Feb. 14th, 2020

macci: (Default)
Lucky Lemon Capotolo 10

prompt: Sincero


 
- Un altro. - sussurrò Jamie picchiettando sul bicchiere – Doppio.-
Il barista si avvicinò con una bottiglia e un sopracciglio alzato – Era tanto che non ti facevi vedere e quando vieni è perché sei sommerso di problemi.- soffiò il barista mentre gli versava un altro bicchiere.
Jamie sorrise – Beh, sei il mio migliore amico, no?- sogghignò mentre prendeva il bicchiere e se lo portava alle labbra - … com’è che ti chiami?-
- Jonathan. - fece lui – Tu sei Jamie, no?
Annuì, ridendo appena dell’ironia che il barista sapesse il suo nome… e sapesse quasi tutto di lui.
- Beh, Jonathan… - tirò via un mazzo di chiavi dalla tasca – Queste sono le chiavi, e quando mi vedrai stramazzare a terra chiama un taxi. Per il resto… continua a riempire il bicchiere.-
Jonathan prese le chiavi con un sospiro – Ti prego dimmi almeno che non è sempre lo stesso bastardo.-
Di bastardi ne erano due. Sempre stati due. 
Jamie bevve d’un sorso il bicchiere davanti a lui e lo lasciò lì, pronto per essere riempito.
Il barista lo fece on un sospiro grave – Perché non lo lasci e basta? -
- è più complicato di così.- ammise Jamie mentre correva a giocare con l’anello all’anulare sinistro.
Jonathan seguì quella mossa con gli occhi – Non è che sia un contratto vincolante, eh. Puoi sempre divorziare. -
Jamie quasi rise. Per divorziare sarebbero dovuti prima essere legalmente sposati.
Poteva divorziare da Draco, ma non da Harry.
Beh, si disse, poteva lasciarli e basta.
Afferrò il bicchiere e lo tirò giù in un sorso, poi affondò il viso in una mano.
Avvertì distrattamente qualcuno sedersi allo sgabello accanto a lui, ma non ci fece caso finché questi non disse – Jamie, giusto? -
A quanto pareva lo conoscevano tutti lì. Doveva decisamente cambiare locale in cui andare a disperarsi.
Si girò verso il nuovo arrivato e gli parve in qualche modo familiare. Era alto e slanciato, non aveva le spalle molto larghe. I capelli era di un biondo simile a quello di Draco, ma erano rasati da un lato. Aveva un piercing sul labbro inferiore, che adornava un mento morbido.  Poi si rispecchiò nei suoi occhi color ghiaccio e gli parve più familiare che mai, ma non riusciva a ricordare.
Lui sembrò intuirlo perché con un sorriso si indicò – Kevin.- soffiò – è un piacere rivederti, anche se non ti ricordi di me. -
Jamie arrossì appena mentre tornava con la testa sul bicchiere – Hai l’aria familiare, ma… - tentò di giustificarsi. Kevin sorrise divertito, mentre chiedeva un bicchiere per sé e ne offriva un altro a Jamie.
- Diciamo che quando ci siamo conosciuti non eri molto sobrio.- sogghignò – Vedendoti per una volta lucido ho pensato che sarebbe stato carino sai, presentarci decentemente.-
Jamie sentì le guance avvampare, ma annuì. Prese il bicchiere e lo alzò come per fare un brindisi – Al conoscersi da sobri.- soffiò – Anche se durerò poco.-e bevve un sorso.
- Ancora problemi con i tuoi fidanzati? -
Il sorso gli andrò di traverso.
Mentre si tossiva fuori un polmone, Kevin gli dette dei colpi gentili sulla schiena con un sorrisetto divertito.
Quando si riprese i suoi occhi cercarono la figura del ragazzo quasi sconosciuto che gli sorrise con indulgenza.
- Me ne hai parlato tu.- si giustificò – E non si dimentica certo una storia del genere.-
Jamie cercò freneticamente nei suoi ricordi l’accaduto, e una strana sensazione si fece strada in lui.
Era una sensazione che conosceva bene, la provava ogni volta che gli capitava di ripensare al padre.
La sensazione di non voler ricordare perché avrebbe fatto male.
Kevin bevve un sorso del suo bicchiere prima di dire – Tranquillo, resterà un segreto tra noi. Ma devi dirmi assolutamente com’è andata a finire, per mesi sono rimasto con questa incognita.-
Jamie gli lanciò un’occhiata nervosa, d’istinto si guardò attorno alla ricerca di orecchie indiscrete, ma tutti erano occupati a fare altro.
- Discrezione assoluta. Croce sul cuore.- lo rassicurò – In fondo non ho mai detto quello che sapevo per mesi...-
Jamie avrebbe voluto alzarsi e andare via , ma l’odore del bicchiere di veleno che aveva davanti e la voglia di non tornare a casa erano troppo allettanti.  Chiuse gli occhi per un attimo.
