Le vendette, quelle divertenti...
Feb. 14th, 2019 10:13 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Le vendette, quelle divertenti...
Cow-t 9, prima settimana, All Star.
Prompt: Vendetta
Numero parole: 6745
Rating: Rosso
Fandom: Harry Potter
Draco Malfoy aveva passato la sua infanzia (e gran parte della sua adolescenza) a cercare di capire come sconfiggere e umiliare Harry Potter. Da quel giorno in cui aveva rifiutato la sua mano per poi conquistare la scuota in cui sarebbe dovuto essere il sovrano incontrastato, aveva cercato ogni modo per attuare la sua vendetta.
Ma lo aveva schernito, aveva creato spillette ironiche, lo aveva sfidato, preso in giro, senza che quell’espressione beffarda lasciasse il suo viso.
Quando la sua mente aveva iniziato a diventare più acuta rispetto a quella di un undicenne, aveva fatto anche piani più machiavellici, che erano però stati accantonati per problemi più urgenti; tipo il marchio, l’omicidio e la paura.
Tuttavia mai, mai aveva pensato che invece fosse così semplice.
Era bastato essere al posto giusto nel momento giusto.
Era bastato essere in un bagno, mentre lui era intendo a lavarsi la faccia. E loro erano lì, sulla ceramica levigata, tondi e orrendi come sempre, che chiamavano il suo nome.
Sì, aveva fatto piani machiavellici, aveva creato spillette, aveva insultato e tentato ogni cosa per sminuirlo, umiliarlo e deriderlo, quasi sempre senza riuscirci minimamente… ed invece era così semplice. Era sempre stato semplice.
Draco aveva afferrato gli occhiali prima di rendersene conto ed era scappato via con nonchalance, lasciando un Harry Potter con il viso gocciolante a cercare alla cieca le sue preziose lenti.
Ci aveva messo sette anni ma finalmente la sua vendetta era stata servita con un pizzico di pepe e una salsina niente male.
**
Vederlo entrare nella sala tendendo le mani alla ricerca di un sostegno o di un punto di riferimento per poi vederlo inciampare, fu la cosa più bella del mondo.
Quel giorno Harry cadde tre volte, ebbe difficoltà a mangiare, ebbe difficoltà ad andare a lezione pur con l’aiuto dei suoi due amici che lo reggevano come un infermo.
Ovunque andasse, aveva bisogno di qualcuno che l’accompagnava e ogni volta che inciampava ed ogni volta che era in difficoltà, sempre più persone lo trovavano divertente.
I professori avevano tentato di intimare al ladro di restituirli, che se gli occhiali non sarebbero tornati al legittimo proprietario si sarebbero avute delle conseguenze, ma Draco metteva ogni tanto una mano nella tasca e stringeva le preziose lenti, compiaciuto.
Di contro c’era il fatto che Harry non sembrava preoccuparsene particolarmente, ridendo da solo alle sue stesse cadute, ma nel momento in cui una ragazzina si era avvicinata per tastargli il culo e scappare via indisturbata Draco era morto sul tavolo dalla mancanza d’aria per via delle risate convulse.
Quella mattina, quindi, il mondo era particolarmente luminoso.
Draco trascorse le lezioni, la notte e il giorno dopo con un sorriso stampato sul viso, e il giorno dopo ancora con un simil risata isterica.
Il terzo giorno, iniziava quasi ad aver pietà per lui, ma solo quasi.
Così quando, gironzolando per il castello, trovò Harry seduto per terra con la mani sulla testa, dopo un attimo di sconcerto nel vederlo in una zona così remota, fu pronto ad avvicinarsi con il suo migliore ghigno e prenderlo in giro.
Il povero Grifondoro si girò verso il nuovo arrivato con una speranza palese negli occhi, che non svanì quando incrociò il suo sguardo.
Non può vedermi, pensò Draco di sfuggita. Fece per parlare, ma Harry scattò in piedi con un’espressione tra l’imbarazzato e lo speranzoso.
- Ciao!- esclamò sollevato – Mi sono perso. Non è che puoi aiutarmi a tornare alla mia Casa?-
Draco restò un attimo interdetto per la spontaneità di quella richiesta, ma quello sconcerto durò appena un attimo. Immediatamente un pensiero gli balenò nella testa: era la sua occasione!
Harry non riusciva a vedere oltre il suo naso, non riusciva a fare due passi senza un punto di riferimento e di certo non era in grado di orientarsi in quel labirinto che erano i corridoi dell’enorme scuola.
Senza contare che alle scale piaceva cambiare.
Avrebbe potuto portarlo ovunque, nelle segrete, sulla torre di astronomia, in braccio al platano picchiatore… ovunque. La cosa divertente? Se non avesse detto una parola, Harry non avrebbe mai potuto dire con certezza chi fosse stato.
Un sorriso, divertito e un po’ maniaco, spuntò sul suo viso mentre Draco tendeva per afferrare il più gentilmente possibile il braccio al moretto.
Lo sospinse, con delicatezza, per spingerlo a camminare ed Harry esitò solo un attimo, come se il suo istinto gli stesse suggerendo di non fidarsi.
Ma poi iniziò a camminare e Draco fu sul punto di ridere.
Mentre proseguivano in silenzio, Draco meditò su dove portarlo.
C’erano diversi punti pericolosi in quella scuola, poteva portarlo alla foresta e lasciarlo lì, ma Harry avrebbe iniziato a sospettare all’aria aperta.
Avrebbe potuto portarlo nelle segrete e abbandonarlo al suo destino, perdersi tra i corridoi bui e senza punti di riferimento. Come minimo sarebbe rimasto scomparso per una settimana.
Rinchiuderlo in una aula in disuso? Ce n’erano così tante che riuscire a ricordare in quale fosse avrebbe minato seriamente ogni tentativo di ricerca…
Senza contare la camera delle necessità, ma forse la magia della camera avrebbe potuto restituirgli i suoi occhiali e quel gioco sarebbe potuto finire troppo in fretta.
Queste e mille altre cose si affacciarono nella sua mente mentre Draco procedeva pensieroso.
Sì, Harry era indifeso e poteva infierire su di lui ora più che mai. Aveva letteralmente stretta tra le dita la sua vittoria.
Ma…
Sì, c’era un Ma.
Per quanto dentro di lui ambisse lasciarlo sulla cima di una scalinata e guardarlo sfracellarsi, non è che Draco lo volesse morto.
Lui voleva solo vincere.
Per tre giorni aveva vinto a ogni caduta, a ogni risatina, o divertimento molestia ricevuta.
Gli era sinceramente venuto mal di pancia quando era entrato per sbaglio nel bagno delle donne.
Ma ora erano solo loro due e Harry non era stato nemmeno capace di riconoscerlo.
Pensare alle conseguenze di ciò che avrebbe comportato portarlo chissà dove nel castello, rovinò, passo dopo passo, l’umore di Draco Malfoy che si ritrovò a seguire un percorso meno rovinoso.
Si rese conto di stare portando Harry nelle braccia sicure della sua Casa solo poco prima di essere poco lontani.
Rallentò il passo, riflettendo. Avrebbe potuto mettere le mani in tasca, tirare fuori i preziosi occhiali e restituirglieli, magari grugnendo qualche scusa prestampata ma, tutto ciò che si limitò a fare, fu poggiare una mano sulla sua spalla e poi sospingerlo verso il corridoio giusto.
- Sei silenzioso eh?- disse Harry dopo alcuni minuti.
Draco non poteva parlare, era evidente che Harry non l’aveva riconosciuto e parlare avrebbe vanificato l’unica buona azione che aveva intenzione di fare. Harry avrebbe smesso di fidarsi così ciecamente di una persona che lo stava accompagnando per i corridoi di un castello dove l’ultimo dei suoi problemi era che fosse infestato.
Così, per tutto il tragitto, non disse nulla.
Lo lasciò in fondo alle scale che lo portavano alla casa e scivolò via senza dire una parola. Avvertì a distanza la voce di Hermione:
- Eccoti! Dov’eri finito!?- e si sentì un po’ più sollevato.
Solo un po’.
**
Draco passò il giorno dopo senza riuscire a sorridere più della disgrazie di Harry. Passò anche la giornata a cercare modi di restituirgli gli occhiali senza far ricadere la colpa su di lui e così la condanna.
Ma Harry non era mai solo e usare una lettera e un gufo scolastico sarebbe stato rintracciabile.
Lasciarglieli da qualche parte? Nessuna garanzia di farglieli trovare.
Darli a qualcuno? Nessuno si sarebbe addossato la colpa per lui.
In fine… confessare? Ammettere di essere stato lui a mettere in ridicolo per giorni il Salvatore del mondo non avrebbe giovato granché alla sua causa di non dare troppo nell’occhio.
Così Draco passò il tempo meditando su come eseguire forse il suo primo piano machiavellico dedito al suo essere sotto sotto un bravo ragazzo. Peccato che quando spuntò al quinto piano pronto per andare a lezione di Astronomia, ritrovò Harry in cima alle scale che si guardava freneticamente attorno.
- Questo non è il secondo piano.- ammise verso Harry verso lui con un sospiro.
Draco sbatté due volte le palpebre, confuso. Harry si era perso si nuovo? Com’era possibile dal momento che non lo lasciavano solo nemmeno un attimo?
Harry stava stringendo gli occhi per metterlo a fuoco, quando sospirò rassegnato Draco ebbe l’impulso di parlare, ma per qualche strano motivo tacque.
- Ehm…- fece Harry a disagio – Mi sono perso. Di nuovo. – strinse le labbra con disappunto – Non è che mi aiuteresti, per favore?-
Draco prese un profondo respiro. Possibile che il destino glielo mettesse sempre tra i piedi? Perché non era nessuno degli altri mille studenti a trovarlo? Era un segno, pensò depresso, era un modo per redimersi del furto.
Ancora una volta parlare avrebbe fatto sì che Harry lo riconoscesse, così si limitò a prendergli gentilmente l’avambraccio per sospingerlo delicatamente lungo il corridoio.
Sulle scale Harry rischiò di inciampare un paio di volte, rischiò di sbagliare strada perfino con la mano di Draco che lo guidava saldamente.
Poi Harry si fermò e Draco con lui.
- Mi dispiace causarti disturbo. - soffiò – Puoi anche lasciarmi qui, se devi andare, sono sicuro che qualcuno mi troverà.-
Nella sua voce c’era una strana amarezza e Draco si sentì sopraffatto dai sensi di colpa.
Socchiuse gli occhi, e d’istinto cercò gli occhiali in tasca per restituirglieli, ma ricordò di averli lasciati in stanza.
Così prese un profondo respiro e tirò quel po’ che bastava ancora l’avambraccio per indicargli di continuare.
Procedettero in silenzio, impacciati, Draco camminava più svelto e a volte dimenticava di dover stare attento all’altro che rischiava puntualmente di scapicollarsi per terra.
