Il mondo in una stanza
Feb. 13th, 2020 11:31 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Il mausoleo della famiglia malfoy lo aveva visto solo una volta, tanto tempo prima. Era solo un bambino quando lo avevano accompagnata a incontrare i loro antenati, raccontandogli anneddoti della loro storia.
Da piccolo, gli era sembrato enorme e inquietante. La sua voce rimbombava tra le mura, echeggiando spettrale, come un ricordo che nonostante era passato, continuava a perdurare.
Ora, mentre il funerale dei suoi genitori procedeva, non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse piccino, quasi soffocante.
Le mura sembravano perfino muoveri per rendere il mondo ancora più stretto, e dovette allentare il nodo della cravatta più volta, senza mai sentirsi in grado di respirare.
Non si era reso nemmeno conto di quanto tempo fosse passato, accettava gli eventi con completa passività: qualcuno aveva parlato, le bare erano state magicamente incantate per restare eterne, poi li avevano sotterrati e poi… più niente.
I suoi genitiri non c’erano più Draco non aveva la più pallidea idea di cosa fare del resto della sua vita.
Aveva oggettivamente una lista: tornare a casa, trovare un lavoro, continuare a vivere.
Ma tutto ciò che riusciva a fare e restae in piedi, davanti alle loro lapidi, senza quasi nemmeno respirare.
Non si era nemmeno reso conto che qualcuno si era avvicinato a lui, gli aveva toccato il braccio e aveva sussurrato qualcosa.
Aveva parlato di nuovo, con voce un po’ più alta, ma restando sempre gentile.
Alla quarta volta finalmente draco riuscì a mettere insieme un po’ di energie per dargli attenzione, dal momento che non ne voleva sapere di andarsene.
Alzò gli occhi e c’era Harry Potter, pallido come non l’aveva mai visto, che con un vestito nero e area mesta gli teneva delicatamente il braccio.
- Vieni.- stava dicendo – Andiamo. –
- … dove? – si ritrovò a dire con un filo di voce.
- A mangiare qualcosa.- rispose Harry con un mezzo sorriso – Ne hai bisogno. –
No. Tutto quello di cui Draco aveva bisogno era essere lasciato in pace, ma l’altro non sembrò ascoltare ragioni, o forse, Draco non aveva avuto la forza di spiegarle, perché in un battito di ciglia si erano ritrovati alla Paiolo Magico seduti ad un tavolo con uno stufato davanti.
- Mangia. –
Draco guardò il piatto, come se non riuscisse a riconoscere l’essenza stessa di quella cosa concava che conteneva un liquido.
Harry prese una cucchiaiata della brodaglia e gliela premette sulle labbra.
- So mangiare da solo.- si sforzò di replicare, afferrando il cucchiaio.
- E allora fallo.-
In silenzio, iniziò a mangiare. Nonostante la nausea, quando il calore del brodo gli riscaldava lo stomaco, si sentiva un poco meglio.
Tutto il resto del suo corpo era intorpidito. Uno strato di gelo si era posata sulle pelle e sembrava impregnargli fino alle ossa.
In parte, in quel momento, si sentiva morto anche lui.
- Bevi. – disse ancora Harry, avvicinandogli un bicchiere.
Draco finalmente alzò gli occhi e lo mise a fuoco davvero. Aveva realizzato la sua presenza come un entità, ma ora finalmente stava realizzando che Harry Potter lo aveva trascinato a mangiare qualcosa dopo il funerale dei suoi genitori.
- Perché sei qui?- gli chiese sinceramente confuso.
Harry non rispose, ammiccò invece verso il bicchiere – Bevi qualcosa. –
- Non serve che mi dici cosa fare.-
- Se bevi, la smetto di dirtelo. –
Tanto valeva.
Prese il bicchiere e iniziò a bere lentamente il contenuto, poi poggiò il bicchiere sul tavolo e aspettò di capire cos’altro volesse.
Se lo assecondava, forse lo avrebbe finalmente lasciato solo.
Harry però non disse altro, ammiccò nuovamente verso la zuppa e iniziò a mangiare anche la sua cena.
Mangiarono in silenzio, Draco tornò presto al comodo vortice di nulla che erano i suoi pensieri.
L’immagine delle bare dei suoi genitori non voleva lasciare la sua mente, come se fossero fissate nelle sue retine.
Il tempo, riprese ad andare veloce. Come se accelerasse di botto: un attimo prima era davanti a una zuppa con Harry Potter, l’attimo dopo era in una stanza della Paiolo Magico in un letto a fissare il soffitto, dopo che Harry gli aveva rimboccato le coperte e si era seduto ad un tavolino in un angolo della stanza con un libro.
- Dormi – gli aveva ordinato.
A quest’ordine, non protestò.
Non era sicuro di quanto fosse passato, la luce cambiava oltre le finestre, sole, poi buio, poi sole, poi di nuovo buio.