- Ti senti bene?- domandò Kevin e riconobbe una nota di preoccupazione nella voce.
No che non si sentiva bene. Qualcosa non andava, qualcosa era sbagliato, fuori posto. I suoi due mariti gli tenevano nascosto qualcosa…
Sorrise appena al bicchiere – Sono solo stanco.- ammise con sguardo lontano.
Sentì lo sguardo indagatore di Kevin sul viso, lo vide piegarsi in avanti, e indicare al barista un altro giro.
- Offro io.- soffiò.
Jamie bevve senza nemmeno ringraziarlo.
Bastarono solo un ampio paio di bicchieri ed improvvisamente la mente iniziò a regalargli un piccolo assaggio del dolce oblio.  I pensieri si fecero distanti, i guai solo fastidi.
Fu strano girarsi di nuovo verso il ragazzo e improvvisamente ricordarlo.
Ma certo. Kevin. O perlomeno quello che aveva scoperto ora chiamarsi Kevin.
- Noi siamo stati a letto insieme.- gli disse, con la voce strascicata e le sopracciglia aggrottate.
Il ragazzo gli sorrise prima di annuire – Sì, più di una volta.-
Jamie sbatté le palpebre, cercando di ricordare quando. Ancora il dolore di non voler ricordare lo invece e riuscì a capire perché lo provava.
C’erano periodi della sua vita in cui era stato solo, disperato e poco lucido,e  Kevin si collocava in uno di quelli.
Il mese maledetto in cui tutto era andato distrutto, in cui si erano lasciati… ecco quando aveva conosciuto Kevin.
Si girò verso di lui, rosso in viso non solo per essere brillo, e Kevin gli sorrise più divertito che mai, si fece vicino, così che nessuno li ascoltasse.
- E hai anche voluto che si unisse a noi un amico.- gli rammentò con un ghignò.
Il rossore invase il viso di Jamie più che mai tanto che se lo coprì con le mani – Dannazione…- gracchiò.
- Dai, non è nulla di grave. Eravamo tutti ubriachi e per quel che ricordo ci siamo divertiti molto. E il giorno dopo quando mi hai parlato della tua storia è stata una ciliegina sulla torta di una serata piuttosto interessante.-
Jamie lo fulminò con lo sguardo, prima di stringere le labbra –  Ti ho raccontato… cosa?-
- Le lo direi, ma non vorrei che qualcuno ci ascoltasse. Sbaglio o uno delle persone in questione è un pezzo grosso?-
Jamie meditò il suicidio e l’altro glielo lesse in faccia. Si alzò dallo sgabello e gli fece cenno di seguirlo, e Jamie lo fece con il cuore che gli martellava nel petto.
Kevin lo portò in un salotto privato dove si sedette con eleganza sul divanetto disponibile. Jamie fu colto dal ricordo piuttosto vivido di cosa ci avevano fatto su quel divanetto.
- Farai davvero così tutta la sera?- gli domandò Kevin con un sopracciglio alzato.
- Non faremo sesso.- puntualizzò Jamie di rimando.
Kevin tirò le labbra in un sorriso divertito – Jamie, posso essere franco? Sì, ci siamo divertiti. E parecchio. Quindi scusami se la prima volta che ti vedo dopo mesi in cui eri sparito e sapendo il periodo che stavi passando, mi sono preoccupato. Non sapevo nulla di te, non avevo il tuo numero, né sapevo dove abitavi, quindi sì, sono sollevato di vedere che stai bene e sì, sono anche incuriosito da cosa sia successo da allora.- fece una piccola pausa – E visto che credo di essere l’unico al di fuori della situazione che sa qualcosa, e visto che non hai un bell’aspetto, ti ho portato qui per dirti che se vuoi qualcuno con cui parlare e discrezione… mi trovi qui.-
Jamie ebbe un altro ricordo del ragazzo che aveva davanti a lui, fu più forte degli altri, era qualcosa che era successa dopo essere stati insieme. 
Non ricordava tutto, ma ricordava la disperazione, il dolore… e di aver pianto sulla sua spalla.
Kevin era stato gentile con lui, in un modo impacciato, un po’ confuso dalla situazione, ma era vero, lo aveva conosciuto in un momento così buio e poi era svanito per mesi.
Fu strano sentirsi in debito con quel ragazzo quasi sconosciuto e che forse lo conosceva più di molti che lo circondavano tutti i giorni.
Così, complice anche l’essere un po’ brillo, si avvicinò al divanetto e si sedette. Prese un profondo respiro, prima di raccogliere quei pochi pensieri che l’alcol non aveva annebbiato e, come se ne avesse davvero bisogno, iniziò a parlare.