Così Draco si dovette fare vicino e si fermò in cima a dove avrebbero dovuto stare le scale per scendere, ma erano ferme al secondo piano e sembravano non aver voglia di raggiungerli.
Harry proseguì nonostante Draco si fosse fermato cosa che gli procurò quasi un infarto.
Lo fermò in tempo da cadere nel vuoto e gli strinse le spalle così forte che Harry fece un piccolo gemito di dolore.
- … grazie.- mormorò non appena capì il pericolo corso - … grazie davvero. Sei… gentile.- strinse le labbra – Non riuscire a vedere un palmo dal naso è talmente fastidioso. E’ la prima volta da anni che non passo così tanto tempo senza occhiati, mi sento quasi nudo.-
Draco scrollò le spalle e gli tenne una mano sull’addome in attesa delle scalinata. Quando li raggiunse, pigra e lenta, ebbe appena il tempo di assestarsi che Draco tirò Harry lungo le scale.
Arrivarono finalmente al secondo piano e Draco fece per lasciare la mano di Harry pronto a lasciarlo libero di andare ovunque dovesse.
Peccato che si accorse solo in quel momento di avere la mano nella sua e questo gli provocò una strana sensazione.
Alzò gli occhi su di Harry nel timore, anche se non sapeva di cosa, ma Harry si limitò a guardare quella che doveva essere una macchia indistinta davanti a lui con un sorriso grato.
- Mi sdebiterò.- promise.
Draco sapeva che quei due momenti condivisi non erano che un’illusione data dalla difficoltà. Non è che ora loro due fossero amici, soprattutto perché Harry non aveva la benché minima idea di chi l’avesse aiutato.
E così doveva rimanere.
Gli lasciò la mano lasciando scivolare via anche quei piccolo attimo di intimità e andò via.
Ripromettendosi una volta per tutti di porre fine a quello scherzo.
Doveva restituirgli gli occhiali.
**
Ancora una volta se lo ritrovò davanti accucciato in terra, appoggiato al muro, in attesa di qualcuno che lo guidasse lungo la via.
Gli venne quasi da chiedergli se lo faceva apposta: non poteva essere così idiota. Cioè, lo era, ma non così!
Lo vide alzare gli occhi, tentare di metterlo a fuoco e… rinunciare.
- Dei ragazzini mi hanno aiutato a trovare la vita… - soffiò – almeno così dicevano, poi mi hanno lasciato qui.-
Ah, ecco come faceva a perdersi. Beh, la sua innata e assurda fiducia verso il prossimo affatto giustificata visto il resto della sua vita passata, lo aveva perfino spinto a fidarsi del suo arcinemico. Evidentemente Harry Potter aveva più problemi di quello di non vedere oltre il proprio naso.
Sospirò, si limitò a quel piccolo flebile suono, poi si chinò per prendere la mano di Harry e tirarlo in piedi.
Stringendogliela, iniziò a trascinarlo sulla giusta via, zittendo i quadri che esclamavano verso Harry di stare attento.
Stavolta, nonostante l’incertezza nei passi, la mano calda del Grifone restò ferma nella sua senza strattoni. Teneva la sua mano con così tanta sicurezza e fiducia che Draco si sentiva a disagio.
Non avrebbe dovuto fidarsi di lui, lui era suo nemico.
Ma la sua mano era calda e quella fiducia era gentile.
Penso nei suoi pensieri, con il percorso nella testa e concentrato in quel contatto che li univa non si conto di aver saltato lo scalino magico d’istinto, senza però dire al Grifone del pericolo.
Sentì uno strattone, poi la sua imprecazione a mezza bocca prima di rendersi conto che Harry era scivolato fino al ginocchio nello scalino.
Il suo primo istinto fu di dire il suo come, di chiedergli se stava bene, ma la voce gli morì in gola assieme alla paura paralizzante, che se l’avesse scoperto non avrebbe più potuto godersi il calore del palco suo proprio.
Aveva aspettato così tanti anni per sentirlo che…
- Aiutami!- esclamò Harry tendendo le braccia per essere preso e Draco si affrettò a afferrargli le braccia per poi fare leva sulle ginocchia e tirarlo su.
Il gradino mollò la gamba del compagno che crollò rovinosamente su di lui.
Caddero insieme, distesi sulle scale. Harry riuscì a afferrargli la testa affinché non la sbattesse, ma non riuscì a reggersi in modo da non finirgli completamente addosso.
Per un secondo, Draco cercò di capire cosa fosse successo e solo dopo realizzò di essere disteso sulle scale, con Harry disteso addosso e… tra la gambe.
Avvampò, sentendo quel contatto intimo più che mai. Riusciva a sentire il petto di Harry sul suo, oltre al fatto che i loro bacini erano a contatto.
Alzò gli occhi su di lui, pronto a dirgli di togliersi da dosso ma parlare lo avrebbe fatto scoprire. Ancora una volta, la voce gli morì in gola.
Harry ora lo guardava con attenzione, da vicino i suoi occhi erano grandi e le pupille dilatate avevano un ché di magnetico.
Harry era bello, pensò distrattamente, e quel pensiero lo distrasse dal fatto che Harry aveva chiuso gli occhi e che le sue labbra fossero finite sulle sue.
A colpirlo prima di tutto fu la morbidezza delle labbra di Harry, solo in un secondo l’umidità che assaggiò non appena schiuse le proprie.
Si rese conto di essere stato baciato nello stesso momento in cui si rese conto di star già rispondendo al bacio e serrò gli occhi non per lasciarsi andare, bensì per sorpresa.
Non stava succedendo davvero.
Non poteva star succedendo davvero.
Ma poi sentì Harry ancora più pesante, quasi come se si spingesse su di lui e sentì la lingua chiedere un tacito permesso.
E Draco era troppo preoccupato del fatto che sentisse sulla schiena una scala fargli male per via del corpo di Harry che gli gravava addosso che il pensiero di non dover permettere a quella lingua di fare i suoi porci comodi nella bocca.
Si accorse di ciò che stava davvero succedendo, nel momento in cui Harry si staccò e Draco sentì il bisogno di riprendere il contatto perché non era riuscito a goderlo davvero.
Così quando Harry tornò sulle sue labbra il suo unico istinto fu avvertire quel nuovo contatto con qualsiasi senso riuscisse a racimolare.
Rispose, come non aveva mai risposto ad alcun bacio, e soprattutto, lo baciò a sua volta quando Harry prese un attimo di respiro.
Stava pomiciando con Harry Potter mentre era disteso sulle scale con lui tra le gambe.
Questo pensiero, insieme ad ogni minima sensazione che gli offriva il suo corpo, lo condannò ad una sorte peggiore.
Gli divenne duro in un attimo e la sua unica consolazione fu sentire il bacino di Harry addosso al proprio, costatando di non essere l’unico.
Harry spinse i fianchi su i suoi e la frizione regalo a Draco un brivido che si spense nella bocca di Harry in un gemito.
Ebbe appena il tempo di goderselo, perché Harry ripeté l’azione e Draco desiderò solo andare incontro a quel contatto.
Era impossibile ciò che stava succedendo, ma Draco continuava a baciare e godere del contatto dei loro corpi e della delicata frizione del bacino di harry sul proprio.
Era frustrante, troppi vestiti, troppo poco contatto, ma non potevano muoversi più di così.
Se solo si fossero allontanati, si sarebbero fermati e questa convinzione li spinse a continuare a baciarsi fino a perdere il respiro mentre Harry continuava a dondolare sul corpo dell’altro.
Le spinte divennero più urgenti.
Il bisogno di venire più impellente. Harry poggiò un gomito su una scala e afferrò il fianco di Draco con una mano per darsi una posizione maggiore, per strofinare le erezioni in modo da ottenere migliore tocco e più piacere.
Draco stringeva le labbra, per non gemere, baciava Harry, per non gridare e odiava e amava quel contatto.
Voleva venire, ma non ci riusciva, voleva un contatto più vero, ma aveva troppa paura.
Harry si spazientì, frustrato quanto lui, sospirò nella sua bocca e si staccò come lo strappo di un cerotto.
La frustrazione li invase più che mai, ma Harry aveva altri piani. Cercò a tentoni la cerniera di Draco e la tirò giù e Draco iniziò a concepire di ciò che stava per succedere quando avvertì le dita di Harry intrufolarsi dentro i suoi pantaloni.
E quando le sentì afferrarlo e tirarlo fuori e si vide duro tra le mani del compagno di scuola Draco concepì l’esistenza di un eccitazione che andava oltre ogni cosa, di una voglia di essere toccato, di essere oggetto di desiderio, di godere con la mano di Harry Potter.
Lo vide armeggiare anche con i suoi pantaloni e per un attimo non seppe cosa fare. Durò solo un attimo, perché prima di realizzarlo era arrivato in suo soccorso e fu lui stavolta a prenderlo in mano con mani tremanti.
Ma non tremavano per la paura, no. Era l’aspettativa.
Quel membro che aveva sentito sul proprio attraverso la stoffa, all’improvviso era caldo e duro nella sua mano e quando Harry guardò verso di lui per metterlo a fuoco Draco adorò che non potesse vederlo.
Perché Harry stava per fare sesso con il ragazzo che lo aveva aiutato mentre era smarrito e non con Draco Malfoy. E era… rassicurante.
Draco poteva lasciarsi andare, poteva lasciarsi accarezzare e godere di quelle carezze senza doversene vergognare.
E se fosse stato attento, se non avesse fatto sentire la sua voce…
Sarebbe andato tutto bene.
Così quando Harry tornò su di lui e a tentoni cercò di nuovo le labbra Draco si godette quel nuovo bacio con una nuova felicità e quando sentì nuovamente le erezioni scontrarsi, stavolta senza fastidiose stoffe, il gemito che gli sfuggì fu così alto che temette per un secondo che Harry lo riconoscesse.
Ma Harry si spinse ancora su di lui, e ancora, e ancora e si rese conto che non solo Harry non aveva sentito ma che era concentrato sul proprio piacere quanto lui.
Dondolarono, sbatterono l’uno contro l’altro, in un sinuoso ballo fino a che venire non divenne impellente.
Draco desiderò più contatto così fece scivolare la mano tra i loro corpo e strinse tra loro le erezioni.
Vide Harry fremerne, chiudere gli occhi, e mormorare qualcosa. Ma non capì cosa.
Continuarono a spingersi l’un con l’altra con sempre più urgenza.
E poi vennero.
Harry continuò a dondolare pigramente su di lui fino a che l’ultima goccia di seme non colò dalla punta del suo sesso e Draco si ritrovò soddisfatto, ansante e sconfitto dal suo stesso piacere.
Era stato spettacolare, devastante e pericoloso e doveva rimanere un segreto.