Non sapeva che quel buio fosse la notte o solo giorni piovosi, sapeva però che il tempo e lui ora erano su due binari differenti.
Lui era fermo, in quel letto, il resto era veloce e inafferrabile.
Il tempo non aspetta nessuno, ma non importava. Le sue ferite erano ben lontane dal rimarginarsi.
Se solo Harry Potter si fosse deciso a tornarsene da dove era venuto sarebbe stato molto meglio. Invece, non aveva ancora mai lasciato la sua stanza. Mangiava, dormiva e vegliava su di lui seduto su quella scomoda sedia di quel tavolino a due metri dal letto.
Non gli parlava nemmeno, né tentava di farlo aprire. Se ne stava solo lì.
Era così irritante.
Così… irritante.
Ma sapeva esattamente cosa doveva dire e fare per farlo andare via. Avrebbe richiesto più energie di quanto sentiva di averne ma doveva farlo, doveva liberarsi di lui per poter tornare a gestire il lutto a modo suo.
Così, un mattimo, si alzò e si trascinò fino al tavolino. Addentò la colazione prima che Harry gliela forzasse giù per la gola e cercò le parole nella sua testa, cosa che non fu facile da fare, nel caos che vi regnava.
Ma le trovò, una dopo l’altra, nascoste in angoli remoti. Dovette cercarne una per una, ma riuscì a mettere finalmente insieme i pensieri.
- Mi sento meglio, ora.- disse, piegando le labbra all’insù, imitando quello che ricordava dei sorridi – Sei stato gentile a restare, ma ora sto meglio. –
Harry non lo guardò nemmeno, mentre girava la pagina di quello che doveva essere il quarto libro da quando aveva deciso di fargli da balia.
- Sto bene.- disse ancora, con nuova energia. Forse aveva sbagliato qualcos di quell’incatesimo: sorriso, parole rassicuranti. No era tutto giusto.
Ma Harry non sembrò sortirne alcun effetto.
Beh, era solo la prima parte del suo piano. Sperava avrebbe funzionato, perché la seconda parte avrebbe richiesto più energie e ripensare a qualcosa che stava con tutti le sue forze tentando di evitare.
- Non ce l’ho con te. – disse. La stretta che avvertì al cuore stonava con il resto del suo corpo totalmente intorpidito – Non è stata colpa tua. –
Eccetto che lo era stata.
Per mentire al signore oscuro, per proteggerlo, per permettergli di sconfiggerlo, i suoi gentori avevano dato la vita e non c’era null’altro che il senso di colpa a spingere Harry Potter a dormire su una sedia scomoda da…
Beh, non sapeva da quanto, ma da troppo.
Questo rallentò i movimenti del Salvatore del Mondo, che inghiottò il boccone dei suo panino come se inghiottisse vetro. Per un attimo, sembrò provato, pronto a parlare di cosa davvero si trattasse tutta quella storia.
Quell’attimo passò, e Harry bevve un sorso d’acqua mandando giù vetro e senso di colpa.
- Visto che ti senti meglio, andiamo a prendere un po’ d’aria? – propose.
I suo tentativo non era servito a nulla, le poche energia che aveva erano andate sprecate. Un senso di fastidio lo colse, ma non ebbe le energie nemmeno per arrabbiarsi.
Ebbe però l’impulso di piangere.
Perché doveva rendergli la vita così difficile? Perché non poteva capire che non era desiderato? Perché non poteva semplicemente… lasciarlo solo.
Non voleva niente da lui.
Non voleva niente, in generale.
Sconfitto, si trascinò di nuovo a letto e affondò il viso nel cuscino, nascondendo le due lacrime che sfuggirono al suo controllo.
Harry si limitò a rimboccargli le coperte come se nulla fosse.
- Stenditi. – mormorò Draco dopo aver abbassato gli occhi e aveva visto Harry massaggiarsi una spalla.
- Mh? –
- Ho capito che non te ne andrai.- disse ancora, la sua voce era rauca ma riuscì a continuare – Tanto vale che dormi decentemente.-
Harry fissò il lato del letto vuoto e immacolato con una certa avidità. Come se testasse il terreno, si alzò e si approcciò lentamente.
Prima un ginocchio, poi l’altro e infine, una volta che Draco si era girato lasciando intendere che non gliene fregava niente, Harry si distese finalmente.
Era talmente stanco che si addormentò quasi di colpo.
Se avesse avuto energie, Draco ora ne avrebbe approfittato per alzarsi ed andarsene. Ma non ne aveva e non voleva tornare al Manor.
Si addormentò anche lui. Non era una novità, era più facile che restare svegli.
Un giorno Draco si mise seduto e respirare sembrava meno insopportabile.
Si recò nell’unico posto dove poteva stare senza che il suo personale aguzzino non lo seguisse e si fece un lungo bagno.
Dal momento che ormai non sapeva pià le basi del tempo, forse ne passò troppo a mollo, tanto che Harry gli bussò con mano pesante.