**


Kevin non aveva espresso giudizi, ma parlare ad alta voce della situazione aveva fatto sentire Jamie molto meglio.
Non si era reso conto fino a quel momento quanto l’idea che quella situazione fosse un segreto lo tormentasse, lui che di segreti, beh più omissioni, ne aveva fatto vita.
Non gli era mai piaciuto condividere le sue paure, aveva dovuto essere forte per sua madre, imparare da solo la magia, una cosa che amava e odiava allo stesso tempo, pur poter difendersi e difenderla. Poco aveva sperimentato del lato che Harry e Draco avevano amato della magia, delle meraviglie, delle possibilità…
Quando parlavano di Hogwatrs con gli occhi lucenti, dei loro litigi, delle loro avventure, Jamie si sentiva più estraneo che mai. Si sentiva di troppo, un po’ come si sentiva il terzo alla relazione quando erano ancora agli inizi.
Lui non si sentiva un mago, seppure sapeva di possederne le abilità, nello stesso modo come non si sentiva un pasticcere seppur la sua famiglia possedesse una pasticceria. Erano parole che non lo identificavano.
Non era nemmeno un fotografo, anche se la sua aspirazione era diventarlo.
Non era sicuro che definire la propria professione significava essere un qualcosa.
Se avesse dovuto pensare ad una definizione di sé stesso avrebbe dovuto iniziare da fuggiasco, braccato, maledetto, tradito, poi fortunato, e ora ingannato…
Ma se c’era una definizione che aveva sempre odiato darsi e che aveva sempre evitato… era vittima.
Una parte di lui, una troppo piccola per contare qualcosa, si era sentita tale al tradimento di Draco.
Ma lui non voleva essere definito una vittima. Lui non voleva essere un fuggiasco, né a tutti gli effetti un mago o un pasticcere … o un ingannato.
Voleva essere un marito e voleva esserlo nel modo più felice possibile.
Ma erano discorsi che in quel momento il suo cervello non riusciva a comprendere interamente. Era stanco, così si arrampicò sulle scale ed entrò in stanza. La stanza da letto dove c’era un letto quasi troppo grande per contenerla poiché il letto era a quattro piazze e mezzo che non bastavano quasi mai a farlo dormire decentemente la notte. 
Dove lo avevano illuso, facendo l’amore con lui e tra loro, che tutto andasse bene, rendendolo ancora una vittima di un inganno.
Due parole che odiava con tutto sé stesso, ormai.
Lì si fermò ad osservare la fonte di dolore e della più sincera felicità. Due uomini che dormivano dandosi la schiena, come se volessero mettere tra loro più distanza possibile.
Mentre saliva le sale si era detto che forse era stata solo un impressione, forse non era successo nulla,  che forse, era solo paranoico.
Ma guardarli ora gli parve di sentire il gelo provenire da quel letto e la sensazione alla base dello stomaco gli riportò a galla ricordi dolorosi.
Si era già sentito così, da bambino, dopo la lettera.
Lo sguardo di suo padre non era cambiato dall’oggi al domani, era successo gradualmente, giorno dopo giorno, come se ogni lettera che arrivava fosse una parte della sua anima che veniva divorata.
Lo aveva visto dapprima guardarlo come se non sapeva chi fosse, poi lo aveva visto guardarlo come se non lo guardasse davvero. E poi come se odiava ciò che vedeva.
Ancora prima che iniziasse a picchiarlo, Jamie aveva avvertito il cambiamento sulla pelle. L’aveva respirato in casa.
Gli bastava entrare e riusciva a sentire la cappa d’aria pesante che la impregnava, e sapeva che quel giorno suo padre l’avrebbe nuovamente guardato con disgusto e lui sarebbe stato spaventato da quello sguardo più di quanto non lo spaventassero lettere sbucare dal nulla.
E Jamie ora provava la stessa paura.
Gli tremò la mano mentre richiudeva la porta e girava sui tacchi. Scese le scale con il cuore che gli martellava nel petto e desiderò uscire di nuovo, scappare mille miglia lontano da quella casa come aveva scappato per anni in giro per l’Inghilterra.
Ma sapeva che scappare non sarebbe stata la cosa giusta, l’aveva fatto una volta e tutto era stato distrutto e Kevin era la conseguenza del suo fuggire.
Così decise che quella notte il divano sarebbe stato il suo letto, e che se non poteva fuggire avrebbe perlomeno riposato visto quanto era stanco.
Ma per tutto il resto della notte tentò di scacciare la paura, senza riuscirci.