Harry gli passò una mano tra i capelli in silenzio e posò dolcemente le labbra sulle sue e Draco non ebbe la forza di rispondere a quel contatto.
Fino a che non sentì le voci.
Erano ancora lontane, e si stavano avvicinando.
Realizzò che qualcuno li avrebbe presto visti, ma soprattutto realizzò che quel qualcuno avrebbe visto LUI con Harry e Harry avrebbe così scoperto chi era davvero quel ragazzo con ci aveva condiviso quell’intimità.
Così, senza pensare, lo spintonò e racimolando tutte le sue forze, scappò via.
Corse, finché non arrivò nella sua stanza, lì crollò sul letto esausto e ancora l’adrenalina che gli scorreva nelle vene.
Mise una mano in tasca e strinse i preziosi occhiali.
***
Draco aveva la testa completamente nel pallone. Continuava a ripetere e ripetere nella sua testa quel momento, chiedendosi senza tregua cosa avesse significato.
In qualche modo, lui e Potter avevano fatto sesso.
Ma come? Perché? Non aveva alcun senso.
Era colpa di Harry, era lui ad averlo baciato per prima e Draco era semplicemente un essere umano. Chiunque in quella situazione avrebbe reagito come aveva fatto lui, era semplicemente impossibile restare impassibili.
Quindi sì, era colpa di Harry, di un Harry Potter a quanto pareva gay.
Un pensiero molto distante e vago si affaccio nella sua testa: lui e Harry… insieme.
Avvampò scacciandolo immediatamente via.
Anche se era successo quello che era successo e anche se Draco Malfoy avesse provato a riflettere su ciò che poteva o meno esserne la conseguenza, Potter non avrebbe mai accettato di stare con lui consapevolmente.
Il fidanzato di Harry Potter non avrebbe mai potuto essere Draco Malfoy.
Nemmeno se Draco Malfoy lo avesse voluto. Cosa che non era così.
Draco affondò il viso nelle mani rendendosi conto che a continuare a pensarci continuava anche ad eccitarsi, e farlo durante le lezioni non poteva essere che una cosa orribile.
Così decide di distrarsi, ma ogni volta che Harry appariva nella sua orbita si ritrovava sempre di più geloso degli sguardi della ragazzine che sospiravano palesemente.
Harry non poteva vederle, non sapeva che ora tutti gli occhi loro erano su di lui senza più alcuna vergogna.
Eppure lui non poteva unirsi a loro.
Così guardò il foglio che aveva davanti con la sensazione che aver preso gli occhiali quel giorno fosse stata la cosa più sbagliata che potesse aver mai fatto.
Sia perché non lo aveva danneggiato minimamente, sia perché aveva danneggiato lui, più di chiunque altro.
**
Draco soppesò gli occhiali tra le dita e strinse le labbra.
Voleva restituirglieli, ma ancora non sapeva come. Così quando la scolaresca si preparò per la gita, decise di non andare.
In apparenza perché andare ad Hogsmade era ormai una barba, ma temeva che Harry potesse perdersi ancora per il castello.
Forse poteva trovare il modo di lasciarli in un posto allo scoperto senza che nessuno lo scoprisse. Magari in un aula, a Trasfigurazione magari.
Era la sua occasione.
Tuttavia quando si addentrò nei corridoi pronto ad andare nell’aula ritrovò Harry girovagare a tentoni appiccicato al muro.
Draco si fermò d’istinto, quasi la regola del “se non mi muovo, non mi vede” potesse essere un incantesimo a parte, ma non era un opzione fattibile.
Harry alzò gli occhi su di lui e li strizzò come ormai era solito fare nei vani tentativi di metterlo a fuoco.
Però sembrò riconoscerlo – Pensavo che fossi ad Hogsmeade.- soffiò.
Draco strinse le labbra, non sapendo cosa dire. L’ultima volta che erano stati da soli e lo aveva accompagnato qualcosa era andato storto.
Harry schiuse le labbra, e Draco notò il rossore che gli colorava le guance – Mi accompagneresti?- domandò.
Draco aveva già teso la mano pronto ad accompagnarlo. Harry la prese e come se fosse la cosa più normale si tennero per mano lungo tutto il tragitto.
Non era la prima volta che si tenevano per mano, ma ora che erano stati insieme Draco sentiva quel contatto più intensamente.
Passo dopo passo, la meta si faceva più vicina e Draco sentiva il peso degli occhiali in tasca.
Quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe accompagnato Harry Potter alla sua casa e non appena la sua vista sarebbe tornata normale, quei sorrisi che era solito regalargli e i suoi baci… sarebbero stati solo un ricordo da tenere caro.
Draco si fermò sul fondo della scalinata che portava davanti la signora grassa e ebbe l’impulso di trascinare Harry altrove, di non lasciarlo andare.
Non sciolse la presa, aspettò che lo facesse l’altro, che però non lo fece.
Harry aveva riconosciuto l’ambiente, Draco se ne accorse dalla sicurezza con cui iniziò a salire le scale.
Si fermò due scalini più in su e si girò verso di lui. Non sembrava avere alcuna intenzione di lasciare la sua mano.
- Non c’è nessuno oggi.- soffiò, piano, come se parlare più ad alta voce fosse pericoloso – Siamo soli.-
Siamo soli, implicata una nuova gamma di significati all’improvviso.
Essere soli implicata che Draco poteva guardarlo, poteva adorarlo, poteva amarlo… senza che altri lo giudicassero per questo.
E ora, significava anche che poteva salire quelle scale, entrare nel dormitorio dei grifone per saziarsi a vicenda dei loro corpi, fino a che quella cecità sarebbe durata.
Draco capì che se non lasciava quella mano, la sua unica altra opzione era fare l’amore con Harry Potter, e non volle lasciarla.
Semplicemente nulla in quel momento lo avrebbe convinto a lasciare quella mano.
Così salirono in silenzio per le scale, Harry mormorò la parola d’ordine e il calore della casa ed i suoi colori accesi disorientarono Draco solo per un secondo. Stavolta fu Harry ad accompagnarlo, lo portò tre camere più in là e aprì la porta trascinandolo dentro.
Per un attimo restarono fermi, senza sapere come fare ad iniziare, poi Harry gli si avvicinò e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, lo baciò.
Qualche volta Draco aveva la sensazione che Harry ci vedesse bene. Soprattutto quando centrava le sue labbra senza particolari problemi, o quando lo guardava tra un bacio e l’altro come se potesse davvero guardarlo.
Quel suo modo di fissare i suoi lineamenti senza strizzare gli occhi, e le sue iridi verdi senza alcun riparo scioglievano ormai ogni sua reticenza.
Prima di rendersene conto era disteso su un letto, le mani tra i capelli, le labbra incollate alle sue, e il suo unico pensiero era: non gemere. Non respirare. Non parlare. Non farti riconoscere. Fa che duri.
Harry Potter ora stava per fare l’amore con un ragazzo gentile che non lo aveva vessato per anni, che non aveva creato spille ironiche, che non gli aveva rubato gli occhiali.
Draco Malfoy, invece, stava perpetrando un inganno, e ne stava approfittando.
Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Harry voleva fare l’amore con lui e Draco non concepiva proprio il concetto di rifiutargli qualcosa.
Si baciarono ancora, e ancora, e Draco rifiutò di preoccuparsi ulteriormente di cosa sarebbe successo se Harry avesse scoperto chi aveva sotto di lui.
Desiderò spogliarlo, lo spogliò. Desiderò essere nudo, si lasciò spogliare.
Harry si fermò solo un secondo, chinato appena su di lui, a guardarlo come se cercasse di capire come poteva essere il suo amante nudo e duro sotto di lui.
Draco ebbe quasi l’impressione che riuscisse a vederlo, e si sentì nudo più di quanto non fosse da quello sguardo.
Gli poggiò una mano sul petto e sembrò un tacito consenso.
Il bacio che si scambiarono fu lento e Draco dovette scacciare la sensazione di essere amato.
Harry Potter non lo amava, lui amava un'altra persona, la persona che credeva fosse.
Quel pensiero gli tolse il respiro e quasi lo portò alle lacrime.
Ma lui era quella persona.
Lui era stato gentile, anche se dopo tante cose, lo aveva accompagnato sempre, si era preso cura di lui…
Che importava che fosse lui la causa di questa sua menomazione?
Harry sembrò percepire il cambio d’umore, posò delicatamente le labbra sulla sua guancia in un tocco dolce, e null’altro.
- Vuoi che smetta?- sussurrò, non con voce critica, ma con dolcezza.
Si sarebbe fermato, se l’altro lo avesse rifiutato ora.
Perché lui era davvero gentile e meritava di andare a letto con qualcuno che non lo stava ingannando.
Ma il senso di colpa non riuscì a far dimenticare a Draco Malfoy una semplice verità: quella era la sua unica, preziosa, volta in cui avrebbe potuto essere il suo amante.
Non poteva rovinarlo.
Così gli abbracciò il collo e lo baciò, pronto ad essere suo, in modo in cui Harry non avrebbe nemmeno concepito.
Pronto ad essere suo e poi lasciarlo andare.
**
Quando aveva accettato di fare l’amore con lui non si sarebbe aspettato che fosse…. Così.
Il sesso stretto dentro di lui sembrava perfetto per vivere dentro di lui.
Lo sentiva, con ogni sua molecola, sentiva le spinte e l’urgenza di spingersi in lui.
Il respiro era un meno optional, spezzato, ansante, gutturale, era solo il contorno di qualcosa che lo stava plasmando dalle viscere, rendendolo null’altro che un ammasso di piacere incontrollato.
Harry si spingeva in lui e contro di lui, come se farlo potesse mantenerli in vita e forse si sentivano entrambi così.
Il letto sbatteva contro il muro ad ogni spinta ed il cigolio era una cantilena stranamente rassicurante.
Stavano facendo l’amore, ed Harry si stava davvero spingendo in lui fino a non dargli sentire che quel sesso, dentro di lui.
Draco Malfoy era il piacere fatto persona e non riuscì a credere di averlo fin’ora vessato e non essersi fatto scopare senza tregua in quegli anni.
L’orgasmo fu devastante ed odiato più che mai.
Draco boccheggiò, mentre veniva maledicendo il suo corpo, e il piacere che scemava.
Voleva che continuasse per sempre, voleva che non finisse mai.
Alzò i fianchi alla ricerca di ogni secondo di piacer che gli restava ancora prima che i muscoli ormai privi di adrenalina iniziassero a fargli male.
Crollò sul letto, senza più un briciolo di energia.
Non gli restò far altro che godere della presenza rassicurante della sua erezione ancora dentro di lui, come una garanzia.
Harry si morse un labbro e gli rubò un bacio veloce, poi fece per scivolare via, pronto a finire da solo. Ma Draco lo bloccò con le ginocchia.