- Stai bene?- domandò con una certa ansia nella voce.
Draco spostò gli occhi dalla porta al muro e si mosse un poco per mettersi comodo nella vasca.
Perfino lì doveva dargli noia?
La sua invadenza non aveva davvero limiti.
Era… così irritante.
Perché non poteva semplicemente svanire… tutto?
Altro bussare. Voce più alta.
- Malfoy?-
Draco sentì la rabbia esplodergli nel petto. Si alzò di scatto e uscì dalla vasca con movimenti secchi. Si avvicinò alla porta senza nemmeno mettersi un accappatoio e la spalancò.
- Che c’è?!- quasi urlò.
Harry sbatté tre volte le palebre poi sviò lo sguardo dal suo corpo nudo, con urgenza.
- N-non ti sentivo.- tentò di giustificarsi.
Draco quasi ringhiò, mentre si girava per andare a prendere qualcosa con cui coprirsi, quando tornò da Harry lo fece con il piede di guerra.
- Mi hai davvero rotto il cazzo, Potter. Quando hai intenzione di andartene?-
Harry sembrò sollevato del fatto che si fosse rivestito, tornò alla sua amata sedia e prese il libro – Quante storie, ero solo preoccupato. Torna pure in acqua.-
- No.- insistette Draco facendo un passo avanti – Sul serio. Vattene.-
- Pago io la stanza.- gli rinfacciò.
- Dimmi quanto hai speso che te li do, dì pure all’oste di aggiungerla sul mio conto.-
Harry non si scomodò nemmeno di alzare gli occhi dal libro – Vestiti o ti prenderai un accidenti.-
Un altro scatto di rabbia lo invase. Gli prese il libro e lo lanciò dall’altra parte della stanza.
- Perché diavolo sei qui, eh?!- quasi urlò – Tu non c’entri nulla. Non siamo amici, non siamo niente. Sei qui per il tuo stupido senso di colpa? Sei perdonato! Ora, per merlino, abbi un minimo di delicatezza e levati dalle palle! –
La rabbia era così densa dentro di lui che faticava perfino a urlare. Si rese conto che gli tremavano le mani solo quando Harry fece per andare a predere il suo libro, e lui gli afferrò un braccio.
- Sono serio.- la voce era gelida e fredda. Aveva smesso di non provare niente. Ora provava rabbia, una rabbia cieca e disperata.
Harry se ne sarebbe andato ora e subito.
Come se intuisse i suoi pensieri, Harry drizzò la schiena – Puoi dirmi e fargli quello che vuoi, io non me ne vado.-
Lo spinse prima ancora di rendersene conto. Vide le mani tese, Harry che sbatteva contro la porta e sentì il gemito di dolore, fu come se nemmeno fosse stato lui.
Ma Harry sembrò attenersi al suo: qualsiasi cosa tu dica e faccia.
Puntò i piedi e tornò dritto, gli tese le braccia pronto a calmarlo come si faceva con un bambino che faceva i capricci.
- Mangia qualcosa, parliamone. –
No. Doveva. Andare. Via.
Gli afferrò le mani e gliele spinse contro il muro, bracciandolo con il suo corpo.
Le dita tremavano per la forza della presa, ma non aveva importanza.
Doveva farlo andare via da qui. Doveva scatenare in lui qualcosa di così forte da farlo rifiutare di restare ancora.
Picchiarlo? Non avrebbe funzionato.
Doveva mirare più in alto.
Doveva… disgustarlo così tanto da non rendersi irreperabile.
Perfino con la sua cocciutaggine, avrebbe capito che era un caso totalmente perso.
Draco sentiva i suoi stessi occhi come se potessero uscirgli dalle orbite, mentre un sorriso nuovo gli usciva sulla faccia.
Aveva il piano perfetto.
- Vuoi restare così tanto?- soffiò, con voce soave e predatoria – Vuoi così tanto aiutarmi a stare meglio? –
Harry non rispose, ma la determinazione nel suo sguardo era limpido come l’ossigeno.
- Allora spogliati.- soffiò Draco, con le labbra che si allargavano di più, in un sorriso così innaturale da essere disturbante – Fotterti potrebbe farmi stare molto meglio.-
Le labbra di Harry si schiusero, le pupille diventarono più piccole.
Stava funzionando.
Gli lasciò andare le braccia e con la mano gli indicò il letto – Vuoi che io stia meglio, no?- domandò, l’aria graffiava nei suoi polmoni – Ho voglia di divertirmi un poco e visto che non vuoi andare via… fammi divertire.-
- Oppure puoi andare via.- continuò – Sta a te la scelta.-
Era un’ovvia scelta.
Se avesse insistito nel restare, Draco era piuttosto sicuro che non avrebbe avuto tante difficoltà e insistere nella sua minaccia, era così arrabbiato con lui che avrebbe perfino potuto fingere di volero scopare davvero.
