impedito di respirare.
C’erano state morti e tormenti solo allo scopo di perpetrare quell’unica fatale menzogna.
Ma ora era finalmente l’ora della loro vendetta.
Aveva sempre odiato ognuno di loro, ancora prima di incontrare Gavin. Molti di loro non avevano visto la guerra nemmeno da lontano, mentre a lui aveva portato via quasi tutto: il nome della sua famiglia di cui tanto si era vantato per anni, i suoi amici, la sua famiglia, la sua semplice giovinezza. Nulla era stato più lo stesso.
E ora, quella maledetta causa, quell’odiare le persone che erano state coinvolte volontariamente o no, gli stava portando via l’ennesima cosa, la più importante: la persona che amava.
Era già dura essere due uomini innamorati, ma quando il suo nome continuava ad essere infangato e sputato con disgusto senza alcuna possibilità di redenzione, il loro amor era condannato.
Lo era sempre stato a dire il vero.
Non avrebbero dovuto innamorarsi.
Draco sentiva le mani tremare dalla voglia di riversare quella rabbia in ogni singolo bicchiere di champagne. Sorrideva anche solo al pensiero e Gavin sembrava intuire i suoi pensieri.
Gli mise una mano sulla spalla e allargò il suo – Avranno quello che si meritano. –
- Sì.- annuì Draco – Ci puoi giurare. –
**
Harry Potter era nervoso, lo si vedeva dal modo in cui stringeva le dita, come se dovesse evitare di dare un pugno a qualcuno per caso.
Dover essere un ospite ad una cena inutile con persone inutili, mentre tutto quello che voleva era continuare a cercare il suo ragazzo, che era scomparso da tre lunghi e estenuanti giorni, non aiutava.
Soprattutto perché, nel tentativo di aiutarlo, era finito nei guai.
Non si sforzava nemmeno di sorridere, non ne era materialmente capace. Si limitava a stringere mani senza prendere a pugni nessuno.
Avrebbero già dovuto dirgli grazie per questo.
Considerata la quantità di persone di alto rango presenti all’evento, le misure di sicurezza erano state duplicate. Di certo, il recente omicidio di uno dei politici più in vista aveva allertato gli animi.
- Niente? – domandò Ron appoggiato al muro con fare seccato.
- Sai benissimo che non accadrà niente. – borbottò Harry – Siamo qui solo per scena. –
- Noi siamo qui per scena, tu…- gli lanciò un’occhiata – Hai un piccolo discorso da fare. Lo hai preparato? –
- Andrò a braccio. –
- “Andate tutti a fanculo, voglio tornare a cercare il mio amico” non è un opzione, ne sei consapevole? –
Harry gli lanciò un’occhiata veloce. Ron aveva più volte espresso perplessità sul loro rapporto, se solo avesse saputo come si era evoluto, non osava immaginare la sua reale reazione.
Aveva il cuore spezzato, e non poteva nemmeno dirglielo. Non solo perché era molto probabile che non sarebbe stato in grado di comprendere, ma perché era il fratello di sua moglie. La sua ex moglie, si corresse subito.
C’era un po’ di freddezza tra loro, però Ron non sembrava cercare di evitarlo o colpevolizzarlo. Era una magra consolazione ma era una piccola luce in quello che era un momento in cui tutta la sua vita stava cadendo a pezzi.
- “Andate tutti a quel paese” è meglio? – domandò, sviando lo sguardo e fingendo di osservare tra la folla.
- Prova con “Buonasera, signore e signori, brindiamo!” –
- E’ geniale, mi sa che te la ruberò. –
- Citami tra i ringraziamenti. –
Lasciò che lo sguardo scivolasse su ogni volto, su ogni atteggiamento degli invitati. Non seppe nemmeno rendersi conto ma qualcuno stava attirando la sua attenzione, qualcosa in quel ragazzo catalizzò i suoi occhi. C’era qualcosa nel suo semplice stare in piedi, nel modo in cui teneva le spalle dritte e il mento alto.
Il ragazzo era alto con i capelli corvini e le spalle tese e sembrava scandagliare anch’egli tra la folla e, in ultimo, incrociò il suo sguardo.
Il cuore perse un battito e ci mise poco meno di un attimo a capire perché.
Il ragazzo distolse lo sguardo e fece per scappare, e Harry gli corse subito dietro.
Scacciò mani che volevano toccarlo, gente che voleva salutarlo, quasi urlò a una donna che aveva tentato di placcarlo. Nulla lo avrebbe fermato dal ritrovare quel ragazzo.
Lo seguì in una stanza interna e si precipitò da lui.
- Draco! - quasi urlò.
Non sapeva nemmeno come aveva fatto a riconoscerlo, ma qualcosa nel suo animo, forte come uno tsunami, aveva visto Draco Malfoy, oltre il suo travestimento.