Se lo tirò addosso e raccolse le sue ultime forze per spingere i fianchi su i suoi e sentirlo fremere di voglia dentro di li.
Bastò ad Harry come incoraggiamento che riprese a spingere, stavolta piano, come se volesse godere fino all’ultimo attimo di essere stretto in quella morsa.
Quando sentì il sesso di Harry esplodere dentro di lui, Draco avvertì un senso di completezza.
E di fine.
Quella loro preziosa unica volta, era appena finita e Draco si sentì sul punto di mettersi a piangere.
Non era pronto. Non ancora.
Affondò le mani tra i capelli di Harry e gli rubò un bacio, ed uno ancora.
Poi schiuse le labbra e, sperando che il suo mondo non crollasse con una sola parola, sussurrò – Ancora.-
**
Draco non seppe dire quanto tempo passò, l’unica cosa che sentiva erano le spinte di Harry su i suoi fianchi, e perfino quando iniziava a fare male, non gli importava.
Il suo corpo non era che uno strumento, a costo di distruggerlo, avrebbe consumato la sua passione fino a che poteva. Quella era la sua unica preziosa volta tra le sue braccia.
Affondò il viso sul cuscino mentre Harry gli afferrava i glutei per dividerli e cercò il suo buco per scoparlo ancora.
Quando lo sentì dentro di lui, il suo corpo lo accolse come un amico ritrovato e la sua voce fu attutita dal cuscino.
Si era girato quando aveva capito che non avrebbe più potuto trattenere la voce, così si era concesso ad Harry con il viso e le labbra che premevano sul cuscino.
Ed ora faticava a respirare, ma la concezione di poter sussurrare il suo nome senza che lo scoprisse era più importante.
Harry lo scopò, non poteva essere definito in altri modi, quel consumarsi aveva perso ogni concetto di “amore” dopo la prima volta.
C’era ancora amore, c’era ancora gentilezza, ma il desiderio, la voglia di spingersi e di essere preso, erano più forti.
Draco riusciva a sentire il desiderio da cui Harry era consumato fin dentro le ossa e voleva solo che lo desiderasse di più, che non ne potesse fare a meno.
Ed era bello, ed era straordinario, e lui era appagato come non mai, perché non c’era in ballo solo il suo piacere.
Crollarono dopo ore, ed Harry crollò accanto a lui, con il fiato corto e il viso appagato.
Draco ebbe appena il tempo di rendersi conto che erano venuti insieme, che Harry si avvicinò a lui con il casto intento di abbracciarlo.
- Resti qui, stanotte?- gli domandò con l’innocenza di un amante.
Draco non poté fare altro che baciarlo, promettendogli una cosa che non poteva accadere.
Ed aspettò, aspettò che Harry si addormentasse. Non ci volle molto.
Con tutto il suo corpo che gridava pietà raccolse i suoi vestiti e se li rinfilò. Prese gli occhiali e glieli lasciò sul comodino.
- Scusa.- sussurrò al ragazzo addormentato che sembrava infastidito dalla sua assenza e, dopo un ultimo sguardo, Draco andò via.
**
Draco trovò difficile sedersi il giorno dopo. Cercò di non darlo a vedere e in molti non ci fecero caso dal momento che la notizia che finalmente i magici occhiali erano tornati al suo proprietario si era sparsa a macchia d’olio.
Draco evitò la colazione per non dover stare seduto, saltò la lezione di trasfigurazione perché c’era Harry e frequentò solo lezioni come pozioni ed erbologia, che poteva seguire in piedi.
Evitò Harry, gli disse addio ad ogni passo che faceva per allontanarsi da lui.
Peccato che Harry avesse questa fastidiosa abitudine di essere ovunque, e gli spuntasse davanti senza alcun riguardo per i suoi sentimenti.
Draco scappò nella sua casa appena finite le lezioni e si precipitò nella sua stanza.
Ebbe appena il tempo di rendesi conto che c’era qualcuno prima di rendersi conto di chi fosse.
Sbatté cinque volte le palpebre, senza capire, poi Harry gli sorrise apertamente.
- Che ci fai qui?- domandò esterrefatto.
- Sei difficile da rintracciare oggi.- rispose Harry scrollando le spalle.
- Perché sei qui? Come sei entrato?-
Draco stavolta riuscì a imprimerci durezza, ma non senza la strana sensazione che gli sfuggisse qualcosa.
Stavolta fu Harry a sbattere le palpebre, perplesso – Dopo ieri ero preoccupato. - soffiò alzandosi dal letto e appoggiandosi con la spalla ad un asta del letto a baldacchino – Grazie per gli occhiali, comunque.-
Draco se ne restò in piedi, come un idiota senza capire. Ed Harry gli sorrise con un po’ di arroganza.
- Ti prego non dirmi che non avevi capito che lo sapevo.- soffiò, quasi sul punto di scoppiare a ridere – ti imploro, non puoi essere così scemo.-
Draco si sentì avvampare. Fece un passo indietro come se dovesse prepararsi a proteggersi da un colpo. Strinse i pugni.
- Quindi lo sapevi?- disse senza fiato – Perché non hai detto niente?-
Gli occhi di Harry svanirono dietro le palpebre come se non riuscissero a credere a ciò che stavano vedendo ora che finalmente potevano vedere.
- Malfoy sul serio, quanto mi credi cieco? Posso distinguere i colori, ed essere un serpeverde platino non ti rende certo anonimo, senza contare che…- esitò – Ci vedo piuttosto bene da vicino.-
Draco si sentì mancare.
Tutte le volte che Harry sembrava guardarlo, guardarlo davvero, tutte le volte che quello sguardo lo aveva infuocato… e tutte le volte che erano stati insieme.
Lui. Aveva. Visto. Tutto.
Lui. Sapeva. Tutto.
Qualcosa nel suo sguardo doveva essere cambiato perché la sfrontatezza di Harry svanì in uno espressione preoccupata.
- Stai bene?- gli domandò.
Draco sentì il bisogno di urlare, ma anche di non averne le forze.
- Perché non me l’hai detto?- domandò con voce che stentava ad uscire – Hai trovato divertente lasciarmelo credere? Hai fatto quello che hai fatto…- la voce gli venne del tutto a mancare.
Harry indurì la mascella – Abbiamo fatto. Insieme. Non m’è parso che te ne lamentassi.-
- Era diverso, tu non avresti dovuto...-
- Saperlo? – rinfacciò Harry con durezza – Secondo te sarei andato a letto con una persona che nemmeno conoscevo? Mi credi così idiota?-
Draco scosse la testa – Ma…- tentò.
- E chi dei due si è preso gioco dell’altro sei tu.- gli rinfacciò ancora Harry – Non solo mi hai preso gli occhiali, ma hai approfittato del fatto che non vedessi per venire a letto con me!_-
Draco si sentì mancare – M-ma tu sapevi chi ero!- gracchiò.
- Sì,- ammise Harry – Ma tu pensavi di no, e ci sei venuto lo stesso.-
Si studiarono, in silenzio, la sintonia raggiunta il giorno prima quasi solo un ricordo.
Draco si rese conto che ora che Harry poteva vederci, poteva vedere lo squallore che era e ciò che vedeva non gli stava piacendo.
Si sentì male, odiò se stesso, odiò quello che era successo sebbene non si pentisse di nessun attimo.
Si strinse nelle spalle cercando di trovare le parole adatta da dire - … io volevo solo che qualcosa, qualsiasi cosa, tornasse come prima.- confessò – Con te almeno. Io volevo solo…- esitò avvertendo la verità di quelle parole – Avere un barlume di normalità dopo la guerra. –
Abbassò gli occhi – La nostra rivalità era parte della mia vita, quasi quanto respirare e dopo la guerra, io…- esitò, odiando ciò che stava confessando – Mi mancava… mi mancavi. Scusa se ti ho preso gli occhiali, non volevo metterti in difficoltà per così tanto tempo, ma non sapevo come restituirteli senza dovermi prendere la colpa e non essere espulso. Non posso permettermi di esserlo.-
Non riuscì a sostenere lo sguardo di Harry, ma l’altro annullò la distanza che li separava e lo raggiunse.
Posò le mani sulle sua spalle e lo convinse ad alzare gli occhi.
Odiò quelle lenti che coprivano le iridi stupende del moretto, ma adorò rivedere il suo viso così come l’aveva sempre conosciuto.
Normalità, quotidianità, semplicità.
Harry si chinò a baciarlo con la stessa naturalezza disarmante.
Sbatté tre volte le palpebre prima di rendersi conto che sì, Harry Potter sapeva esattamente cosa e chi si stava facendo quando erano stati insieme… e sì, ora lo stava baciando.
Si staccò da lui con disappunto – A questo punto dovresti baciarmi a tua volta.- mormorò – O devo fare sempre tutto io?-
Draco schiuse le labbra e non seppe cosa dire, si limitò quindi a farsi avanti e riprendere il contatto.
Si baciarono di comune accordo, lentamente, assaporando la reciproca presenza e quando si staccarono a corto d’aria Draco si rese conto di essere tra le sue braccia, ed innamorato.
- Quindi…- esordì chiedendosi che significasse quel baciarsi come se fosse normale.
Harry gli sorride con una piccola nota ironica negli occhi – Stiamo insieme, sì.-
Draco sbatté le palpebre - … come “insieme”?-
Harry scrollò le spalle – Beh è così.-
- No, che non lo è!- esclamò Draco restando però placidamente nelle sue braccia – Non puoi decidere di stare con qualcuno perché è così, certo è successo quello che è successo ma dovremmo prima vedere se funziona e…-
Non pensò mai a cosa seguisse, perché Harry lo aveva baciato di nuovo e la sensazione che tutto fosse perfetto così lo colpì come un pugno.
Harry si staccò e gli sorrise, divertito – Ho deciso che saresti stato mio dal primo bacio e, mi dispiace, ma non puoi contraddirmi. Sono l’eroe e tu il ladro malfattore.-
- E se io non fossi stato d’accordo?- rimbeccò solo per mantenere il punto – Avresti potuto almeno dirmelo.-
- E ancora… perché devo fare sempre io tutta la fatica? Tu non spiccicavi parola, perché avrei dovuto dirti qualcosa? –
- Non puoi pretendere di stare con qualcuno senza dirglielo. Non funziona così.-
Harry gli sorrise – Non puoi fare l’amore con qualcuno con cui non hai mai parlato. Non funziona così.-
- Continuerai a prendermi in giro per questo?-
- Per tutto il resto della vita, ci puoi giurare.-
Draco si ritrovò suo malgrado a sorridere e accarezzò con i polpastrelli quell’orrenda montatura.
- Non cambiarli mai.- soffiò – Ormai ci sono affezionato.-
Harry alzò gli occhi al cielo, poi lasciò scivolare le mani sul collo di Draco.