- Jamie ci evita.- mormorò Harry nel silenzio opprimente della casa.
Anche quel mattino si erano svegliati con il terzo uscito di casa. Non era così insolito; Jamie aveva sempre addosso la sua macchina fotografica pronto a girare il mondo per vedere nuovi posti da fotografare, si svegliava ad orari improbabili e partiva per tornare solo la sera e mostrare orgoglioso il suo lavoro.
Ma quel nuovo modo di andare via era diverso.
Nemmeno Draco gli parlava, se era a casa se ne stava semplicemente in cucina come se mischiare gli ingredienti, metterli in modo preciso, farli lievitare e creare cose perfette potesse mettere ordine anche nella sua testa.
Ogni boccone era amaro, ma non riusciva a non sedersi su quella sedia e a non mangiare ancora quell’unica cosa che ancora Draco Malfoy faceva per lui.
Quelle erano le uniche parole che era riuscito a dire ad alta voce, a lui, in due giorni.
- Pensi che lo sappia?- continuò, ma Draco gli dava le spalle, continuava a fissare il pan cake che cuoceva nella padella. 
- Draco…-
Lo vide appoggiarsi alla cucina, far cadere le spalle, arrendersi alla sua voce.
Come se lo rimproverasse di tentare ancora,  come se fosse ancora di più un peso per lui anche solo sentirlo.
- …Cosa?- domandò con voce stanca. 
Harry strinse le labbra – Jamie ci sta evitando.- ripeté.
- Jamie non è stupido.- mormorò ancora Draco togliendo il pan cake dal fuoco.
- Eri tu a volerlo ingannare.- lo accusò Harry, ma si pentì subito di averlo detto.
Draco non ebbe nemmeno la forza di irrigidirsi. Si chiuse ancora nel suo mutismo, prese un colino e raccolse altra pastella che mise nella padella per fare un nuovo pan cake.
- Draco.- disse ancora Harry – Dobbiamo capire cosa fare ora.-
La pastella scivolò fino all’ultima goccia nella padella, Draco la fissò come se ogni goccia fosse preziosa. Per la sua sanità mentale forse lo era: ogni movimento dal polso, ogni pizzico di qualcos’altro, ogni grammo di ingrediente. La perfezione, nel caos della sua vita.
Dopo che il pan cake si fu dorato abbastanza da un lato, Draco lo girò e solo allora riuscì a dire - Dipende da che scopo vogliamo ottenere.- disse –Cosa vuoi esattamente Harry?-
- In che senso?-
- Da noi. – disse poi, lentamente, si girò e per la prima volta da due giorni riuscì a guardarlo – Cosa vuoi esattamente da noi?-
Harry non riusciva a distogliere gli occhi da quelli di Draco e allo stesso tempo se ne sentiva incenerito.
La natura di quel sentimento senza nome era mutata, ora era una nuova sfumatura. Una sfumatura che gli piaceva ancora meno della prima.
Se prima odiava il fatto che Draco lo scacciasse, essere accettato solo perché inevitabile fece ancor più male a Harry.
Jamie era l’unica cosa che ancora lo teneva lì, se fossero stati solo loro due, se Jamie non ci fosse stato tra loro…  ora loro non starebbero insieme.

Non saremmo durati una settimana.

Tu non ti saresti mai innamorato di me.

Mi sono innamorato di te malgrado Jamie. 