Già si stava immaginando come spingerlo sul letto, come trattenerlo, cosa mordere e baciare, per rendere la minaccia più vera.
Harry sarebbe fuggito e non l’avrebbe più rivisto e finalmente sarebbe rimasto solo nel suo dolore come aveva voluto sin dall’inizio.
Non voleva un ipocrita a prendersi cura di lui.
Ma, dietro ogni logica possibile, Harry lo guardò come se la sua richiesta fosse un mero inconveniente.
Si portò una mano al collo e sbottò il primo bottone della camicia, poi il secondo, e il terzo subito dopo.
Per un attimo, Draco non capì cosa stava succedendo, poi realizzò che doveva essere un bluff.
Non sarebbe andato davvero fino in fondo.
Non poteva.
Harry si tolse la camicia, poi si sbottò i pantaloni, infine, sotto gli occhi confusi dell’altro, si sedette sul letto.
Lì, lo guardò dal basso e i suoi occhi erano freddi e distaccati – Allora? – disse – Hai detto di voler scopare. Forza, vieni.-
Le mani gli tremavano ancora. Ora che la rabbia era sfumata, poteva essere solo per l’agitazione.
Si rese conto che stava davvero per succedere solo quando Harry gli mise in mano una bottiglietta di olio d’oliva rimasto dai frequenti pasti che avevano consumato in quella stanza.
Giusto, tra uomini funzionava così.
Non era mai davvero stato con un uomo, che ricordasse. Molto del suo ultimo anno era una specie di buco nero ora che ci pensava.
C’era stata la guerra, c’erano stati morti… i suoi gentiroi.
Il pensieor lo colpì come un pugno, mille sentimenti si affollarono: dolore, senso di colpa, rabbia, disperazione, confusione.
Li scacciò tutti.
Doveva preparare Harry Potter per scoparlo.
Se la situazione non fosse stato così assurda, ne avrebbe riso.
Lo guardò dall’alto, mentre si versava l’olio sulle dita e sostene il suo sguardo di sfida mentre si apprestava a prepararlo.
Infilò il primo dito, si aspettò che Harry dicesse qualcosa, ma invece si rilassò come poteva. Alzò gli occhi al soffitto e non si mosse.
Mise il secondo e si domandò se fosse davvero possibile entrare in un anello così stretto.
Ma, del resto, se non si decideva anche a pensare a sé stesso, non avrebbe avuto null’altro che le dita da infilargli dentro.
Inziiò a masturbarsi con l’altra mano, un senso di nausea lo colse.
Non lo voleva fare.
Non così.
Era così sbagliato.
Ma si sforzò di rilassarsi, di concerdersi generose carezze, tentare di pensare solo al fatto che il sesso fosse bello, che gli mancava.
Non importava che fosse Harry Potter, non era quello il problema, era solo l’intera situazione.
Harry non disse nulla, non fece nemmeno una smorfia.
Quando finalmente gli divenne duro, decise che se doveva succedere, doveva succedere in fretta.
- Girati.- gli ordinò.
Harry annuì, prima di girarsi sulla pancia. Draco si posizionò dietro di lui e poggiò la punta sulla sua entrata.
Era… analitico, pensò prima di iniziare a spignere, non c’era nulla di bello in tutto questo.
Iniziò ad entrare, con più facilità di quanto si fosse aspettato, dovette sforzarsi di reapirare mentre si spingeva in lui.
Si ritrovò a metà, convinto che non sarebbe potuto andare più in fondo di così, ma sentì Harry rilassarsi un poco e piano piano arrivò in lui fino alla base.
Fu solo allora che si rese davvero conto che nulla di quello che stava succedendo aveva senso.
Perché Harry era arrivato a tanto?
Perché si stava facendo scopare… per consolarlo?
Le domande scomparvero non appena Draco si concentrò sulla pressione e sul calore che stavano avvolgendo il suo sesso.
Ora, stava inziando davvero a sentire l’eccitazione.
Si ritrasse, e affondò nuovamente in lui. Lo fece ancora, e ancora, e ancora.
Finché non divenne naturale come respirare.
Poggiò il viso sulla spalla di Harry, senza fiato, premette le lebbra sula sua pelle. Non era un bacio, ma solo perché stava reprimendo un istinto che non aveva mai pensato di provare.
Voleva baciare il suo collo, voleva toccarlo, voleva… scoparlo davvero. Non quella patetica imitazione di una coercizione.
Venne e sentì i denti desierare affondare nella sua spalla, ressitesse solo perché fu veloce.
Crollò di lato, si rese conto di quanto avesse il respiro corto e fosse sudato solo per via dell’umidità delle coperte il petto che faticava a muoversi.
Harry si alzò poco dopo, afferrò i suoi vestiti e andò in bagno.
Solo quando la porta fu chiusa, Draco non poté fare a meno di scoppiare a piangere.