- Credimi.- soffiò – Non li perderò di vista mai più.-
Fine
Cow-t 9, prima settimana, All Star.
Prompt: Vendetta
Numero parole: 6745
Rating: Rosso
Fandom: Harry Potter
Draco Malfoy aveva passato la sua infanzia (e gran parte della sua adolescenza) a cercare di capire come sconfiggere e umiliare Harry Potter. Da quel giorno in cui aveva rifiutato la sua mano per poi conquistare la scuota in cui sarebbe dovuto essere il sovrano incontrastato, aveva cercato ogni modo per attuare la sua vendetta.
Ma lo aveva schernito, aveva creato spillette ironiche, lo aveva sfidato, preso in giro, senza che quell’espressione beffarda lasciasse il suo viso.
Quando la sua mente aveva iniziato a diventare più acuta rispetto a quella di un undicenne, aveva fatto anche piani più machiavellici, che erano però stati accantonati per problemi più urgenti; tipo il marchio, l’omicidio e la paura.
Tuttavia mai, mai aveva pensato che invece fosse così semplice.
Era bastato essere al posto giusto nel momento giusto.
Era bastato essere in un bagno, mentre lui era intendo a lavarsi la faccia. E loro erano lì, sulla ceramica levigata, tondi e orrendi come sempre, che chiamavano il suo nome.
Sì, aveva fatto piani machiavellici, aveva creato spillette, aveva insultato e tentato ogni cosa per sminuirlo, umiliarlo e deriderlo, quasi sempre senza riuscirci minimamente… ed invece era così semplice. Era sempre stato semplice.
Draco aveva afferrato gli occhiali prima di rendersene conto ed era scappato via con nonchalance, lasciando un Harry Potter con il viso gocciolante a cercare alla cieca le sue preziose lenti.
Ci aveva messo sette anni ma finalmente la sua vendetta era stata servita con un pizzico di pepe e una salsina niente male.
**
Vederlo entrare nella sala tendendo le mani alla ricerca di un sostegno o di un punto di riferimento per poi vederlo inciampare, fu la cosa più bella del mondo.
Quel giorno Harry cadde tre volte, ebbe difficoltà a mangiare, ebbe difficoltà ad andare a lezione pur con l’aiuto dei suoi due amici che lo reggevano come un infermo.
Ovunque andasse, aveva bisogno di qualcuno che l’accompagnava e ogni volta che inciampava ed ogni volta che era in difficoltà, sempre più persone lo trovavano divertente.
I professori avevano tentato di intimare al ladro di restituirli, che se gli occhiali non sarebbero tornati al legittimo proprietario si sarebbero avute delle conseguenze, ma Draco metteva ogni tanto una mano nella tasca e stringeva le preziose lenti, compiaciuto.
Di contro c’era il fatto che Harry non sembrava preoccuparsene particolarmente, ridendo da solo alle sue stesse cadute, ma nel momento in cui una ragazzina si era avvicinata per tastargli il culo e scappare via indisturbata Draco era morto sul tavolo dalla mancanza d’aria per via delle risate convulse.
Quella mattina, quindi, il mondo era particolarmente luminoso.
Draco trascorse le lezioni, la notte e il giorno dopo con un sorriso stampato sul viso, e il giorno dopo ancora con un simil risata isterica.
Il terzo giorno, iniziava quasi ad aver pietà per lui, ma solo quasi.
Così quando, gironzolando per il castello, trovò Harry seduto per terra con la mani sulla testa, dopo un attimo di sconcerto nel vederlo in una zona così remota, fu pronto ad avvicinarsi con il suo migliore ghigno e prenderlo in giro.
Il povero Grifondoro si girò verso il nuovo arrivato con una speranza palese negli occhi, che non svanì quando incrociò il suo sguardo.
Non può vedermi, pensò Draco di sfuggita. Fece per parlare, ma Harry scattò in piedi con un’espressione tra l’imbarazzato e lo speranzoso.
- Ciao!- esclamò sollevato – Mi sono perso. Non è che puoi aiutarmi a tornare alla mia Casa?-
Draco restò un attimo interdetto per la spontaneità di quella richiesta, ma quello sconcerto durò appena un attimo. Immediatamente un pensiero gli balenò nella testa: era la sua occasione!
Harry non riusciva a vedere oltre il suo naso, non riusciva a fare due passi senza un punto di riferimento e di certo non era in grado di orientarsi in quel labirinto che erano i corridoi dell’enorme scuola.
Senza contare che alle scale piaceva cambiare.
Avrebbe potuto portarlo ovunque, nelle segrete, sulla torre di astronomia, in braccio al platano picchiatore… ovunque. La cosa divertente? Se non avesse detto una parola, Harry non avrebbe mai potuto dire con certezza chi fosse stato.
Un sorriso, divertito e un po’ maniaco, spuntò sul suo viso mentre Draco tendeva per afferrare il più gentilmente possibile il braccio al moretto.
Lo sospinse, con delicatezza, per spingerlo a camminare ed Harry esitò solo un attimo, come se il suo istinto gli stesse suggerendo di non fidarsi.
Ma poi iniziò a camminare e Draco fu sul punto di ridere.
Mentre proseguivano in silenzio, Draco meditò su dove portarlo.
C’erano diversi punti pericolosi in quella scuola, poteva portarlo alla foresta e lasciarlo lì, ma Harry avrebbe iniziato a sospettare all’aria aperta.
Avrebbe potuto portarlo nelle segrete e abbandonarlo al suo destino, perdersi tra i corridoi bui e senza punti di riferimento. Come minimo sarebbe rimasto scomparso per una settimana.
Rinchiuderlo in una aula in disuso? Ce n’erano così tante che riuscire a ricordare in quale fosse avrebbe minato seriamente ogni tentativo di ricerca…
Senza contare la camera delle necessità, ma forse la magia della camera avrebbe potuto restituirgli i suoi occhiali e quel gioco sarebbe potuto finire troppo in fretta.
Queste e mille altre cose si affacciarono nella sua mente mentre Draco procedeva pensieroso.
Sì, Harry era indifeso e poteva infierire su di lui ora più che mai. Aveva letteralmente stretta tra le dita la sua vittoria.
Ma…
Sì, c’era un Ma.
Per quanto dentro di lui ambisse lasciarlo sulla cima di una scalinata e guardarlo sfracellarsi, non è che Draco lo volesse morto.
Lui voleva solo vincere.
Per tre giorni aveva vinto a ogni caduta, a ogni risatina, o divertimento molestia ricevuta.
Gli era sinceramente venuto mal di pancia quando era entrato per sbaglio nel bagno delle donne.
Ma ora erano solo loro due e Harry non era stato nemmeno capace di riconoscerlo.
Pensare alle conseguenze di ciò che avrebbe comportato portarlo chissà dove nel castello, rovinò, passo dopo passo, l’umore di Draco Malfoy che si ritrovò a seguire un percorso meno rovinoso.
Si rese conto di stare portando Harry nelle braccia sicure della sua Casa solo poco prima di essere poco lontani.
Rallentò il passo, riflettendo. Avrebbe potuto mettere le mani in tasca, tirare fuori i preziosi occhiali e restituirglieli, magari grugnendo qualche scusa prestampata ma, tutto ciò che si limitò a fare, fu poggiare una mano sulla sua spalla e poi sospingerlo verso il corridoio giusto.
- Sei silenzioso eh?- disse Harry dopo alcuni minuti.
Draco non poteva parlare, era evidente che Harry non l’aveva riconosciuto e parlare avrebbe vanificato l’unica buona azione che aveva intenzione di fare. Harry avrebbe smesso di fidarsi così ciecamente di una persona che lo stava accompagnando per i corridoi di un castello dove l’ultimo dei suoi problemi era che fosse infestato.
Così, per tutto il tragitto, non disse nulla.
Lo lasciò in fondo alle scale che lo portavano alla casa e scivolò via senza dire una parola. Avvertì a distanza la voce di Hermione:
- Eccoti! Dov’eri finito!?- e si sentì un po’ più sollevato.
Solo un po’.
**
Draco passò il giorno dopo senza riuscire a sorridere più della disgrazie di Harry. Passò anche la giornata a cercare modi di restituirgli gli occhiali senza far ricadere la colpa su di lui e così la condanna.
Ma Harry non era mai solo e usare una lettera e un gufo scolastico sarebbe stato rintracciabile.
Lasciarglieli da qualche parte? Nessuna garanzia di farglieli trovare.
Darli a qualcuno? Nessuno si sarebbe addossato la colpa per lui.
In fine… confessare? Ammettere di essere stato lui a mettere in ridicolo per giorni il Salvatore del mondo non avrebbe giovato granché alla sua causa di non dare troppo nell’occhio.
Così Draco passò il tempo meditando su come eseguire forse il suo primo piano machiavellico dedito al suo essere sotto sotto un bravo ragazzo. Peccato che quando spuntò al quinto piano pronto per andare a lezione di Astronomia, ritrovò Harry in cima alle scale che si guardava freneticamente attorno.
- Questo non è il secondo piano.- ammise verso Harry verso lui con un sospiro.
Draco sbatté due volte le palpebre, confuso. Harry si era perso si nuovo? Com’era possibile dal momento che non lo lasciavano solo nemmeno un attimo?
Harry stava stringendo gli occhi per metterlo a fuoco, quando sospirò rassegnato Draco ebbe l’impulso di parlare, ma per qualche strano motivo tacque.
- Ehm…- fece Harry a disagio – Mi sono perso. Di nuovo. – strinse le labbra con disappunto – Non è che mi aiuteresti, per favore?-
Draco prese un profondo respiro. Possibile che il destino glielo mettesse sempre tra i piedi? Perché non era nessuno degli altri mille studenti a trovarlo? Era un segno, pensò depresso, era un modo per redimersi del furto.
Ancora una volta parlare avrebbe fatto sì che Harry lo riconoscesse, così si limitò a prendergli gentilmente l’avambraccio per sospingerlo delicatamente lungo il corridoio.
Sulle scale Harry rischiò di inciampare un paio di volte, rischiò di sbagliare strada perfino con la mano di Draco che lo guidava saldamente.
Poi Harry si fermò e Draco con lui.
- Mi dispiace causarti disturbo. - soffiò – Puoi anche lasciarmi qui, se devi andare, sono sicuro che qualcuno mi troverà.-
Nella sua voce c’era una strana amarezza e Draco si sentì sopraffatto dai sensi di colpa.
Socchiuse gli occhi, e d’istinto cercò gli occhiali in tasca per restituirglieli, ma ricordò di averli lasciati in stanza.
Così prese un profondo respiro e tirò quel po’ che bastava ancora l’avambraccio per indicargli di continuare.
Procedettero in silenzio, impacciati, Draco camminava più svelto e a volte dimenticava di dover stare attento all’altro che rischiava puntualmente di scapicollarsi per terra.