Harry socchiuse gli occhi, sotto il peso del senso di colpa. 
Seppure Draco aveva fatto i suoi errori, Harry aveva gestito malissimo la situazione.
Questa nuova situazione era a tutti gli effetti colpa sua, del suo egoismo.
Anche se avesse avuto ragione sugli sbagli di Draco, tutto ciò che ne era conseguito era stato causa del suo risentimento.
Draco si stava comportando bene quando erano tornati insieme. Aveva passato i mesi successivi a dimostrargli ogni giorno quanto lo amasse, e si era visto negare il perdono, ritrovandosi ad essere vittima del risentimento qualsiasi cosa avesse fatto.
L’aria che respirava, la gente che aveva allontanato, era colpa della sua incapacità di vedere ciò che aveva davanti: un marito devoto, umano, che aveva amato un altro e si era innamorato di lui.
Ma ora? Dopo quello che gli aveva fatto, quasi un abuso, Draco cosa provava per lui?
C’era ancora amore nel suo cuore?
Ma era anche vero che Draco aveva di nuovo fatto il passo più lungo della gamba: al primo litigio aveva considerato di nuovo loro come separati, senza nemmeno provare a parlargli ancora.
Aveva deciso ancora per loro, senza che ci fosse un “noi”.
- Lo chiedi come se avessi potere decisionale.- mormorò rabbioso – Sbaglio o hai sempre avuto tu il coltello dalla parte del manico? Hai deciso che tra noi era finita, hai deciso che dovevamo mentirgli. E ora lasci a me la decisione su cosa ne sarà di questa famiglia?-
Draco sostenne il suo sguardo, in silenzio. Ma non sembrava ferito.
E Harry avrebbe voluto vederlo ferito, ammise con rabbia.
Vide il merito prendere un profondo respiro – Per come la vedo io, sono queste le scelte che abbiamo: Glielo diciamo e non glielo diciamo. Se non glielo diciamo, si accumuleranno i dubbi e presto lo scoprirà. E allora ci lascerà entrambi. Se invece, glielo diciamo, potrà apprezzare la sincerità, arrabbiarsi sì, ma conterremmo i danni, in quel caso io posso prendere la stanza degli ospiti e potremmo stare bene, almeno per un po’. Ma a lungo andare Jamie cercherà di barcamenarsi tra noi due e alla fine non riuscirà a gestire la situazione… e ci lascerà.-
La camera degli ospiti, eh?
Harry si chiese se stava già pensando a come arredarla.
- Quindi ci lascerà in ogni caso.- mormorò – A che punto allora avergli mentito? Che senso ha avuto? Perché hai voluto insistere?- ringhiò Harry con la rabbia che vibrava le sue parole.
Draco sostenne il suo sguardo – Per lo stesso motivo del perché tu hai accettato di mentire.-
Quella frase gli colpì il cuore come un fendente. Se prima non l’aveva realizzato, ora era semplicemente lì, la risposta. La risposta era stata solo una: tempo.
Si guardarono sotto il peso di una semplice, devastante verità: si amavano.
Ora non potevano stare insieme, non potevano quasi sopportare la presenza dell’altro, o il rivolgersi la parola. Ma forse, col tempo…
Col tempo la rabbia forse sarebbe passata, e un giorno si sarebbero visti in cucina a fare colazione, come se nulla fosse, come se fossero ancora insieme, perché sarebbero stati sempre insieme.
Harry realizzò che per nessuno di loro due era mai stato Jamie il motivo della negazione del loro stato.
Era loro due. La speranza che un giorno qualcosa poteva ricostruitisi nonostante la sofferenza e il tradimento.
Non si erano arresi, non del tutto.
Non ci riuscivano.
Avevano mentito per non separasi.
Sì, la sofferenza tra loro era concreta, opprimente, ma Draco lo aveva lasciato perché non voleva più mentire su di loro, sul fatto che andasse tutto bene per forza come aveva fatto per mesi. 
Aveva detto che non erano più amanti, ma non che non fossero più amati.
Lo guardò per la prima volta da giorni e per la prima volta dopo mesi nessuna parte di lui odiava Draco Malfoy.
Lo guardò e si rese conto di quanto avesse sopportato per stargli vicino.
- Tu mi ami.- realizzò, come se finora non ne fosse stato sicuro. 
Forse era così, Jamie aveva sempre occupato più spazio di lui nel cuore di Draco, ed era sempre stato questo a ferirlo.
Realizzò che non era arrabbiato con Draco perché gli aveva mentito, o perché se n’era andato lasciandoli… ma perché aveva fatto tutto ciò per Jamie o perché non c’era più lui.
Draco quel mattino non aveva lasciato loro, aveva lasciato lui. E questo non era mai riuscito a perdonarglielo.
- Allora che facciamo?- sentì la voce di Draco raggiungerlo, ignorando una domanda stupida, dalla risposta più che ovvia.
Harry sentì il proprio cuore essere stretto in una morsa – glielo diciamo.- mormorò – e ciò che accadrà dopo lo capiremo insieme.-
Draco annuì, con la sensazione che gli opprimeva il cuore.
La stessa che fermava quello di Harry ogni battito: Il tempo era scaduto.

**

La musica era troppo alta, così alta che le sue orecchie non riuscivano a sentire che un fruscio che gli rimbombavano nel cervello.
Una mano era sulla sua spalla, qualcuno gli parlava.
Ah, vero. Aveva un nuovo amico. Stava dicendo qualcosa.
- Come?- domandò Jamie, confuso.
- Meglio sedersi.- riuscì a sentire da Kevin prima che lo trascinasse via.
Da quando erano lì? Jamie non sapeva dirlo. Ricordava di non essere nemmeno tornato a casa, aveva spento il cellulare, ogni minuto che passava il risentimento cresceva.
Il sudore gli colava sulla fronte mentre si sedeva, ma questo non gli impedì di mormorare – Voglio bere ancora.-
Kevin aggrottò le sopracciglia – Penso che tu ne abbia abbastanza.-
- Penso che tu debba farti gli affari tuoi.-
Kavin sospirò e chiamò in cameriere per chiedergli un altro paio di bicchieri, poi tornò da Jamie.
- Non vuoi tornare a casa?- gli chiese dopo essersi seduto accanto a lui, vicino, così vicino che Jamie riusciva a sentire il calore del suo corpo.
No, Jamie non voleva tornare a casa. Semplicemente non voleva.
Era stanco di tutto, della sua vita, della situazione.
Era stanco che fosse tutto complicato.
- Voglio ballare.-
- Hai ballato.-
- Voglio ballare ancora.-
Kevin incrociò i suoi occhi, poi posò una mano sul suo ginocchio. Lo fece come se nulla fosse.
- Jam.- mormorò piano – Riposa un attimo. Bevi dell’acqua.-
Jamie si massaggiò gli occhi stanchi e Kevin continuò – Abito qui vicino. Dovresti riposare un po’, non puoi tornare a casa in queste condizioni.-
Jamie quasi scoppiò a ridere.
Erano sempre stati loro due. Jamie… lui era il terzo. 
Alla faccia dell’essere il “centro”.
- Jamie…- soffiò Kevin vicino a lui, troppo vicino. Si girò a guardarlo e gli parve di ricordare la sensazione di baciare quelle labbra.
L’aveva fatto tempo fa, si era lasciato andare tra le sue braccia per dimenticare la sofferenza mentre era ubriaco.
E, in quel momento, era ubriaco e stava soffrendo.
Avrebbe potuto baciarlo, si disse, avrebbe potuto farci l’amore. Del resto i suoi due mariti non si erano scomodati tanto a chiedergli se gli andava bene essere cornificato, né essere inserito in una cosa a tre quasi sotto ricatto.
Perché doveva essere proprio Harry Potter? Se fosse stato un Jonh Smith qualsiasi sarebbe riuscito a odiarlo, a riprendersi Draco, a vivere con lui, o a lasciarlo.
Ma no, il suo ragazzo doveva farsi sbattere dal suo unico e solo eroe.
La vita a volte sapeva essere tanto crudele.
- Jamie…- sussurrò ancora Kevin, stavolta più vicino.
Stava per essere baciato, realizzò all’improvviso. Kevin aveva quasi le labbra sulle sue.
E  Jamie fu tentato di lasciarlo fare, fu tentato di lasciarsi andare.
Era stanco.
Era così stanco.
Ma decise di tirarsi indietro. Amava quei due coglioni, purtroppo.
Tuttavia aveva bevuto molto, l’acol aveva rallentato i suoi riflessi. Si era appena tirato indietro, ma le labbra di Kevin erano sulle sue e già si muovevano.
Sbatté le palpebre tre volte prima di rendersi conto di ciòche stava succedendo, ma lo concretizzò solo quando sentì le dita di Kevin trafficare con la sua cintura.
Pensò di scacciarlo, aveva già alzato le mani pronto a farlo, ma in quel momento se lo sentì strappare di dosso con violenza.
Vide l’espressione confusa del nuovo amico prima di vedere le l’espressione adirata dei suoi mariti.
Riuscì a stento a aggrottare le sopracciglia prima che Draco gli si avvicinasse con aria furente.
Disse qualcosa, ma la musica era così alta, e lui era …così stanco.