Non ne parlarono più.
Draco smise di protestare alla sua presenza, si alzava, mangiava e tornava a letto. Ora, all’elenco dei suoi sensi di colpa e del dolore, si era aggiunto un tassello in più.
Era caduto così tanto in basso, era davvero diventato così patetico?
- Andiamo a prendere aria.- disse, un paio di giorni dopo. Quella stanza era diventata piccola, la presenza di Harry troppo.
Harry scattò in piedi come una molla, più felice di quanto tentasse di dare a vedere e lo aiutò a vestirsi.
Non arrivarono molto lontano, camminarono in silenzio fino a una panchina dove Draco si sedette senza più energia.
- Quanto tempo è passato?- domandò.
- Due mesi.- rispose Harry.
Erano due mesi che non si muoveva, aveva senso che gli fosse così difficile.
La gente camminava affrettata, l’aria era fredda ma in qualche modo dolce sulle pelle.
Si sentì un po’ meglio, e si sentì in colpa per sentircisi.
- Perché non te ne vai?- gli chiede allora, con semplice curiosità.
Harry si sedette vicino a lui, le mani giunte. C’era anche un’altra domanda che aleggiava tra loro, ancora più completa: perché me lo hai permesso?
Si sistemò meglio gli occhiali sulla faccia, forse solo per prendete tempo.
- quando non avrai più bisogno di me, me ne andrò. – disse e sembrò sincero.
Draco fissò il vuoto – Sono un adulto non mi serve la balia.- insistette – Non dovrei nemmeno… stare così. Devo sembrarti patetico. –
- no, non è vero.-
- La gente normale riesce ad alzarsi dal letto, a continuare la vita… erano “solo” i miei genitori, no? Non sono il primo, né l’ultimo.-
Eppure, quella solitudine era schiacciante.
Erano sempre stati un circolo chiuso, lui e la sua famiglia, erano loro contro il mondo. Gli amici? Non erano importanti, gli altri erano solo affari e cosa da sfruttare, l’unica cosa importante era la famiglia.
Ma persa quella… cosa gli era rimasto?
Non aveva mai davvero avuto amici, Tiger e goyle non erano nemmeno venuti al funerale. Anzi, non c’era veuto quasi nessuno. Un paio di volti che non aveva mai visto, forse familiri lontani… e Harry Potter.
Lui era rimasto lì, dall’inizio a una fine che non era ancora giunta.
- Io sono in lutto da sempre e non li ho nemmeno conosciuti. Posso solo immaginare come sia per te.- commentò Harry piano.
- E’ per questo che resti?-
- Tra le altre miliardi e mezzo di cose.- rispose.
Miliardi e mezzo, come se fosse possibile.
Prima della guerra, non si erano quasi mai rivolti la parola se non per rinfacciarsi cose o litigare. Oh, quante volte aveva rincorso la sua ombra.
Draco avrebbe voluto chiedergli altro, ottenere più risposte, ma il sole gli stava dando fastidio a gli occhi.
- Harry.- soffiò. Avevano fatto sesso, chiamarlo ancora per cognome gli sembrava un ossimoro.
- Mh? –
- Sto meglio.- disse e, per una volta, era sincero.
Harry fece una strana cosa, sorrise così apertamente che il sole sembrò improvvisamente più luminoso e fece quasi per prendergli la mano i un gesto del tutto spontaneo.
Salvo poi rendersene conto e ritrarsi, come un cane sgridato.
Non aggiunsero altro, non c’era bisogno.
Quello era un giorno piovoso di nuovo.
Il tempo che passava fuori dal letto stava diventando sempre più lungo, ma quell’uscita gli era più che bastata.Il loro mondo era in quella stanza, tra i libri che Harry gli portava da leggere e il cibo che mangiavano.
Provavano ogni tanto a chiacchierare, ma gli sfuggivano le parole molto spesso.
I pensieri, erano ancora molto confusi e vaghi.
Quando dormivano, a volte accadeva che si toccassero, non in senso intimo o romantico, ma capitava che le mani si sfiorassero e nessuno dei due la ritraeva.
A volte, toccarsi, sembrava naturale, altre volte… sembrava necessario.
Una sera, baciarsi, sembrò necessario.
I loro visi erano finiti vicini e prima di rendersene conto erano finiti insieme.
Quello era il loro primo bacio, pensò distrattamente, ma quel pensiero fu come unghie su una lavagna. Così fastidioso e sbagliato che lo fece allontanare con un’espressione confusa.
Gli occhi di Harry lo scrutarono con curiosità.
Era stata solo una sensazione, ma era stata così forte da insinuarsi sotto la pelle.
Quella non era la prima volta.
Ma lo era. Non ce n’erano mai state altre. Non si erano baciati di certo quell’unica volta che erano stati insieme.
Eppure, quella non. era. la. prima. volta
- Draco…? –
Bhe, di sicuro non sarebbe stata l’ultima.