Così Draco si dovette fare vicino e si fermò in cima a dove avrebbero dovuto stare le scale per scendere, ma erano ferme al secondo piano e sembravano non aver voglia di raggiungerli.
Harry proseguì nonostante Draco si fosse fermato cosa che gli procurò quasi un infarto.
Lo fermò in tempo da cadere nel vuoto e gli strinse le spalle così forte che Harry fece un piccolo gemito di dolore.
- … grazie.- mormorò non appena capì il pericolo corso - … grazie davvero. Sei… gentile.- strinse le labbra – Non riuscire a vedere un palmo dal naso è talmente fastidioso. E’ la prima volta da anni che non passo così tanto tempo senza occhiati, mi sento quasi nudo.-
Draco scrollò le spalle e gli tenne una mano sull’addome in attesa delle scalinata. Quando li raggiunse, pigra e lenta, ebbe appena il tempo di assestarsi che Draco tirò Harry lungo le scale.
Arrivarono finalmente al secondo piano e Draco fece per lasciare la mano di Harry pronto a lasciarlo libero di andare ovunque dovesse.
Peccato che si accorse solo in quel momento di avere la mano nella sua e questo gli provocò una strana sensazione.
Alzò gli occhi su di Harry nel timore, anche se non sapeva di cosa, ma Harry si limitò a guardare quella che doveva essere una macchia indistinta davanti a lui con un sorriso grato.
- Mi sdebiterò.- promise.
Draco sapeva che quei due momenti condivisi non erano che un’illusione data dalla difficoltà. Non è che ora loro due fossero amici, soprattutto perché Harry non aveva la benché minima idea di chi l’avesse aiutato.
E così doveva rimanere.
Gli lasciò la mano lasciando scivolare via anche quei piccolo attimo di intimità e andò via.
Ripromettendosi una volta per tutti di porre fine a quello scherzo.
Doveva restituirgli gli occhiali.
**
Ancora una volta se lo ritrovò davanti accucciato in terra, appoggiato al muro, in attesa di qualcuno che lo guidasse lungo la via.
Gli venne quasi da chiedergli se lo faceva apposta: non poteva essere così idiota. Cioè, lo era, ma non così!
Lo vide alzare gli occhi, tentare di metterlo a fuoco e… rinunciare.
- Dei ragazzini mi hanno aiutato a trovare la vita… - soffiò – almeno così dicevano, poi mi hanno lasciato qui.-
Ah, ecco come faceva a perdersi. Beh, la sua innata e assurda fiducia verso il prossimo affatto giustificata visto il resto della sua vita passata, lo aveva perfino spinto a fidarsi del suo arcinemico. Evidentemente Harry Potter aveva più problemi di quello di non vedere oltre il proprio naso.
Sospirò, si limitò a quel piccolo flebile suono, poi si chinò per prendere la mano di Harry e tirarlo in piedi.
Stringendogliela, iniziò a trascinarlo sulla giusta via, zittendo i quadri che esclamavano verso Harry di stare attento.
Stavolta, nonostante l’incertezza nei passi, la mano calda del Grifone restò ferma nella sua senza strattoni. Teneva la sua mano con così tanta sicurezza e fiducia che Draco si sentiva a disagio.
Non avrebbe dovuto fidarsi di lui, lui era suo nemico.
Ma la sua mano era calda e quella fiducia era gentile.
Penso nei suoi pensieri, con il percorso nella testa e concentrato in quel contatto che li univa non si conto di aver saltato lo scalino magico d’istinto, senza però dire al Grifone del pericolo.
Sentì uno strattone, poi la sua imprecazione a mezza bocca prima di rendersi conto che Harry era scivolato fino al ginocchio nello scalino.
Il suo primo istinto fu di dire il suo come, di chiedergli se stava bene, ma la voce gli morì in gola assieme alla paura paralizzante, che se l’avesse scoperto non avrebbe più potuto godersi il calore del palco suo proprio.
Aveva aspettato così tanti anni per sentirlo che…
- Aiutami!- esclamò Harry tendendo le braccia per essere preso e Draco si affrettò a afferrargli le braccia per poi fare leva sulle ginocchia e tirarlo su.
Il gradino mollò la gamba del compagno che crollò rovinosamente su di lui.
Caddero insieme, distesi sulle scale. Harry riuscì a afferrargli la testa affinché non la sbattesse, ma non riuscì a reggersi in modo da non finirgli completamente addosso.
Per un secondo, Draco cercò di capire cosa fosse successo e solo dopo realizzò di essere disteso sulle scale, con Harry disteso addosso e… tra la gambe.
Avvampò, sentendo quel contatto intimo più che mai. Riusciva a sentire il petto di Harry sul suo, oltre al fatto che i loro bacini erano a contatto.
Alzò gli occhi su di lui, pronto a dirgli di togliersi da dosso ma parlare lo avrebbe fatto scoprire. Ancora una volta, la voce gli morì in gola.
Harry ora lo guardava con attenzione, da vicino i suoi occhi erano grandi e le pupille dilatate avevano un ché di magnetico.
Harry era bello, pensò distrattamente, e quel pensiero lo distrasse dal fatto che Harry aveva chiuso gli occhi e che le sue labbra fossero finite sulle sue.
A colpirlo prima di tutto fu la morbidezza delle labbra di Harry, solo in un secondo l’umidità che assaggiò non appena schiuse le proprie.
Si rese conto di essere stato baciato nello stesso momento in cui si rese conto di star già rispondendo al bacio e serrò gli occhi non per lasciarsi andare, bensì per sorpresa.
Non stava succedendo davvero.
Non poteva star succedendo davvero.
Ma poi sentì Harry ancora più pesante, quasi come se si spingesse su di lui e sentì la lingua chiedere un tacito permesso.
E Draco era troppo preoccupato del fatto che sentisse sulla schiena una scala fargli male per via del corpo di Harry che gli gravava addosso che il pensiero di non dover permettere a quella lingua di fare i suoi porci comodi nella bocca.
Si accorse di ciò che stava davvero succedendo, nel momento in cui Harry si staccò e Draco sentì il bisogno di riprendere il contatto perché non era riuscito a goderlo davvero.
Così quando Harry tornò sulle sue labbra il suo unico istinto fu avvertire quel nuovo contatto con qualsiasi senso riuscisse a racimolare.
Rispose, come non aveva mai risposto ad alcun bacio, e soprattutto, lo baciò a sua volta quando Harry prese un attimo di respiro.
Stava pomiciando con Harry Potter mentre era disteso sulle scale con lui tra le gambe.
Questo pensiero, insieme ad ogni minima sensazione che gli offriva il suo corpo, lo condannò ad una sorte peggiore.
Gli divenne duro in un attimo e la sua unica consolazione fu sentire il bacino di Harry addosso al proprio, costatando di non essere l’unico.
Harry spinse i fianchi su i suoi e la frizione regalo a Draco un brivido che si spense nella bocca di Harry in un gemito.
Ebbe appena il tempo di goderselo, perché Harry ripeté l’azione e Draco desiderò solo andare incontro a quel contatto.
Era impossibile ciò che stava succedendo, ma Draco continuava a baciare e godere del contatto dei loro corpi e della delicata frizione del bacino di harry sul proprio.
Era frustrante, troppi vestiti, troppo poco contatto, ma non potevano muoversi più di così.
Se solo si fossero allontanati, si sarebbero fermati e questa convinzione li spinse a continuare a baciarsi fino a perdere il respiro mentre Harry continuava a dondolare sul corpo dell’altro.
Le spinte divennero più urgenti.
Il bisogno di venire più impellente. Harry poggiò un gomito su una scala e afferrò il fianco di Draco con una mano per darsi una posizione maggiore, per strofinare le erezioni in modo da ottenere migliore tocco e più piacere.
Draco stringeva le labbra, per non gemere, baciava Harry, per non gridare e odiava e amava quel contatto.
Voleva venire, ma non ci riusciva, voleva un contatto più vero, ma aveva troppa paura.
Harry si spazientì, frustrato quanto lui, sospirò nella sua bocca e si staccò come lo strappo di un cerotto.
La frustrazione li invase più che mai, ma Harry aveva altri piani. Cercò a tentoni la cerniera di Draco e la tirò giù e Draco iniziò a concepire di ciò che stava per succedere quando avvertì le dita di Harry intrufolarsi dentro i suoi pantaloni.
E quando le sentì afferrarlo e tirarlo fuori e si vide duro tra le mani del compagno di scuola Draco concepì l’esistenza di un eccitazione che andava oltre ogni cosa, di una voglia di essere toccato, di essere oggetto di desiderio, di godere con la mano di Harry Potter.
Lo vide armeggiare anche con i suoi pantaloni e per un attimo non seppe cosa fare. Durò solo un attimo, perché prima di realizzarlo era arrivato in suo soccorso e fu lui stavolta a prenderlo in mano con mani tremanti.
Ma non tremavano per la paura, no. Era l’aspettativa.
Quel membro che aveva sentito sul proprio attraverso la stoffa, all’improvviso era caldo e duro nella sua mano e quando Harry guardò verso di lui per metterlo a fuoco Draco adorò che non potesse vederlo.
Perché Harry stava per fare sesso con il ragazzo che lo aveva aiutato mentre era smarrito e non con Draco Malfoy. E era… rassicurante.
Draco poteva lasciarsi andare, poteva lasciarsi accarezzare e godere di quelle carezze senza doversene vergognare.
E se fosse stato attento, se non avesse fatto sentire la sua voce…
Sarebbe andato tutto bene.
Così quando Harry tornò su di lui e a tentoni cercò di nuovo le labbra Draco si godette quel nuovo bacio con una nuova felicità e quando sentì nuovamente le erezioni scontrarsi, stavolta senza fastidiose stoffe, il gemito che gli sfuggì fu così alto che temette per un secondo che Harry lo riconoscesse.
Ma Harry si spinse ancora su di lui, e ancora, e ancora e si rese conto che non solo Harry non aveva sentito ma che era concentrato sul proprio piacere quanto lui.
Dondolarono, sbatterono l’uno contro l’altro, in un sinuoso ballo fino a che venire non divenne impellente.
Draco desiderò più contatto così fece scivolare la mano tra i loro corpo e strinse tra loro le erezioni.
Vide Harry fremerne, chiudere gli occhi, e mormorare qualcosa. Ma non capì cosa.
Continuarono a spingersi l’un con l’altra con sempre più urgenza.
E poi vennero.
Harry continuò a dondolare pigramente su di lui fino a che l’ultima goccia di seme non colò dalla punta del suo sesso e Draco si ritrovò soddisfatto, ansante e sconfitto dal suo stesso piacere.
Era stato spettacolare, devastante e pericoloso e doveva rimanere un segreto.