**


Jamie non aveva opposto resistenza, li fissava come se non capisse ciò che stava succedendo, mentre loro due lo scortavano fuori dal locale prima, in un vicolo per smaterializzarsi poi.
Furono a casa in quello che parve un battito di ciglia e non appena Jamie riconobbe casa sua sentì la nausea avanzare senza pietà.
Corse in bagno, vomitò l’anima, probabilmente vomitò tutta la situazione.
Harry restò a tenergli la testa mentre Draco stava preparando qualcosa per farlo stare meglio.
Quando Jamie non ebbe più nulla nello stomaco lo prese in braccio e lo pulì come poteva. Insieme lo cambiarono e lo misero a letto.
Harry restò in piedi e guardare Draco che faceva bere una pozione a Jemie.
- Dormirà tutta la notte.- sussurrò – Ma domani starà meglio.-
Annuì, e finalmente si concesse un lungo sospiro.
Guardò Draco che gli restituì uno sguardo consapevole.
Erano sull’orlo di un precipizio, stavano accudendo il risultato dei loro sbagli e erano alla resa dei conti.
Svegliato Jamie tutto ciò che avevano costruito sarebbe presto svanito.
Ma non ora, non quella notte.
Per quella notte erano ancora tre mariti che si amavano, la cui foto che dimostrava quell’amore era appena sul caminetto a ricordare loro ogni giorno il momento in cui Jamie aveva deciso di dire loro che li amava con la sua arte.
Mancavano ancora diverse ore all’alba.
Dopo un’ora, Harry scese le scale massaggiandosi la testa. 
Non fu sorpreso di vedere la luce della tv accesa, quindi sbucò in soggiorno per vedere Draco seduto sul divano con le gambe al petto ed una coperta a coprirlo. Il suo sguardo era fisso sulla tv, ma la sua mente era lontana, forse ancora in quel locale a vedere continuamente loro marito sotto le mani di qualcun altro.
Harry fece un passo Draco si accorse di lui. Quando si girò, si guardarono per un lungo attimo, poi tornò a guardare la televisione dando un tacito permesso ad Harry di potersi avvicinare.
Harry si sedette accanto a lui, più vicino di quanto non fossero stati da tempo. Draco con un gesto meccanico gli lasciò parte della coperta per coprirsi le gambe.Si bloccò nel bel mezzo del gesto, ferito dalle sue stesse azioni, per poi ritirarsi come fosse stato sgridato.
L’altro afferrò il lembo della coperta e completò l’azione per lui.
La televisione dava la giusta scusa per stare lì, in silenzio, senza che fosse imbarazzante. 