Riprese a baciarlo e, rispetto alla loro prima volta, il suo corpo si infiammò.
Un eccitazione che non ricordava di aver da molto, molto tempo, si propagandò in lui, come un veleno.
Cercò il corpo di Harry, se lo strinse addosso, si baciarono lentamente, godendosi ogni attimo.
Harry provò a non fargli notare l’erezione, ma Draco la percepì lo stesso e quasi gli scappò un sorriso.
Forse, c’era un motivo che non aveva mai considerato che aveva spinto Harry quel giorno ad accettare quella transazione: forse Harry era disposto a fare sesso con lui perché voleva farlo.
Era una spiegazione fin troppo semplice, ma in quel momento non era in grado di pensare a diverse altre spiegazioni.
Harry si impose su di lui, come se chiedesse il permesso e l’altro non riusciva nemmeno a pensare perché non dovesse concederglielo.
Questa volta a finire tra le sue gambe fu Harry. Seguitò a baciarlo, con sempre più urgenza e passione, cercò con timidezza il suo sesso, lo accarezzò generosamente per qualche minuto, poi osò di più…
Quando sentì i polpastrelli testare il terreno sul suo ano, Draco si sentì come se fosse giusto, come se lo volesse da tanto, troppo tempo.
Era strano pensarlo, visto che non ricordava di averlo mai voluto.
Sostenne il suo sguardo, quasi lo sfidò a proseguire. Harry poggiò le fronte alla sua e infilò il primo dito. Presto arrivò il secondo.
Non era male, pensò Draco cercando di concentrarsi su contatto, non era male affatto.
Harry riprese a baciarlo, poi abbandonò le labbra per dedicarsi al collo, poi scese più in basso.
Quando la lingua si attorcigliò attorno al capezzolo, Harry infilò le dita così in profondità fino a toccare un punto che non aveva mai saputo di avere. Draco si ritrovò a boccheggiare, in preda ad un piacere nuovo.
No, non nuovo. Un piacere che gli era mancato.
- Stai bene? – gli domandò piano.
Annuì, non fidandosi della sua stessa voce e Harry annuì di rimando.
Riprese a baciarlo, riprese a prepararlo, finché non divenne troppo poco per entrambi.
Harry premette le labbra sulla sua guancia prima e sussurrò il suo nome, prima di entragli dentro con una spinta lenta.
Era decisamente meglio di quanto l’aveva fatto lui. Sentì il suo corpo accoglierlo, desiderarlo avidamente.
Gli girò la testa, per quanto si sentì bene in quel momento.
Voleva che Harry lo prendesse di più, più forte. Voleva che lo scopasse così forte da fargli dimenticare ogni cosa, tranne loro due in quella stanza.
Il piacere prese il sopravvento, per la prima volta Harry perse un poco il controllo, si spinse in lui, con sempre più forza, sempre più scoordinato e con urgenza. Draco si rese conto che quello che stava tremando non era lui, era l’intero letto, forse l’intero mondo.
Dio, se avesse saputo che fare l’amore con lui sarebbe stato così, avrebbero passato quei tre mesi chiusi in una stanza decisamente in modo diverso.
Il piacere avanzò tra loro con così tanta energia che tutto scomparve.
Non esisteva più nulla a parte loro due, uniti in quella morsa di disperato desiderio.
L’orgasmo fu un’esplosione, temette perfino che gli scoppiasse il cuore.
Si rese conto di non aver respiro, quando boccheggiò nel tentativo di riprendere ossigeno.
Merlino, se gli era mancato.
Quel pensiero fu flebile, quasi un sussurro, ma rimbombò ovunque dentro di lui.
Aprì gli occhi e fissò il soffitto rendendosi conto che quella sensazione era così opprimente da non poter essere un’illusione.
Harry alzò il viso rosso e ansante e cercò i suoi occhi, per sorridergli.
Ma quel sorriso si spense sul viso quando vide Draco.
Come poteva essere? Eppure ne era sicuro.
Harry sapeva esattamente come baciarlo, cosa succhiare, come toccarlo, come scoparlo.
Non c’era stato spazio per errore, non c’era stato spazio per esplorazioni e tentativi.
Non era la loro prima volta.
Insicuro su cosa gli passasse per la testa, Harry scivolò di lato, in silenzio. Il viso restò girato a scrutare ogni dettaglio del volto dell’altro, per tentare di indovinare i sentimenti.
Draco si girò e lo guardò negli occhi - … eravamo innamorati?- domandò con ancora un po’ di affatto – O scopavamo solo? –
Harry non fece nemmeno finta di non sapere cosa stava succedendo. Socchiuse le palpebre, come se quel ricordo gli facesse male.