Harry gli passò una mano tra i capelli in silenzio e posò dolcemente le labbra sulle sue e Draco non ebbe la forza di rispondere a quel contatto.
Fino a che non sentì le voci.
Erano ancora lontane, e si stavano avvicinando.
Realizzò che qualcuno li avrebbe presto visti, ma soprattutto realizzò che quel qualcuno avrebbe visto LUI con Harry e Harry avrebbe così scoperto chi era davvero quel ragazzo con ci aveva condiviso quell’intimità.
Così, senza pensare, lo spintonò e racimolando tutte le sue forze, scappò via.
Corse, finché non arrivò nella sua stanza, lì crollò sul letto esausto e ancora l’adrenalina che gli scorreva nelle vene.
Mise una mano in tasca e strinse i preziosi occhiali.
***
Draco aveva la testa completamente nel pallone. Continuava a ripetere e ripetere nella sua testa quel momento, chiedendosi senza tregua cosa avesse significato.
In qualche modo, lui e Potter avevano fatto sesso.
Ma come? Perché? Non aveva alcun senso.
Era colpa di Harry, era lui ad averlo baciato per prima e Draco era semplicemente un essere umano. Chiunque in quella situazione avrebbe reagito come aveva fatto lui, era semplicemente impossibile restare impassibili.
Quindi sì, era colpa di Harry, di un Harry Potter a quanto pareva gay.
Un pensiero molto distante e vago si affaccio nella sua testa: lui e Harry… insieme.
Avvampò scacciandolo immediatamente via.
Anche se era successo quello che era successo e anche se Draco Malfoy avesse provato a riflettere su ciò che poteva o meno esserne la conseguenza, Potter non avrebbe mai accettato di stare con lui consapevolmente.
Il fidanzato di Harry Potter non avrebbe mai potuto essere Draco Malfoy.
Nemmeno se Draco Malfoy lo avesse voluto. Cosa che non era così.
Draco affondò il viso nelle mani rendendosi conto che a continuare a pensarci continuava anche ad eccitarsi, e farlo durante le lezioni non poteva essere che una cosa orribile.
Così decide di distrarsi, ma ogni volta che Harry appariva nella sua orbita si ritrovava sempre di più geloso degli sguardi della ragazzine che sospiravano palesemente.
Harry non poteva vederle, non sapeva che ora tutti gli occhi loro erano su di lui senza più alcuna vergogna.
Eppure lui non poteva unirsi a loro.
Così guardò il foglio che aveva davanti con la sensazione che aver preso gli occhiali quel giorno fosse stata la cosa più sbagliata che potesse aver mai fatto.
Sia perché non lo aveva danneggiato minimamente, sia perché aveva danneggiato lui, più di chiunque altro.
**
Draco soppesò gli occhiali tra le dita e strinse le labbra.
Voleva restituirglieli, ma ancora non sapeva come. Così quando la scolaresca si preparò per la gita, decise di non andare.
In apparenza perché andare ad Hogsmade era ormai una barba, ma temeva che Harry potesse perdersi ancora per il castello.
Forse poteva trovare il modo di lasciarli in un posto allo scoperto senza che nessuno lo scoprisse. Magari in un aula, a Trasfigurazione magari.
Era la sua occasione.
Tuttavia quando si addentrò nei corridoi pronto ad andare nell’aula ritrovò Harry girovagare a tentoni appiccicato al muro.
Draco si fermò d’istinto, quasi la regola del “se non mi muovo, non mi vede” potesse essere un incantesimo a parte, ma non era un opzione fattibile.
Harry alzò gli occhi su di lui e li strizzò come ormai era solito fare nei vani tentativi di metterlo a fuoco.
Però sembrò riconoscerlo – Pensavo che fossi ad Hogsmeade.- soffiò.
Draco strinse le labbra, non sapendo cosa dire. L’ultima volta che erano stati da soli e lo aveva accompagnato qualcosa era andato storto.
Harry schiuse le labbra, e Draco notò il rossore che gli colorava le guance – Mi accompagneresti?- domandò.
Draco aveva già teso la mano pronto ad accompagnarlo. Harry la prese e come se fosse la cosa più normale si tennero per mano lungo tutto il tragitto.
Non era la prima volta che si tenevano per mano, ma ora che erano stati insieme Draco sentiva quel contatto più intensamente.
Passo dopo passo, la meta si faceva più vicina e Draco sentiva il peso degli occhiali in tasca.
Quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe accompagnato Harry Potter alla sua casa e non appena la sua vista sarebbe tornata normale, quei sorrisi che era solito regalargli e i suoi baci… sarebbero stati solo un ricordo da tenere caro.
Draco si fermò sul fondo della scalinata che portava davanti la signora grassa e ebbe l’impulso di trascinare Harry altrove, di non lasciarlo andare.
Non sciolse la presa, aspettò che lo facesse l’altro, che però non lo fece.
Harry aveva riconosciuto l’ambiente, Draco se ne accorse dalla sicurezza con cui iniziò a salire le scale.
Si fermò due scalini più in su e si girò verso di lui. Non sembrava avere alcuna intenzione di lasciare la sua mano.
- Non c’è nessuno oggi.- soffiò, piano, come se parlare più ad alta voce fosse pericoloso – Siamo soli.-
Siamo soli, implicata una nuova gamma di significati all’improvviso.
Essere soli implicata che Draco poteva guardarlo, poteva adorarlo, poteva amarlo… senza che altri lo giudicassero per questo.
E ora, significava anche che poteva salire quelle scale, entrare nel dormitorio dei grifone per saziarsi a vicenda dei loro corpi, fino a che quella cecità sarebbe durata.
Draco capì che se non lasciava quella mano, la sua unica altra opzione era fare l’amore con Harry Potter, e non volle lasciarla.
Semplicemente nulla in quel momento lo avrebbe convinto a lasciare quella mano.
Così salirono in silenzio per le scale, Harry mormorò la parola d’ordine e il calore della casa ed i suoi colori accesi disorientarono Draco solo per un secondo. Stavolta fu Harry ad accompagnarlo, lo portò tre camere più in là e aprì la porta trascinandolo dentro.
Per un attimo restarono fermi, senza sapere come fare ad iniziare, poi Harry gli si avvicinò e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, lo baciò.
Qualche volta Draco aveva la sensazione che Harry ci vedesse bene. Soprattutto quando centrava le sue labbra senza particolari problemi, o quando lo guardava tra un bacio e l’altro come se potesse davvero guardarlo.
Quel suo modo di fissare i suoi lineamenti senza strizzare gli occhi, e le sue iridi verdi senza alcun riparo scioglievano ormai ogni sua reticenza.
Prima di rendersene conto era disteso su un letto, le mani tra i capelli, le labbra incollate alle sue, e il suo unico pensiero era: non gemere. Non respirare. Non parlare. Non farti riconoscere. Fa che duri.
Harry Potter ora stava per fare l’amore con un ragazzo gentile che non lo aveva vessato per anni, che non aveva creato spille ironiche, che non gli aveva rubato gli occhiali.
Draco Malfoy, invece, stava perpetrando un inganno, e ne stava approfittando.
Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Harry voleva fare l’amore con lui e Draco non concepiva proprio il concetto di rifiutargli qualcosa.
Si baciarono ancora, e ancora, e Draco rifiutò di preoccuparsi ulteriormente di cosa sarebbe successo se Harry avesse scoperto chi aveva sotto di lui.
Desiderò spogliarlo, lo spogliò. Desiderò essere nudo, si lasciò spogliare.
Harry si fermò solo un secondo, chinato appena su di lui, a guardarlo come se cercasse di capire come poteva essere il suo amante nudo e duro sotto di lui.
Draco ebbe quasi l’impressione che riuscisse a vederlo, e si sentì nudo più di quanto non fosse da quello sguardo.
Gli poggiò una mano sul petto e sembrò un tacito consenso.
Il bacio che si scambiarono fu lento e Draco dovette scacciare la sensazione di essere amato.
Harry Potter non lo amava, lui amava un'altra persona, la persona che credeva fosse.
Quel pensiero gli tolse il respiro e quasi lo portò alle lacrime.
Ma lui era quella persona.
Lui era stato gentile, anche se dopo tante cose, lo aveva accompagnato sempre, si era preso cura di lui…
Che importava che fosse lui la causa di questa sua menomazione?
Harry sembrò percepire il cambio d’umore, posò delicatamente le labbra sulla sua guancia in un tocco dolce, e null’altro.
- Vuoi che smetta?- sussurrò, non con voce critica, ma con dolcezza.
Si sarebbe fermato, se l’altro lo avesse rifiutato ora.
Perché lui era davvero gentile e meritava di andare a letto con qualcuno che non lo stava ingannando.
Ma il senso di colpa non riuscì a far dimenticare a Draco Malfoy una semplice verità: quella era la sua unica, preziosa, volta in cui avrebbe potuto essere il suo amante.
Non poteva rovinarlo.
Così gli abbracciò il collo e lo baciò, pronto ad essere suo, in modo in cui Harry non avrebbe nemmeno concepito.
Pronto ad essere suo e poi lasciarlo andare.
**
Quando aveva accettato di fare l’amore con lui non si sarebbe aspettato che fosse…. Così.
Il sesso stretto dentro di lui sembrava perfetto per vivere dentro di lui.
Lo sentiva, con ogni sua molecola, sentiva le spinte e l’urgenza di spingersi in lui.
Il respiro era un meno optional, spezzato, ansante, gutturale, era solo il contorno di qualcosa che lo stava plasmando dalle viscere, rendendolo null’altro che un ammasso di piacere incontrollato.
Harry si spingeva in lui e contro di lui, come se farlo potesse mantenerli in vita e forse si sentivano entrambi così.
Il letto sbatteva contro il muro ad ogni spinta ed il cigolio era una cantilena stranamente rassicurante.
Stavano facendo l’amore, ed Harry si stava davvero spingendo in lui fino a non dargli sentire che quel sesso, dentro di lui.
Draco Malfoy era il piacere fatto persona e non riuscì a credere di averlo fin’ora vessato e non essersi fatto scopare senza tregua in quegli anni.
L’orgasmo fu devastante ed odiato più che mai.
Draco boccheggiò, mentre veniva maledicendo il suo corpo, e il piacere che scemava.
Voleva che continuasse per sempre, voleva che non finisse mai.
Alzò i fianchi alla ricerca di ogni secondo di piacer che gli restava ancora prima che i muscoli ormai privi di adrenalina iniziassero a fargli male.
Crollò sul letto, senza più un briciolo di energia.
Non gli restò far altro che godere della presenza rassicurante della sua erezione ancora dentro di lui, come una garanzia.
Harry si morse un labbro e gli rubò un bacio veloce, poi fece per scivolare via, pronto a finire da solo. Ma Draco lo bloccò con le ginocchia.