L’altro non fece nemmeno finta di continuare quella finzione.
- Non avresti dovuto seguirmi, Harry. – disse, con voce sofferente.
Questi lo raggiunse, così in ansia da non riuscire a respirare - Dove sei stato? Hai idea di quanto ti abbia cercato? –
- Sto bene. – rispose Draco con un filo di voce – Sto bene. – ripeté meno convinto.
Harry strinse le mani sulle sue spalle, così forte che temette di avergli fatto male, quindi, prendendo respiri profondi, tentò di rilassare le dita.
- Perché te ne sei andato? Eri al sicuro da me. Ti avrei protetto. –
Draco scosse la testa – Non mi serve la tua protezione. –
-Certo che sì, che diavolo ci fai qui? Perché hai questo aspetto? Che cosa stai combinando? –
Draco accusò quelle domande come degli schiaffi – Stanne fuori, Harry. Non ti riguarda, non ti ha mai riguardato. – alzò gli occhi – Tu non puoi capire. –
- Capire cosa?! –
- Cosa si prova. – replicò – A essere odiati, non importa quanto ti sforzi, a non poter stare con la persona che ami perché non è giusto che ne subisca le conseguenze. –
- Io lo capisco! – quasi urlò Harry esasperato.
- No, tu non capisci! – Draco urlò davvero – Perderesti tutto se stai con me, perché non importa cosa io faccia, sarò sempre il mangiamorte criminale. –
- Ti scagionerò. –
- Da quest’accusa? Forse. – soffiò Draco scuotendo la testa – Ma dalla prossima? E quella ancora? Come mi proteggerai dall’accusa di aver rovinato la tua vita, spingendoti a lasciare tua moglie? –
Quelle parole lo colpìrono dritto al petto. Harry strinse le labbra, con rabbia.
- Sai bene che non è stata colpa tua.-
- Quasi nulla è colpa mia eppure non significa che non ne verrò accusato lo stesso. – replicò.
Harry lo studiò, con una preoccupazione sempre crescente – Draco… Io ti amo. Risolveremo tutto.-
Draco scosse la testa, non riusciva a sostenere lo sguardo di Harry, ma in ultimo alzò gli occhi – Ti prego, io non… -
Harry lo zittì con un bacio. Quell’incanto non aveva ingannato i suoi occhi, ma soprattutto non poteva ingannare il suo corpo. Con gli occhi chiusi, riconobbe ogni angolo del suo corpo, ogni sospiro, ogni movimento.
Draco esitò, quasi a tenere fede alle sue parole: non stare insieme, non rovinarsi la vita.
Ma subito dopo le mani erano tra i suoi capelli nel disperato tentativo di stringerselo addosso. Le lacrime scendevano lungo le guance, senza più freno.
Si baciarono come solo due amanti che si erano mancati potevano baciarsi, come se il resto del mondo non avesse alcuna importanza e il tempo non esistesse. Si staccarono, senza fiato.
Si guardarono, restando ancora un altro po’ nel loro piccolo mondo, poi Harry si sforzò nel tornare alla realtà - Che ci fai qui? – domandò ancora, ansante, come se si fosse accorto solo ora che qualcosa non quadrasse – Di chi è questo aspetto? –
Draco fece per scivolare via dalla sua presa, ma Harry la rinsaldò – Rispondimi. –
- Mi dispiace. – soffiò Draco alzando gli occhi – Ho dovuto… -
- Cosa… -
Non fece in tempo a finire la frase che la porta della stanza si chiuse. Due attimi dopo una magia la attraversò.
Harry guardò la porta, poi lui. Draco si giustificò dicendo solo – Non volevo che accadesse anche a te. –
Harry guardò il suo ragazzo, senza capire.
**
Se fosse stato qui, gli avrebbe dato uno zuccherino. Draco Malfoy si era rivelato più utile del previsto.
Aveva già posto un potente incantesimo per tenere la porta chiusa, ma aggiunse un ulteriore incanto affinché le urla di Harry_levati_dai_coglioni_Potter e del suo piccolo animaletto di compagnia non potessero essere udite.
Soddisfatto del suo lavoro, prese una boccetta dalla tasca e la guardò con premura. L’ultimo tassello del suo puzzle.
Si guardò allo specchio e, con un ultimo saluto all’anonimo cameriere, bevve.
L’aspetto che aveva scelto per partecipare alla festa cambiò in uno più conosciuto, molto più ricercato: i suoi capelli divennero scuri e spettinati, gli occhi verdi, si abbassò di qualche centimetro e una piccola cicatrice si formò sulla fronte. Prese dalla tasca degli occhiali e li inforcò.
Perfetto, pensò divertito, i capelli presi quando aveva accidentalmente incontrato il Salvatore per strada erano serviti alla sua causa.
Tutto stava prendendo finalmente forma, la sua visione si stava concretizzando.