- E’ complicato.-
- Ha senso.- soffiò ancora Draco – Perché non sei voluto andare via, ora ha senso.-
Restarono un attimo in silenzio, poi Draco chiese ancora – Perché non me lo ricordo? –
- Draco…-
- Rispondimi.-
Harry prese un profondo respiro e cercò la sua mano. Chiunque a quel punto l’avrebbe scacciata: era nel letto con un amante che non ricordava di aver avuto, che gli aveva mentito per chissà quanto tempo.
Aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato.
Ma la risposta alla prima domanda già la sapeva, senza alcun dubbio.
Erano stati innamorati.
Per nessun’altra ragione, ora si sarebbe sentito così disperato di tornare tra le sue braccia.
Si presero la mano, in silenzio – Sei stato tu.- disse – L’hai fatto tu.-
- Cosa…? Perché avrei dovuto…-
- Per proteggere i tuoi genitori.-
Seppe che era la verità sulla pelle. non ricordava i fatti, ma le sue emozioni avevano una memoria tutta loro.
Poteva immaginare cosa fosse successo: aveva una missione, i suoi genitori erano in pericolo e dipendeva tutto dalla sua lucidità.
Innamorarsi del nemico doveva essere stata la madre delle distrazioni.
- Mi dispiace, Harry.- soffiò concentrandosi sul calore della sua mano – Devo averti ferito davvero tanto.-
Il viso gli si intristì – Hai fatto quello che dovevi fare.-
- Mi dispiace.- disse ancora. Era strano essere così affranti per una cosa che nemmeno ricordava.
Restarono così per un lungo minuto, poi Harry su alzò arrancò fino alla sedia che era stata la sua vita per due lunghi mesi. Prese un astuccio e tirò fuori una fiala, poi la poggiò sul tavolo.
- Non voglio niente da te.- disse – Che tu ci creda o no, non sono qui per riconquistarti, sono qui perché ti ho amato e non potevo lasciarti solo.-
Draco lo guardò, disteso nel letto come lo era stato per mesi odiando l’uomo che gli era stato accanto, ogni giorno, senza mai crollare, senza nemmeno cedere un attimo alla disperazione.
Sapeva che era così; che Harry sarebbe rimasto per tutto il tempo necessario.
- quella fiala…-
Harry lo osservò, i suoi occhi ora erano distanti, persi in un mondo che non gli apparteneva più, in ricordi che lo riguardavano ma non erano più suoi.
- Sono i tuoi ricordi. – disse – Me li hai dati, prima di cancellarli.-
- Perché? –
- non lo so.- ammise – ammetti di averti odiato un po’ per questo.-
La boccetta non era mai stata aperta, il sigillo era ancora intatto, ma aveva l’aria di essere stata tenuta tra le mani per lungo, lungo tempo.
- Mi dispiace. – disse ancora Draco.
Harry scosse la testa – Sono tuoi. Sono qui, se li vuoi. – si alzò e si rivestì – Vado a prendere qualcosa da mangiare.- disse e scappò via, lasciandolo solo col suo passato.
Draco osservò la fiala dove all’interno ombre e luce vorticavano in una costante lotta.
Si alzò, la prese e tornò a sedersi sul letto.
Quanto tempo era passato da quando l’aveva presa in mano l’ultima volta? Qual’era stato il suo pensiero nel stringerla, nel riempirla?
Aveva solo un modo per saperlo.
Se c’era una cosa che sapeva però, era che non avrebbe fatto la differenza.
Non importava quando il loro amore fosse stato romantico o passionale o intenso, la guerra li aveva cambiati, e lui era ancora la stessa persona che non riusciva granché ad alzarsi dal suo letto.
Ricordare di amarlo, non cambiava il fatto che fosse giusto lasciarlo andare.
Afferrò il tappo e ripeté a se stesso: non cambierà nulla.
Eccetto che cambiò tutto.
Fu come essere completo ancora una volta. Come se finora non fosse stato che un puzzle con ammanchi, pezzi perduti. L’immagine era ancora visibile, ma stonava qualcosa, l’occhio non faceva che tornare ancora e ancora su quelle imperfezioni.
Si rese conto della gravità del suo lutto ancora più concretamente: aveva perso letteralmente ogni cosa.
Aveva rinunciato all’amore della sua vita per salvare i suoi gentiri e li aveva persi lo stesso. Non lo ricordava, ma tutte quelle perdite erano state il vero motivo del suo stato d’animo.
Inconsicamente, era in lutto anche per Harry Potter.
Ma ora, tutto aveva di nuovo senso, tutto era illuminato.
Aveva visto l solitudine come un’ombra che lo braccava, ne sentiva i sussurri, ne avvertiva i graffi sulla pelle.
Ora, poteva finalmente vederla.
Era orribile, era deforme, ma non faceva più così paura.
Sent’ bussare alla porta e poco dopo entrò Harry Potter con dei panini e qualcosa da bere, i suoi occhi caddero subito sulla fiala aperta.