Se lo tirò addosso e raccolse le sue ultime forze per spingere i fianchi su i suoi e sentirlo fremere di voglia dentro di li.
Bastò ad Harry come incoraggiamento che riprese a spingere, stavolta piano, come se volesse godere fino all’ultimo attimo di essere stretto in quella morsa.
Quando sentì il sesso di Harry esplodere dentro di lui, Draco avvertì un senso di completezza.
E di fine.
Quella loro preziosa unica volta, era appena finita e Draco si sentì sul punto di mettersi a piangere.
Non era pronto. Non ancora.
Affondò le mani tra i capelli di Harry e gli rubò un bacio, ed uno ancora.
Poi schiuse le labbra e, sperando che il suo mondo non crollasse con una sola parola, sussurrò – Ancora.-
**
Draco non seppe dire quanto tempo passò, l’unica cosa che sentiva erano le spinte di Harry su i suoi fianchi, e perfino quando iniziava a fare male, non gli importava.
Il suo corpo non era che uno strumento, a costo di distruggerlo, avrebbe consumato la sua passione fino a che poteva. Quella era la sua unica preziosa volta tra le sue braccia.
Affondò il viso sul cuscino mentre Harry gli afferrava i glutei per dividerli e cercò il suo buco per scoparlo ancora.
Quando lo sentì dentro di lui, il suo corpo lo accolse come un amico ritrovato e la sua voce fu attutita dal cuscino.
Si era girato quando aveva capito che non avrebbe più potuto trattenere la voce, così si era concesso ad Harry con il viso e le labbra che premevano sul cuscino.
Ed ora faticava a respirare, ma la concezione di poter sussurrare il suo nome senza che lo scoprisse era più importante.
Harry lo scopò, non poteva essere definito in altri modi, quel consumarsi aveva perso ogni concetto di “amore” dopo la prima volta.
C’era ancora amore, c’era ancora gentilezza, ma il desiderio, la voglia di spingersi e di essere preso, erano più forti.
Draco riusciva a sentire il desiderio da cui Harry era consumato fin dentro le ossa e voleva solo che lo desiderasse di più, che non ne potesse fare a meno.
Ed era bello, ed era straordinario, e lui era appagato come non mai, perché non c’era in ballo solo il suo piacere.
Crollarono dopo ore, ed Harry crollò accanto a lui, con il fiato corto e il viso appagato.
Draco ebbe appena il tempo di rendersi conto che erano venuti insieme, che Harry si avvicinò a lui con il casto intento di abbracciarlo.
- Resti qui, stanotte?- gli domandò con l’innocenza di un amante.
Draco non poté fare altro che baciarlo, promettendogli una cosa che non poteva accadere.
Ed aspettò, aspettò che Harry si addormentasse. Non ci volle molto.
Con tutto il suo corpo che gridava pietà raccolse i suoi vestiti e se li rinfilò. Prese gli occhiali e glieli lasciò sul comodino.
- Scusa.- sussurrò al ragazzo addormentato che sembrava infastidito dalla sua assenza e, dopo un ultimo sguardo, Draco andò via.
**
Draco trovò difficile sedersi il giorno dopo. Cercò di non darlo a vedere e in molti non ci fecero caso dal momento che la notizia che finalmente i magici occhiali erano tornati al suo proprietario si era sparsa a macchia d’olio.
Draco evitò la colazione per non dover stare seduto, saltò la lezione di trasfigurazione perché c’era Harry e frequentò solo lezioni come pozioni ed erbologia, che poteva seguire in piedi.
Evitò Harry, gli disse addio ad ogni passo che faceva per allontanarsi da lui.
Peccato che Harry avesse questa fastidiosa abitudine di essere ovunque, e gli spuntasse davanti senza alcun riguardo per i suoi sentimenti.
Draco scappò nella sua casa appena finite le lezioni e si precipitò nella sua stanza.
Ebbe appena il tempo di rendesi conto che c’era qualcuno prima di rendersi conto di chi fosse.
Sbatté cinque volte le palpebre, senza capire, poi Harry gli sorrise apertamente.
- Che ci fai qui?- domandò esterrefatto.
- Sei difficile da rintracciare oggi.- rispose Harry scrollando le spalle.
- Perché sei qui? Come sei entrato?-
Draco stavolta riuscì a imprimerci durezza, ma non senza la strana sensazione che gli sfuggisse qualcosa.
Stavolta fu Harry a sbattere le palpebre, perplesso – Dopo ieri ero preoccupato. - soffiò alzandosi dal letto e appoggiandosi con la spalla ad un asta del letto a baldacchino – Grazie per gli occhiali, comunque.-
Draco se ne restò in piedi, come un idiota senza capire. Ed Harry gli sorrise con un po’ di arroganza.
- Ti prego non dirmi che non avevi capito che lo sapevo.- soffiò, quasi sul punto di scoppiare a ridere – ti imploro, non puoi essere così scemo.-
Draco si sentì avvampare. Fece un passo indietro come se dovesse prepararsi a proteggersi da un colpo. Strinse i pugni.
- Quindi lo sapevi?- disse senza fiato – Perché non hai detto niente?-
Gli occhi di Harry svanirono dietro le palpebre come se non riuscissero a credere a ciò che stavano vedendo ora che finalmente potevano vedere.
- Malfoy sul serio, quanto mi credi cieco? Posso distinguere i colori, ed essere un serpeverde platino non ti rende certo anonimo, senza contare che…- esitò – Ci vedo piuttosto bene da vicino.-
Draco si sentì mancare.
Tutte le volte che Harry sembrava guardarlo, guardarlo davvero, tutte le volte che quello sguardo lo aveva infuocato… e tutte le volte che erano stati insieme.
Lui. Aveva. Visto. Tutto.
Lui. Sapeva. Tutto.
Qualcosa nel suo sguardo doveva essere cambiato perché la sfrontatezza di Harry svanì in uno espressione preoccupata.
- Stai bene?- gli domandò.
Draco sentì il bisogno di urlare, ma anche di non averne le forze.
- Perché non me l’hai detto?- domandò con voce che stentava ad uscire – Hai trovato divertente lasciarmelo credere? Hai fatto quello che hai fatto…- la voce gli venne del tutto a mancare.
Harry indurì la mascella – Abbiamo fatto. Insieme. Non m’è parso che te ne lamentassi.-
- Era diverso, tu non avresti dovuto...-
- Saperlo? – rinfacciò Harry con durezza – Secondo te sarei andato a letto con una persona che nemmeno conoscevo? Mi credi così idiota?-
Draco scosse la testa – Ma…- tentò.
- E chi dei due si è preso gioco dell’altro sei tu.- gli rinfacciò ancora Harry – Non solo mi hai preso gli occhiali, ma hai approfittato del fatto che non vedessi per venire a letto con me!_-
Draco si sentì mancare – M-ma tu sapevi chi ero!- gracchiò.
- Sì,- ammise Harry – Ma tu pensavi di no, e ci sei venuto lo stesso.-
Si studiarono, in silenzio, la sintonia raggiunta il giorno prima quasi solo un ricordo.
Draco si rese conto che ora che Harry poteva vederci, poteva vedere lo squallore che era e ciò che vedeva non gli stava piacendo.
Si sentì male, odiò se stesso, odiò quello che era successo sebbene non si pentisse di nessun attimo.
Si strinse nelle spalle cercando di trovare le parole adatta da dire - … io volevo solo che qualcosa, qualsiasi cosa, tornasse come prima.- confessò – Con te almeno. Io volevo solo…- esitò avvertendo la verità di quelle parole – Avere un barlume di normalità dopo la guerra. –
Abbassò gli occhi – La nostra rivalità era parte della mia vita, quasi quanto respirare e dopo la guerra, io…- esitò, odiando ciò che stava confessando – Mi mancava… mi mancavi. Scusa se ti ho preso gli occhiali, non volevo metterti in difficoltà per così tanto tempo, ma non sapevo come restituirteli senza dovermi prendere la colpa e non essere espulso. Non posso permettermi di esserlo.-
Non riuscì a sostenere lo sguardo di Harry, ma l’altro annullò la distanza che li separava e lo raggiunse.
Posò le mani sulle sua spalle e lo convinse ad alzare gli occhi.
Odiò quelle lenti che coprivano le iridi stupende del moretto, ma adorò rivedere il suo viso così come l’aveva sempre conosciuto.
Normalità, quotidianità, semplicità.
Harry si chinò a baciarlo con la stessa naturalezza disarmante.
Sbatté tre volte le palpebre prima di rendersi conto che sì, Harry Potter sapeva esattamente cosa e chi si stava facendo quando erano stati insieme… e sì, ora lo stava baciando.
Si staccò da lui con disappunto – A questo punto dovresti baciarmi a tua volta.- mormorò – O devo fare sempre tutto io?-
Draco schiuse le labbra e non seppe cosa dire, si limitò quindi a farsi avanti e riprendere il contatto.
Si baciarono di comune accordo, lentamente, assaporando la reciproca presenza e quando si staccarono a corto d’aria Draco si rese conto di essere tra le sue braccia, ed innamorato.
- Quindi…- esordì chiedendosi che significasse quel baciarsi come se fosse normale.
Harry gli sorride con una piccola nota ironica negli occhi – Stiamo insieme, sì.-
Draco sbatté le palpebre - … come “insieme”?-
Harry scrollò le spalle – Beh è così.-
- No, che non lo è!- esclamò Draco restando però placidamente nelle sue braccia – Non puoi decidere di stare con qualcuno perché è così, certo è successo quello che è successo ma dovremmo prima vedere se funziona e…-
Non pensò mai a cosa seguisse, perché Harry lo aveva baciato di nuovo e la sensazione che tutto fosse perfetto così lo colpì come un pugno.
Harry si staccò e gli sorrise, divertito – Ho deciso che saresti stato mio dal primo bacio e, mi dispiace, ma non puoi contraddirmi. Sono l’eroe e tu il ladro malfattore.-
- E se io non fossi stato d’accordo?- rimbeccò solo per mantenere il punto – Avresti potuto almeno dirmelo.-
- E ancora… perché devo fare sempre io tutta la fatica? Tu non spiccicavi parola, perché avrei dovuto dirti qualcosa? –
- Non puoi pretendere di stare con qualcuno senza dirglielo. Non funziona così.-
Harry gli sorrise – Non puoi fare l’amore con qualcuno con cui non hai mai parlato. Non funziona così.-
- Continuerai a prendermi in giro per questo?-
- Per tutto il resto della vita, ci puoi giurare.-
Draco si ritrovò suo malgrado a sorridere e accarezzò con i polpastrelli quell’orrenda montatura.
- Non cambiarli mai.- soffiò – Ormai ci sono affezionato.-
Harry alzò gli occhi al cielo, poi lasciò scivolare le mani sul collo di Draco.
- Credimi.- soffiò – Non li perderò di vista mai più.-
Fine