Il mattino arrivò, fin troppo in fretta.
Quando il sole, traditore, scivolò tra le fessura delle persiane perennemente abbassate Draco si ritrovò con la testa nell’incavo del collo di Harry e un suo braccio che gli circondava le spalle.
La serpe non era uno di quei tipi che, al primo battito delle palpebre, aveva i neuroni pronti per conquistare il mondo, ma quel giorno la consapevolezza lo raggiunse in un semplice battito di ciglia e fu devastante.
Harry fu svegliato dall’impeto con cui Draco si discostò.
Gli occhi verdi di Harry ci misero quale attimo a metterlo a fuoco, complice anche l’assenza dei preziosi occhiali caduti durante la notte.
Draco odiò l’essersi svegliato in fretta, odiò essersi allontanato da lui. Ma raccattò ciò che era rimasto della sua dignità e si alzò dal divano per dirigersi nell’unico luogo della casa dove ormai si sentiva al sicuro, dove sapeva di poter tenere tutto sotto controllo.
Sentì alle sue spalle Harry alzarsi, sgranchirsi le gambe, sentì anche distintamente diverse vertebre scricchiolargli e si ritrovò a sorridere amaramente.
- Che ore sono?- domandò, solo per riempire il silenzio. Erano ormai ben lontani dal tenersi il muso o odiarsi, la consapevolezza e la rassegnazione aveva creato una nuova atmosfera tra loro.
Molto, troppo, simile all’indifferenza. 
- Le otto.- rispose Harry dopo un attimo, poi aggiunge - Hai davvero intenzione di metterti a preparare la colazione con tutto ciò che sta succedendo?-
- Hai davvero intenzione di affrontare tutto ciò che sta succedendo a pancia vuota?-
Draco lo anticipò e gli prese la tazza dalla credenza.
Mentre se la passavano per preparare colazione, ebbero la strana sensazione che fosse tutto normale. Che fosse quasi una mattina come tante.
La loro mente era crudele, non c’erano più dubbi.
- Pensi che avrà mal di testa? Nausea?-
- No, la pozione che gli ho dato lo farà svegliare normalmente.-
- Preparo anche i cereali?-
Draco annuì – Prendili, non metterli già in tazza.-
Esitarono per un attimo, colti dall’ironia di quel comportamento. Durò così poco che fu facile dimenticarsi che fosse accaduto.
Draco mise la torta in forno e Harry finì di preparare la tavola. 
Poi restarono in attesa.
- Ce l’ho io la nausea.- confessò Draco – Continuo a vederlo…-
- Lo so.- 
Draco strinse gli occhi – Pensi che fosse la prima volta? E se…-
- No.- lo fermò subito Harry- Non ci ha mai tradito.-
- Come puoi saperlo?-
Harry gli lanciò un’occhiata raggelante – Jamie non è quel tipo di persona che tradisce e poi torna a casa come se nulla fosse, come non lo eri tu. Dovresti essere il primo a saper riconoscere come sarebbe stato altrimenti.-
Ricordi confusi di sensi di colpa, dolore, rabbia e felicità tornarono a galla nella mente di Draco.
L’inevitabilità del loro legame, il dolore nel provare piacere nel semplice vederlo ogni mattina…
Draco si sentì sopraffatto dai ricordi.
Chiuse gli occhi, desiderando solo di poter tornare indietro, quando ancora non aveva deluso Harry, quando ancora non aveva deluso nessuno…
- Vado a vedere come sta.- disse senza fiato, prima di trascinarsi fino alle scale.
**

Jamie si svegliò già esausto. Si svegliò senza respiro.
Si svegliò infelice.
Lui aveva una idea piuttosto concreta di cosa era l’infelicità, per un periodo della sua vita l’aveva respirata, se ne era impregnato e per tutto il resto della sua esistenza ne era rimasto intossicato.
Aveva avuto solo sua madre, amanti occasionali e nessuna entità stabile che fosse esso stesso materiale o umano.
Finché Harry Potter non aveva messo in galera il padre e così gli aveva permesso di piantare un piccolo, microscopico seme di speranza.
E da quel seme, cresciuto in un negozio di dolci, era nato un amore che sapeva di ossessione e follia.
Jamie sapeva cos’era la depressione e non era depresso. Era solo, profondamente, infelice.
Si mise seduto e il movimento gli provocò un modo di nausea che non provava da anni.
Chiuse gli occhi, prese profondi respiri, li riaprì solo quando sentì la porta cigolare.
Vederlo sulla porta, fu il colpo di grazia.
La bile raggiunse la bocca all’istante, la senti graffiare lungo la gola ancora prima di concepirla, in un attimo si era ritrovato piegato in due, con un secchio magico sotto il mento e le mani dei sue mariti a sorreggerlo.
Per un lungo, interminabile minuto, il suo stomaco fece un lungo comizio su un possibile sciopero.
Si accorse che era finita solo quando fu di nuovo in grado di respirare.
Socchiuse gli occhi e ebbe modo di rendersi conto delle mani fredde di Draco sulla fronte e di quelle calde di Harry sulla schiena.
Si sentì al sicuro, e un po’ meno infelice.
Ciò lo fece sentire solo più tradito però.
Era così stanco di essere il terzo, l’ultima ruota del carro, la persona che doveva mettere da parte sé stessa in funzione loro.
E non riceveva in cambio che silenzi e omissioni.
Draco avvicinò alla bocca del castano una fiala e Jamie la bevve senza alcuna esitazione. Se c’era una cosa di cui poteva fidarsi era delle capacità in pozioni del marito.
Sentì lo stomaco calmarsi all’istante.
Il secchio svanì ora che non ce ne sarebbe più stato bisogno e Jamie provò a drizzare la schiena.
- Ti senti meglio?- domandò Harry quasi sottovoce.
Jamie annuì.
- La pozione lo aiuterà a riprendersi in fretta.- sentì Draco rispondere – aiutami a stenderlo, se riposa un altro po’ è meglio.-
Si ritrovò disteso, gli occhi al soffitto e il viso dei mariti spuntare dai lati della sua visuale.
Sembravano stanchi, e infelici anche loro.
- … v-voglio…- provò a dire. 
- dell’acqua?- provò Draco.
Jamie aveva la labbra secche, inghiottì a vuoto per dire ancora – il divorzio.-
Non restò a vederli impallidire, o soffrire, o protestare. Chiuse gli occhi e sprofondò nel cuscino.
Il silenzio seguì la sua affermazione.
Il silenzio era l’unica, vera risposta.