Vide i suoi occhi tingersi di rosso, ma si sforzò di non darlo a vedere, poggiò il cibo sul tavolino e iniziò a dire cose come – Non c’era il prosciutto, quindi ho preso il tacchino. So che non è il tuo preferito, ma lo mangi. C’era però altro, magari se vuoi vado a prenderti altro.-
Gli dava le spalle. Lo faceva a posta.
Non doveva capitare tutti i giorni, di essere cancellato dalla mente dell’uomo che ami e poi ritrovarsi nuovamente lì.
Draco osservò Harry, anche lui finalmente era illuminato. Non era più il mistero che era stato nei mesi passati, quella presenza costante che non voleva andare via.
Ora era… l’uomo che aveva amato e che aveva continuato ad amare.
Pure senza ricordi, si era rifigiato nelle sue braccia.
Le lacrime iniziarono a scorrere lungo il viso, Harry se ne accorse solo dopo aver nascosto le sue e essersi girato, pronto a proporre di magiare fuori magari.
Si impanicò subito, crollò in ginocchio e li prese il viso tra le mani – Draco, stai bene?-
- No.- ammise lui, in un sussurro – Non sto bene.-
Era vero, finalmente lo ammetteva a sé stesso.
Stava meglio, ma non stava bene.
Affondò il viso nella spalla di Harry e continuò a piangere, finché non fu così stanco da non averne più le forze.
Lui non si mosse, restò stoico lì ad accarezzargli la schiena.
Si mosse solo allora e anche se Draco temeva fosse per allontanarlo, tutto ciò che fece fu prenderlo in braccio e stenderlo sul letto per poi stendersi vicino a lui e aspettare che Draco trovasse la forza di abbracciarlo di nuovo.
- Hai detto…- soffiò dopo un po’ – che non eri qui per tornare insieme.-
Harry gli passò una mano tra i capelli in una carezza – già.-
Draco restò aggrappatò al suo petto, sentiva il battito del suo cuore accelerato – Ma lo vorresti?-
Harry sembrò a disagio – Non pensarci. –
Draco si mise supino e fissò il soffitto, cercò le parole esatta nella sua tenta e finalmente era tutto abbastanza in ordine da riuscire a trovarle senza far troppa fatica.
- Ora non sto bene, non posso tornare con te. Non sarebbe giusto per nessuno dei due. –
- Draco, non…-
Lui lo strinse un po’ più forte, come a zittirlo in modo dolce. Funzionò.
- Quando starò meglio, tornerò da te.- gli promise – E farò di tutto per riconquistarti.-
- Non serve. –
- Harry…- soffiò in ammonimento.
Stavolta fu l’altro a zittirlo – Non serve perché io starò lì ad aspettarti. – confessò – Non ho idea di quali ricordi tu abbia recuperato, ma posso dirti ciò che provo dei miei: io ti amo, esattamente come allora, ricordi o meno. Voglio tornare con te. Voglio stare con te, per sempre. –
Draco sentì le lacrime tornare nei suoi occhi, nella sua mente si formò un’immagine che gli era sempre stata cara anche fino a due attimi prima non la ricordava affatto: il loro primo bacio era stato in uno sgabuzzino pieno di polvere.
La loro prima volta, nel suo letto a Hogwatrs.
Il loro addio, al corridoio del terzo piano.
Il loro ritrovarsi… in una stanza fatiscente del Paiolo.
Draco si fece vicino, si appiatti contro di lui, cercando contatto e calore.
- non permettermi mai più di dimenticarti.- disse.
Harry confermò – dovrai passare sul mio corpo.-
Uscirono dalla stanza una settimana dopo. Quando Draco si chiuse la porta alle spalle, fu come se avesse lasciato in quelle mura la sua disperazione e ne portasse via solo una piccola parte.
Harry era ancora lì, non se n’era andato. Non lo avrebbe mai fatto.
Draco confessò di non voler tornare al Manor e Harry lo portò a casa sua, gli dette una stanza, gli offrì un rifigio e un riparo. Gli dette i suoi spazi, standogli vicino, senza soffocarlo.
Qualche volta facevano sesso. Era più forte di loro. Era impossibile convinvere con l’uomo che amavi senza volerlo toccare.
Ma non erano tornati insieme, non ancora.
Non era tempo.
Cinque mesi dopo, avevano una loro routine. Draco aveva perfino trovato un lavoro, Harry gli aveva fatto una torta di compleanno che non si reggeva in piedi e tutto era perfetto.
Draco rise, di cuore.
Quella sera, ricordò con felicità la sua infanzia, raccontò a Harry com’erano state sfarzosi finora i suoi compleanni e di come, finita la festa, i suoi genitori organizzassero qualcosa di più intimo, solo loro. Eccetto i regali costosi.
Fu bello, risentirli vicini e pensare a loro senza morirne un po’.
Quella sera, mentre Harry lavava i piatti, Draco disse finalmente – Siamo tornati insieme.-
L’altro non disse nulla, perché era semplicemente così.
Finirono la torta insieme.