La sua vendetta, era ad un sorso di distanza.
Se non fosse stato per Draco Malfoy, quel giorno non sarebbe mai arrivato. Era un abile pozionista, ma ogni volta che aveva tentato di sintetizzare la cura per la magia, il suo problema era sempre stato uno: era sempre fatale.
Ma lui non voleva che lo fosse, non era uccidere il suo scopo, ma lasciarli vivi a dimenarsi come porci nel fango, a vivere come le creature che avevano tanto disprezzato, a diventare nullità.
La cura gli avrebbe fruttato soldi e potere e lo avrebbe messo nella posizione di scegliere chi doveva detenerlo.
Ovviamente, lui era in cima a quella piramide.
La piccola cerimonia di presentazione durò un’eternità. Gavin allora, nei panni del bel moretto, gustò ogni attimo che seguiva la frase – E ora, senza indugi, vi presento l’eroe che tutti stiamo aspettando… Harry Potter! –
Calcolò i suoi passi, sistemandosi la cravatta con un sorriso che non voleva lasciargli il viso. Una volta sul palco, guardò uno ad uno tutte le persone presenti, erano tutti diversi tra loro: alti, bassi, magri, in carne, barbuti e lindi…
Ma erano tutti inutili.
Ognuno di loro si credeva speciale e presto sarebbero diventati nulla.
- Ho aspettato tanto per essere qui.- la sua voce rimbombò per la stanza, c’era chiaramente un incanto sul palco – Ed è così bello esserci finalmente arrivato.- sorrise affabile – Vedete, molti sacrifici sono stati fatti per portarci tutti qui, esattamente a questo momento, un momento di trionfo e di gioia. –
Qualcuno fece un piccolo applauso e Gavin se lo godette tutto – La guerra è finita da tempo, ma per molti non è mai finita. C’è ancora molto da fare. –
Altro applauso, Gavin stavolta alzò una mano per placarlo – … possiamo iniziare a rendere il posto migliore.-
Prese il calice che il cameriere gli tendeva e lo alzò.
Tutta l’attenzione della sala era su di lui. Perfino i camerieri erano fermi, immobili come statue ad aspettare un suo cenno.
- Brindiamo!- disse e si portò il bicchiere alle labbra, bagnandole appena.
Uno dopo l’altro, l’intera sala bevve un sorso di quello champagne speciale e un moto di gioia lo invase come un orgasmo.
Aveva vinto lui.
Finalmente.
Una risata gli sfuggì dalla gola, sincera e potente. Tuonò per la sala, quasi fece vibrare le finestre. Era un latrato così profondo e intenso che la gente si guardò attorno confusa.
– Grazie per aver giocato. Ritentate, forse sarete più fortunati. – rovesciò il suo bicchiere sul pavimento – Sapete cosa avete ingerito? - quasi rise – Una pozione anti-magia. Complimenti, presto sarete tutti babbani. –
La gente si guardò confusa tra loro. Gavin aspettò di vedere i sintomi: iniziava tutto da un colpo di tosse, poi vomito, poi febbre. Eliminare la magia da un corpo magico era un evento traumatico e, nonostante l’intervento di Malfoy, non era stata del tutto esclusa la fatalità.
Tuttavia, aspettò invano.
Qualcosa non andava.
Guardò l’orologio al polso rendendosi conto che in quel momento la pozione avrebbe dovuto iniziare a fare effetto.
Ebbe appena il tempo di realizzare che qualcosa non aveva funzionato che evidentemente la pozione non era stata bevuta e che era in immediato pericolo quando si sentì afferrare una mano e tirarla indietro.
- C-cosa?- boccheggiò.
Un’altra mano gli afferrò la bocca e gliela aprì. Si ritrovò in bocca del liquido che fu costretto a ingoiare per non soffocare.
Riconobbe il sapore, ebbe l’istinto di scappare, ma la persona lo teneva fermo, glielo impedì.
- Gavin (aveva un cognome?) sei in arresto. –
- Cosa?- domandò. Riconobbe la propria voce. La sua maschera stava scivolando via, avvertiva la pelle tirare, i capelli stavano cambiando colore. Nel giro di trenta secondi, era tornato lui e, sotto gli occhi di tutti, qualcuno lo tratteneva.
Si girò appena in tempo per vedere Ronald Weasley puntargli la bacchetta al petto – Abbiamo vinto noi. – soffiò e alzò gli occhi.
Gavin d’istinto seguì il suo sguardo e gli si gelò il sangue nelle vene.
Dall’altra parte della sala, appoggiati al muro, con un bicchiere di champagne tra le dita che collimava in un brindisi, c’erano Harry Potter e Draco Malfoy, spalla contro spalla. Un sorriso accennato sui visi.
Come? Cosa? Com’era possibile? Quando era successo?!
Nessuna delle domande che si fece ebbe risposta perché fu trascinato via in manette.