**

Harry non riusciva a stare seduto. Aveva bevuto una bottiglia intera di acqua solo per fare qualcosa, mentre Draco se ne stava sul divano con le braccia conserte a fissare senza attenzione la televisione con un programma di cucina.
Dopo un primo momento di panico, il dolore e la tristezza avevano ripreso il sopravvento.
- Dobbiamo fare qualcosa.- soffiò Harry pensieroso – Non possiamo permettere che ci lasci.-
Draco fece una mezza smorfia – Lo leghiamo al letto? Non è forte, in due possiamo segregarlo per bene.-
- Ci scherzi su?- Echeggiò Harry – Ha parlato di divorzio, Draco. Tu più di tutti dovresti preoccupartene.-
Draco tirò le labbra in una smorfia che solo ad un cieco poteva sembrare un sorriso, i suoi occhi erano completamente assenti - Quindi è un no per il sequestro?-
- Intendi continuare così?- quasi ringhiò Harry – Tenermi il muso, come un bambino, covare rancore, senza volermene parlare? -
Draco mormorò – Divertente, detto da te.- 
Un moto di rabbia attraversò Harry – Avevo il cuore spezzato, Draco!-
Stavolta Draco rise davvero, senza allegria - E’ un club? Abbiamo le tessere?-
La pace data dalla stanchezza e dallo shock di aver visto Jamie tra le braccia di un altro era venuta meno. Ora la sabbia era di nuovo smossa, il rancore ancora aleggiava tra loro, come un veleno.
Una vena pulsò sulla testa di Harry, sospirò gravemente. Così non andavano da nessuna parte. Prese un profondo respiro – Se ne avessimo parlato, allora avremmo potuto…-
- Magari non è troppo tardi. E se provassimo a parlarne senza arrabbiarci?- propose Harry, ma quelle parole gli causarono un amaro in bocca – Se riuscissimo a parlare, magari potremmo chiarirci e…-
- Chiarirci?- soffiò Draco, una nota incredula nella voce. Alzò gli occhi su di lui e Harry ebbe un brivido. La pelle diafana all’improvviso sembrava bianca come neve appena caduta, gli occhi puro ghiaccio.
- Chiariamo una cosa, allora.- mormorò un sorriso glaciale si fece strada nel suo viso – La ragione della tua insicurezza è solo una: hai sempre avvertito che io amo Jamie più di te. Ed è così. Sarà sempre così. Non importa quanto mi resterai accanto o quanto ci provi. Io amerò sempre lui di più. Tu non sarai mai abbastanza per me. –
Sostenne il suo sguardo con così tanta intensità che Harry si sentì soffocato da quel ghiaccio che all’improvviso gli attraversava le vene, poi Draco chiuse gli occhi e quando li riaprì il dolore era tornato nelle iridi dandogli un picco nuovo di calore che permise a Harry di respirare.
Ma non ci riusciva lo stesso.
Faceva troppo male.
- Se mi ami anche solo la metà di quanto ti amo io…- mormorò Draco ancora – Ora sai cosa si prova a sentirselo dire.-

Tu ami lui, più di me.
Forse sì.

Harry ebbe appena il tempo di sentire qualcosa dentro di sé spezzarsi, che sentirono dei passi sulle scale. Il cuore gli balzò in gola e all’improvviso non si sentì pronto.
Non era pronto a litigare, a perdere anche lui. Era stanco, era deluso, era nervoso…
Ma Jamie, nonostante il vago pallore e le occhiaie, sembrava deciso più che mai. Si sedette ad una sedia e incrociò le braccia con gli occhi dardeggianti.
- Ora mi dite cosa sta succedendo, o me ne vado.- soffiò.


 

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